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Lian Yang porta la sua poesia multiculturale al Festivaletteratura

Lian Yang porta un’ondata di freschezza al Festivaletteratura di Mantova nell’evento Il mare lontano va in collera da solo, raccontando la sua poesia multiculturale e il suo rapporto con la Cina, madrepatria che ispira la sua opera.

Il mare lontano va in collera da solo

L’incontro con Lian Yang al Festivaletteratura di Mantova “Il mare lontano va in collera da solo” si preannuncia, ancora prima di iniziare ,come uno dei più interessanti di tutto il Festival. La descrizione dell’evento sul sito del Festival presenta l’autore come un poeta nato in Svizzera e cresciuto a Pechino. Dopo gli eventi di piazza Tienanmen nel 1989 sceglie l’esilio volontario in Nuova Zelanda (proseguendo poi a Londra e Berlino), scrivendo poesie e lottando per la libertà di espressione in Cina. 

Nel cortile di Palazzo San Sebastiano, sotto una loggia di marmo corinzia, davanti a una serie di eleganti statue classiche, gli spettatori trovano il sorridente e raggiante Lian Yang, fiancheggiato dal giornalista esperto di questioni asiatiche Marco Del Corona, dalla traduttrice e da uno studente di teatro, in piedi di fianco a loro, pronto a recitare una manciata di poesie scelte. È una visione estremamente multiculturale, perfetta per il tono dell’incontro.

Origine

Lian Yang porta un’ondata di freschezza multiculturale al Festivaletteratura di Mantova. Durante l’evento “Il mare lontano va in collera da solo” presenta il suo ultimo libro, Origine, pubblicato in Italia subito prima del Festivaletteratura, il primo settembre 2020, per Jaca Book nella collana Cantos. Il tema della raccolta, e in generale della poesia di Lian Yang, è quello del suo rapporto con la Cina. Ciò comprende la lingua, la cultura e i grandi accadimenti storici. 

Proprio per questo, la prima poesia letta e commentata è 1989, sul massacro di piazza Tienanmen. Lui non era in Cina in quel periodo, e definisce l’atto di scrivere la poesia “il suo modo di aiutare”. Sorprendentemente, alla fine della poesia definisce i 1989 “senza dubbio un anno perfettamente ordinario”. Spiega la sua scelta, dicendo che per lui la definizione dell’anno non poteva essere concentrarsi solo su un evento catastrofico. In ogni anno ci sono una serie di eventi, nel 1989 in particolare dopo il massacro, e lui voleva fare leva su quello. 

Un’altra poesia significativa è Semi di un girasole versi di negazione, dedicata al suo caro amico, l’artista e attivista Ai Weiwei. La poesia si riferisce in particolare all’installazione Sunflower Seeds di Ai Weiwei per il Tate, formata da 150 tonnellate di semi di girasole di porcellana fatti a mano. I semi, all’apparenza uguali ma in realtà unici, rappresentano i mutevoli rapporti tra l’individuo e la comunità, rivendicando un senso di individualità. Lian Yang definisce il suo amico un seme di girasole, che vola via per tutto il mondo, portato dal vento. Molto interessante è nella poesia l’uso delle negazioni: ogni frase è in forma negativa. Lian Yang definisce questa scelta una “sfida lanciata contro il controllo autocratico della Cina”. 

Ai Weiwei Semi di girasole

L’ultima poesia che viene letta e commentata è Poesie sul ritorno della storia (per Hong Kong), che chiude la raccolta. La poesia è in favore dei giovani hongkonghesi che lottano contro il regime cinese. Il titolo si riferisce al fatto che secondo lui molti poeti hanno paura di un ritorno del passato, dato che si pensava che in questi anni ci sarebbe stata una nuova apertura culturale. Conclude dicendo che tutti i cambiamenti sono sempre molto difficili e complessi, e la poesia è “la zavorra necessaria per navigare nella direzione giusta”.

Confronto culturale

Un elemento prominente nell’incontro è il ruolo della lingua. Parla molto della concretezza della lingua cinese, e anche del suo aspetto visivo, pittorico. Secondo Lian Yang per molti l’esperienza dell’esilio è stata molto positiva, anche al punto di vista linguistico. Vivere solo la cina era come vivere in un buco. Quando esce dalla Cina vede subito le differenza tra le lingue. Il cinese una lingua molto concreta, mentre le poesie spesso sono astratte ed emotive. Per Lian Yang è lì che nasce la magia della poesia, nella giustapposizione tra astratto-metafisico e concreto.

In generale la poesia di Yang Liang prende molta ispirazione da altre culture. Lian afferma che “oramai sono quarant’anni che non esiste una poesia solamente cinese”. Tutto ispira tutto, in ogni poesia si parte dall’ispirazione per creare qualcosa di nuovo, che diventerà a sua volta ispirazione Dante, Montale, la poesia inglese, francese, araba, tutte fluiscono nel suo corpo per creare qualcosa di diverso dalla tradizione cinese, ma anche diverso dalla tradizione occidentale, in una sola parola “creativo”.

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Elena Nonfarmale

Studentessa di lettere e host del podcast comico Interlinea, scrivo articoli quando non sto facendo propaganda di Jane Austen. Per conoscermi basta sapere le mie due frasi più pronunciate: "Leggi La canzone di Achille" e "Leggi Sei di Corvi".

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