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Empire of Light: la sala di Sam Mendes | Recensione

Il nuovo film del regista di 1917 non sembra mai spiccare il volo

In una stagione in cui tanti registi sembrano essersi messi d’accordo per raccontarci il loro amore per il cinema, sembrava che anche Empire of Light di Sam Mendes seguisse una strada simile. Ma il nuovo film del regista di 1917 e American Beauty non parla così tanto della settima arte quanto si possa pensare. Il vero obiettivo della pellicola è un altro e lo centra solo fino a un certo punto.

Empire of Light, di cosa parla il nuovo film di Sam Mendes?

Leggi anche la recensione su The Last of Us

Sono due i protagonisti di questa storia. Da una parte abbiamo Hilary, vicedirettrice dell’Empire Cinema di Margate. Una struttura dal passato celebrato, ma che ora, all’inizio degli anni ’80, ha perso parte del suo smalto. Dall’altra abbiamo Stephen, nuovo arrivato nel team del cinema, che quasi fin da subito trova un legame con Hilary.

Da qui si sviluppa una storia che riguarda entrambi, insieme, ma anche singolarmente, con un continuo passaggio del ruolo di protagonista. Una vicenda semplice, su una scala estremamente ridotta, ma che tocca tanti argomenti fondamentali, dal razzismo alla salute mentale, senza disdegnare una riflessione sull’importanza di seguire i propri sogni. Il cinema resta presente, ma è quasi sullo sfondo, meno rilevante di quanto possa fare immaginare la location.

Naturalmente questo non è un problema, anzi. È una svolta quasi interessante in un momento artistico in cui ogni film che sfiori tematicamente il grande schermo sente la necessità di trasformarsi in una “grande lettera d’amore al cinema“. Sam Mendes non nasconde il suo amore per la sala, ma lo fa in maniera più sussurrata, in secondo piano, senza farne il suo messaggio principale.

Purtroppo però sui temi su cui sceglie di concentrarsi non riesce a concretizzare davvero. Mette davvero troppa carne al fuoco, trattando tanti argomenti differenti, attraverso diversi punti di vista e sfaccettature, ma il risultato è che non riesce ad approfondirli degnamente. Soprattutto, in generale, non va oltre la superficie, realizzando un film che non è mai davvero significativo.

Un passo indietro rispetto a 1917

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Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2022 20th Century Studios All Rights Reserved.

Non vi fate ingannare dal sottotitolo. Né noi, né nessuno si aspettava davvero qualcosa di simile a 1917 da Empire of Light. Troppo diversi per ambientazione e storia, per scala della narrazione, per l’approccio e senza neanche la possibilità di rinnovare l’espediente del finto lungo piano sequenza. Ma lo spirito e la forza di un film possono essere indipendenti da tutto ciò e qui purtroppo sono mancate.

La vicenda raccontata in Empire of Light non riesce mai davvero a catturarci. Per quanto Michael Ward e Olivia Colman soprattutto diano delle ottime interpretazioni e ci siano dei momenti effettivamente affascinanti in questo film, per la maggior parte tutto scorre seguendo binari piuttosto conosciuti. Sia dal punto di vista strettamente narrativo, sia da quello visivo.

Mendes sembra decisamente meno ispirato rispetto a quanto visto in opere precedenti. La maggior parte delle scene restano su un livello tradizionale, certamente pulito e regolare, ma praticamente mai sorprendente. Anche nei momenti di maggior estro resta sempre in territorio tranquillo, sfiorando il didascalico. Insomma, una versione sottotono di questo grande autore.

È un peccato, perché la storia aveva effettivamente del potenziale, magari con qualche accorgimento. Ma il risultato finale non le rende giustizia e non la valorizza, limitandosi a raccontare senza mai davvero avere guizzi o provare a innovare. Un peccato, per un regista che in passato ha saputo regalare grandissime soddisfazioni in questo senso.

Empire of Light si regge, ma non convince

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Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2022 20th Century Studios All Rights Reserved.

Non è che Empire of Light sia un pessimo film, questo va ribadito. Non ci sono errori particolarmente evidenti in nessun senso. Semplicemente non riesce mai a essere davvero interessante, rimanendo in un limbo di ciò che già conosciamo nello stile di tante altre opere simili. Usciti dalla sala ci lascerà piuttosto poco ed è sorprendente, se paragonato al passato di Mendes.

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  • Dean-Charles Chapman, George MacKay, Daniel Mays, Colin Firth (Attore)
  • Sam Mendes (Direttore)

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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