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Perché il mondo ride di Hitler?

Bentrovati al secondo appuntamento della mia rubrica che parla di trash, musica, Cina o in generale delle cose che mi piacciono. Ed ecco che arrivano già le polemiche, laggiù, una carica al galoppo di un "Quindi a Furibionda piace Hitler??!!1eleven"
No, chiaramente la risposta è no, e non ho intenzione di parlarne in chiave storica perché non è questa la sede, oltre al fatto che mi (e vi) auguro vivamente che un po' chiunque abbia sufficienti strumenti cognitivi per affrontare l'argomento. Anche perché le nostre scuole sacrificano ogni aspetto della storia extraeuropea (ma anche di certe parti d'Europa) per esser certi che perfino chi non abbia mai aperto il libro di storia, assorba almeno passivamente un po' dell'abominio che non deve mai più ripetersi. Ma torniamo al nostro Hitler. Ne parliamo in maniera se vogliamo "trash", sotto quel profilo di disgusto misto a humour nero che ci spinge a ridere dell'orrore per superarlo, o che ci porta a giocare a Cards against Humanity.
Da sempre in realtà, si reagisce un po' così: se qualcosa ci spaventa a morte, la prima reazione è di paralisi o di urlare o di scoppiare in lacrime. Se qualcosa invece ci disgusta e terrorizza per un tempo prolungato allora l'alternativa al continuare a strillare in orrore, diventa la risata.
Attenzione, ridiamo del carnefice, non delle vittime, e l'idea è di farlo con le vittime. Pensate a Charlie Chaplin, a quanto il suo Grande Dittatore nel 1940 sia stato una sferzata a cui nessuno era pronto o abituato nel vecchio continente. Dopotutto era un piccolo uomo che prendeva in giro un enorme assassino di popoli, come poteva essere così insensibile? Poi l'urlo di terrore si è trasformato in risata isterica, per poi distendersi a comprensione più profonda e risata catartica fino a noi. Noi che ancora ridiamo e senza dubbio riconosciamo la grandiosità artistica e umana, ma in realtà forse troviamo tutto un po' lontano, un po' più scolorito. Al contempo però la risata ci riavvicina, e ogni volta che un Hitler compare sul web con una storia di come il rifiuto di una ragazza carina porti direttamente e inevitabilmente all'olocausto, sì ridiamo, non pensiamo nemmeno a tutto ciò che è stato, ma non perché non serva, lo sappiamo, l'abbiamo interiorizzato, e invece di sovraccaricarci di tensioni, ridiamo e va bene così, perché rispolveriamo l'inconscio, lo teniamo sveglio e all'erta. Ciò non vuol dire che sia qualcosa di universalmente accettato e accettabile, però anche in questo caso va considerata una variabile, ovvero i taboo che nascono e cascano a seconda dei periodi e dei luoghi di produzione o diffusione.
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Per esempio la sitcom inglese Heil Honey I'm Home, di Geoff Atkinson, prodotta nel 1990, vedeva come protagonisti Adolf Hitler ed Eva Braun alle prese con i loro dirimpettai ebrei in una serie di gag che ritraevano da un lato la difficoltà a relazionarsi con i vicini di casa, e dall'altro siparietti coniugali in cui Eva lamenta la scarsa presenza del marito. Che fine fece lo show? Cancellato dopo un solo episodio, ghigliottinato dal fantasma del politically correct o del buon gusto, che compare senza coerenza e inaspettatamente come l'Inquisizione spagnola. Oggi lo stesso prodotto, specie sotto forma di web series, spopolerebbe.
Pensate a tutti i meme, i post su 4chan e in generale tutti i prodotti della rete che fino a pochissimi anni fa sarebbero stati additati da tutti come un pessimo umorismo, e invece adesso quasi non se ne può più (tranne per me, ma le trashate non mi stancano mai!).
Tutta questa riflessione originariamente è nata a causa di un film tedesco che sta per uscire nelle sale italiane (starà lì giusto tre giorni dal 26 al 28 aprile, ma già adesso si può vedere su Netflix), dal titolo "Lui è tornato", omonimo del libro di Timur Vermes. I contenuti tra carta e pellicola non coincidono perfettamente, ma consiglio tantissimo di reperire entrambi i prodotti perché molto validi. In generale la trama è questa: Hitler si risveglia ai giorni nostri, se ne rende conto man mano, si adatta per sopravvivenza ma certo non adatta il suo pensiero e il modo di esporlo. La sua strana e inquietante somiglianza nell'aspetto e nei discorsi viene interpretata come atto di comicità e satira estrema; dal far ridere i passanti a cui si rivolge, diventa una star della rete in men che non si dica e tutti ridono, noi ridiamo. 
Ma lui è sempre Hitler, e chi altri dovrebbe essere? Il brivido allora assale: anche allora, tutti ridevano di lui e dei suoi discorsi, e intanto il suo seguito si accresceva. Come si è arrivati a quel che è successo? E affiora la domanda: potrebbe riaccadere?

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