Cinque anni fa, arrivava al cinema Il re leone. Ovviamente non il Classico Disney che ha cresciuto e traumatizzato molti di noi – quello è di trent’anni fa – ma il remake in live-action o meglio in CGI fotorealistica. Fu un successo straordinario, che superò il miliardo e mezzo di dollari, riaprendo le porte di questo franchise. E ora, dopo un lungo processo di sviluppo, sta per debuttare nelle sale Mufasa – Il re leone, un prequel della storia che conosciamo, incentrata sul leggendario sovrano delle Terre del Branco. E abbiamo avuto la possibilità di avere un assaggio di ciò che ci aspetta.
Mufasa – Il re leone, una piccola anteprima che ci ha incuriosito di più
Disney ci ha infatti invitati a una speciale proiezione della prima parte del film, dandoci un’anteprima di ciò che ci attende in sala con Mufasa – Il re leone. Abbiamo visto solo alcuni minuti, ma già sono densi di informazioni importanti. Forse anche troppo, perché c’è davvero un ritmo elevatissimo della narrazione, ma è presto per dare questo tipo di giudizi.
D’altro canto fin dall’inizio, senza entrare troppo nei dettagli della trama, ci siamo resi conto che era un film diverso da quello che ci aspettavamo. La storia che ci troviamo davanti è decisamente più elaborata di un semplice viaggio nel passato per ripercorrere le tappe che hanno portato Mufasa fino a quel giorno sulla Rupe dei Re, quando ha presentato al mondo Simba. Naturalmente è un elemento che è presente e siamo curiosi di scoprire come si inseriranno i tanti altri personaggi che fanno parte del viaggio, ma non è solo questo.
Innanzitutto perché sfrutta un espediente narrativo che inizia a suggerirci qualcosa sui progetti per questo franchise in senso più ampio. Se questo film dovesse avere successo (ed è piuttosto probabile che sarà così, visti i precedenti) ci sono già delle idee su che direzione prendere.
E poi perché troviamo un grande numero di nuovi personaggi e nuovi elementi per quello che a questo punto possiamo chiamare universo narrativo. La storia di Mufasa prima che diventasse Il re leone è decisamente più intricata di quello che possiamo immaginare e non passa semplicemente per l’incontro con personaggi chiave come Rafiki o Zazu. C’è molto di più lungo la strada, con tappe fondamentali che lo hanno fatto crescere e lo hanno reso il saggio sovrano che tutti conosciamo.
Un film di Barry Jenkins oltre che un blockbuster? Sì, ma…
Una peculiarità di Mufasa – Il re leone, rispetto anche solo al suo predecessore, è che ha un forte autore, per di più uno che potremmo definire indipendente, alla guida. Non è semplice per una voce così forte “imbrigliarsi” nelle pieghe del cinema mainstream, senza rischiare di rinunciare ai temi cari o, viceversa, creare un pasticcio con queste due anime. Possiamo dire che la prima trappola è stata ampiamente schivata, mentre sulla seconda è presto per dare un verdetto.
Come affrontato durante la conferenza stampa, alla presenza del regista stesso, questo è chiaramente un film di Barry Jenkins. L’autore non rinuncia alle tematiche sociali che hanno fatto parte della sua poetica fino a qui, toccando fin dai primi minuti i temi della diversità, dell’accettazione e della found family. Un argomento che sente molto vicino, perché anche lui ha una famiglia scelta, quella del cinema: “Per me è stato lo stesso percorso [di Mufasa ndr] quando sono arrivato alla scuola di cinema“.
Tuttavia, l’impressione che questi primi minuti lasciano, è quella di un film che appiattisce questi argomenti e il modo di raccontarli ai minimi termini. La semplificazione è totale, non c’è nessun tentativo di creare dei livelli di lettura. I personaggi, soprattutto quelli nuovi, si muovono per archetipi, senza alcun tipo di sfumatura. Il messaggio c’è, ma è spiattellato in primissimo piano, più didascalico possibile.
Forse è una scelta per mirare a un target molto giovane (peraltro giustificata dalla cornice del racconto). Forse è semplicemente una via esagerata per rendere il film accessibile al pubblico più ampio possibile. O forse è solo un’impressione data da questi primi minuti, che si riequilibrerà nel resto della pellicola.
Mufasa – Il re leone ritorna comunque a essere un film animato
Sul lato visivo invece abbiamo percepito un significativo cambio di passo. È un film che, come ha spiegato Jenkins, ha richiesto un lunghissimo periodo di sviluppo, con due anni spesi solo a “capire gli strumenti tecnologici a disposizione per poterli controllare, invece che farci controllare da loro“. E la produzione “è stata quasi come fare un film per la radio” inizialmente, realizzando prima tutto il doppiaggio per poi costruirci sopra il resto della pellicola.
Il risultato si vede. Rispetto al precedente, si ha più la sensazione di essere davanti a un film animato (per quanto con uno stile che punta al realismo), con personaggi che si muovono e si esprimono e reagiscono in maniera più coinvolgente. Quell’impressione di vedere un documentario del National Geographic ridoppiato si è decisamente affievolita, non solo perché è qualcosa a cui siamo più abituati ora. Rimane un’esperienza particolare, che però ci sentiamo di dire è molto più equilibrata.
Un giudizio definitivo però lo potremo dare solamente dopo aver visto tutto il film. Per questo dovremo attendere il 19 dicembre, data di uscita nelle sale italiane dell’attesissimo Mufasa – Il re leone. E voi, cosa vi aspettate da questo film?
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