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Lin-Manuel Miranda su Mufasa: “Se hai Mads Mikkelsen come villain e non lo fai cantare stai semplicemente sbagliando”

Direttamente dalla conferenza stampa global di Mufasa: Il re leone arrivano tanti aneddoti sul film

Ancora qualche giorno e il pubblico di tutto il mondo potrà scoprire la storia di origine di uno dei sovrani più celebri del cinema. Stiamo parlando di Mufasa, il re leone originale, quello che ha traumatizzato così tanti di noi quando è stato tradito dal fratello Scar. Il prossimo 19 dicembre arriverà nelle nostre sale il film che racconta di come siamo arrivati a quel punto, ripercorrendone tutte le tappe. E i protagonisti di quest’opera ci hanno raccontato com’è stato lavorare sul progetto in questi anni.

Mufasa: Il Re Leone, il racconto dalla conferenza stampa

Il primo a rispondere alle domande della moderatrice è stato Barry Jenkins, regista del film che non ha mai fatto mistero di aver accolto la proposta di occuparsi di questa storia con un certo scetticismo. Questo anche perché la sua carriera fino a qui è stata soprattutto nel cinema indipendente, lontano dalle logiche dei blockbuster. Ma dopo aver letto lo script, ha subito colto come fosse davvero un film dove poteva ritrovare molto di sé stesso.

Mi sono sentito molto più vicino a Mufasa” ha spiegato il regista “e ho realizzato che anche per il pubblico avrebbe potuto essere così“. Questo perché c’è una storia molto più complessa dietro il percorso che ha portato questo personaggio a diventare il re che conosciamo.

mufasa il re leone press conference global

Leggendo la sceneggiatura di Jeff Nathanson ha scoperto (come faranno anche gli spettatori) che la strada di questo personaggio verso la cima della Rupe dei Re è stata più complessa e tortuosa di quanto possiamo immaginare. Quando ha capito che “Mufasa è cresciuto come me con una famiglia scelta” ha potuto davvero connettersi con il futuro re leone. E così ha caricato sulla storia originale del 1994 “25-30 anni di esperienze di vita” rendendola più completa.

C’è una ragione per cui le persone si sono innamorate de Il re leone. Una volta che ho capito cos’era, bisognava solo dargli chiarezza di intenti e di emozioni“, ha spiegato. Tutte cose che già si potevano trovare nello script e che Jenkins ha semplicemente tirato fuori e messo più in luce.

Il cast ha gestito al meglio i confronti con il passato

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Per Aaron Pierre, che dà la voce al protagonista, c’è stata la difficoltà aggiunta di doversi confrontare con la straordinaria performance di James Earl Jones, una delle più iconiche della storia e che stando all’attore è proprio parte del fascino di Mufasa. “Irradiava un’essenza di amore, unità e solidarietà“, qualcosa che tutti noi cerchiamo nella vita e quindi ne siamo così attratti.

Ma esattamente questo confronto impari è stato fonte di ispirazione per il ruolo. Quello di questo film è un Mufasa giovane, ben lontano dall’esperienza de Il re leone, che sente addosso il peso di questa impreparazione. La pressione nel doversi rapportare a un gigante come James Earl Jones è stata il carburante perfetto per rendere più rotonda l’interpretazione di Pierre.

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Il personaggio di Scar è invece qui posto in una luce migliore rispetto all’originale. Già dal primo trailer alcuni spettatori hanno iniziato a definirsi Team Scar e naturalmente questo ha fatto piacere al suo interprete: “Sono assolutamente d’accordo e spero che il trend continui” ha scherzato. Ma al di là delle battute, ha sottolineato come uno dei temi della pellicola sia proprio questo, ovvero che “nessuno nasce davvero come villain“.

Una curiosità interessante è arrivata da Tiffany Boone, che inizialmente non sapeva che il provino che stava facendo fosse per il ruolo di Sarabi, futura compagna di Mufasa. E anche per questo ha sentito da subito una connessione con sé stessa: “Chi è questa tipa, così sicura di sé e un po’ impertinente?“.

