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Nemo Propheta in Patria: il fantasy in Italia

Gli italiani non sanno scrivere Fantasy. È risaputo: sono bravi solo con il cibo, la moda e le macchine di lusso.
A questo punto potremmo aggiungere anche un paio di baffi, un mandolino, una lupara e lo stereotipo sarebbe perfetto.
Non ci sarebbe da indignarsi più di tanto se queste parole fossero giunte da uno straniero con scarsa, o nulla, conoscenza della nostra cultura e del nostro paese, ma le abbiamo sentite da decine di nostri connazionali. Ancora peggio, le abbiamo sentite da connazionali Nerd, e la cosa ci ha fatto pensare.
Quando i lettori di SF e Fantasy entrano in libreria snobbano puntualmente ogni produzione che porti un nome italiano, in favore di qualunque cognome che faccia pensare a terre lontane: anglosassoni, giapponesi, francesi, polacchi… basta che non siano italiani.
Nemo propheta in patria, certo. 
Ma perché questa tendenza? Cosa possono mai avere gli stranieri che a noi manca?
La risposta che ci siamo dati, dopo un'attenta analisi, è stata: assolutamente nulla.
Abbiamo passato in rassegna e confrontato molti romanzi di autori di ogni provenienza e paragonato la qualità delle opere con quelle dei nostri connazionali. Non abbiamo tralasciato nulla e con l'occhio dello scienziato ci siamo rivestiti di un'imparzialità che va oltre il gusto personale. Il risultato che più ci ha colpito è stato il seguente: leggere un testo senza conoscerne titolo o autore rende di fatto indistinguibile la nazionalità di chi lo ha creato. Certo possiamo usare alcuni accorgimenti per leggere tra le righe, come nomi dal suono molto duro per autori del Nord Europa o un gusto culinario disastroso per gli anglosassoni, ma a livello di stile, prosa e trame la differenza non esiste. Sarebbe sbagliato non ammettere la presenza di veri e propri obbrobri, ma si incontrano sia da una parte che dall'altra.
Allora da dove nasce questa sfiducia?
Il genere Fantasy non fa certo parte della tradizione letteraria del nostro paese, che ha sempre prediletto romanzi e racconti storici, gialli, sentimentali e drammatici (e qualunque combinazione di questi) per allietare la propria fame di lettura, ma questo non è certo un buon motivo per storcere il naso davanti a una copertina nostrana: chiunque con un mezzo cervello è in grado di capire che rimanere ancorati a vecchi concetti non porterà mai nulla di nuovo o innovativo.
E questo pensiero ci collega a un altro fenomeno direttamente connesso alla sfiducia del Nerd Italico verso la propria bandiera: c'è un esercito (non stiamo scherzando) di appassionati di Fantasy e SF che vorrebbero diventare autori di questi generi. Ma proprio loro, per primi, se ne escono con colpi di genio come quello citato in apertura. Il risultato di questa contraddizione ci fa andare oltre l'inarcamento di un sopracciglio. La domanda che sorge ovvia e spontanea è – Come speri che un editore, o anche solo un lettore, ti dia fiducia quando tu per primo non ne daresti a qualcuno come te?
La triste realtà è che nello stivale ci sono più scrittori di fiction fantastica di quanti siano i lettori che acquistano nomi italici. E poi si sentono lamentele di tutti i tipi, su come gli editori non diano attenzione agli esordienti che scrivono narrativa di genere Fantasy o SF. Per forza, diciamo noi: le case editrici si orientano in base alle vendite e se nessuno compra italiani allora non ha senso pubblicarli.
Punto.
Cari lettori, ascoltate noi: cercate nomi nostrani che non avete mai sentito nominare, rimarrete piacevolmente sorpresi. In più aiuterete migliaia di aspiranti autori a proporre nuove e magnifiche storie. Tutti vincono.
Ah, ve l'hanno detto che moltissimi nomi delle collane fantastiche pubblicate dalle grosse case editrici sono in realtà pseudonimi di autori italiani? Solo per fare un esempio, la celeberrima Urania ne è piena.
Non avete notato la differenza, vero?
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