Mufasa: Il re leone ha avuto anche tanto spazio per l’improvvisazione

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Tra gli interpreti di questo film, che tornano dal precedente (la versione del 2019, non quella del 1994) troviamo anche Seth Rogen e Billy Eichner, nuovamente nei panni di Timon e Pumbaa. I due hanno dimostrato una chimica eccezionale durante la conferenza stampa, regalando tante risate anche agli altri ospiti sul palco. E questo si potrà rivedere anche nel film.

A rendere così speciale la loro performance è probabilmente anche il fatto che abbiano potuto stare insieme al leggio. Tipicamente infatti queste sessioni di doppiaggio avvengono per singolo interprete, ma tenere i due attori fianco a fianco ha aperto la porta a tante soluzioni originali.

Anche perché, come ha sottolineato più volte Billy Eichner, hanno potuto improvvisarein quantità scioccanti e pericolose“, considerando sia l’imponenza di questo film che il suo target family. Ed entrambi si sono complimentati con Barry Jenkins non solo per aver dato loro questa opportunità, ma anche per la capacità di dare un senso al loro caos. Usciti dalla sala di incisione, quello che si dicevano era “Spero che ci sia almeno un minuto di registrazione che possa funzionare […] e poi non solo era utilizzabile, ma era anche divertente!“.

Paradossalmente il segreto, stando al duo, è che nessuno di loro due ha dei figli. “Facciamo cose che genuinamente pensiamo che possano essere divertenti” senza pensare “neanche un minuto” a cercare di accontentare i bambini.

Lin-Manuel Miranda ha raccolto la sfida di Mufasa: Il re leone

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Alle musiche di questo film troviamo poi uno dei più amati compositori di musical degli ultimi anni, Lin-Manuel Miranda, già autore di Hamilton e tanti altri capolavori. E nonostante questo ha visto come una sfida doversi inserire in questo mondo.

La colonna sonora originale de Il re leone è una no-skip“, nel senso che sono tutti pezzi straordinari, creati da autori leggendari. Questo confronto lo intimoriva, ma poi ha realizzato che le musiche di questo mondo sono molte di più, con tantissima varietà. C’è la versione di Broadway, l’album realizzato da Beyoncé e molto altro ancora e questo gli ha permesso di trovare il suo spazio.

Ad aiutarlo, anche uno script che già forniva gli spunti per le canzoni: “La maggior parte dei titoli dei brani sono nati come linee di dialogo“. Per questo il processo di musicare Mufasa: Il re leone è stato estremamente fluido e solo una volta ha dovuto intervenire attivamente per proporre un numero musicale in più, ovvero quello dedicato a Kiros, per ovvi motivi: “Se hai Mads Mikkelsen come il tuo villain e non lo fai cantare stai semplicemente sbagliando“.

Il messaggio finale del film

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Ma è sul finale dell’incontro che Miranda ha regalato una risposta davvero speciale, spinto da Barry Jenkins. Parlando del messaggio che spera che le persone possano imparare da questo film, il compositore ha spiegato:

Io ho due figli e sono ossessionati, come la maggior parte dei bambini, dall’idea di chi siano i buoni e i cattivi. Vogliono capire il mondo e questo film ti dà la possibilità di affrontare un discorso con delle sfumature. Nessuno nasce buono, nessuno nasce cattivo, noi siamo delle scelte fatte in buona fede e a volte le nostre esperienze ci portano a fare delle scelte sbagliate. Nessuno è semplicemente buono o cattivo. E avere la possibilità di fare questo tipo di conversazione con i tuoi figli è assolutamente una gioia“.

E su questo ha poi aggiunto Barry Jenkins, in chiusura: “La ragione per cui adoro passare questa domanda a Lin è che io non ho figli, ma volevo fare un film che i genitori andassero a vedere con i loro bambini. E quando lui ne parla, lo fa come genitore di giovani ragazzi. Si cerca sempre di fare qualcosa con le opere che crei. Dai un linguaggio al mondo e speri che altri possano prenderlo e farne qualcosa nelle loro vite. E ogni volta che Lin risponde a questa domanda, prova che questa idea è vera“.

Mufasa – Il re leone uscirà nelle sale italiane il prossimo 19 dicembre.

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Autore

  • Mattia Chiappani

    Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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