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Pinocchio, il cartone animato diventa un “film vero” | Recensione

Robert Zemeckis prende la storia sul serio (ma non in tutto il film)

È più facile per un burattino diventare un bambino vero, o per un classico animato Disney diventare un film live-action davvero originale (ma senza stravolgere la storia)? Il nuovo Pinocchio di Zemeckis prova a riempire la classica storia scritta da Collodi di emozioni e significato, pur citando il film d’animazione del 1940 (e non solo) più volte. Ecco quello che pensiamo del nuovo Pinocchio live-action con Tom Hanks in questa recensione.

La nostra recensione del live-action di Pinocchio

Come modificare un classico? Sono passati più di 80 anni da quando Disney portò nelle sale cinematografiche il primo Pinocchio, quasi 140 da quando Collodi creò il personaggio. In mezzo ci sono passati diversi film, fra cui due con Benigni (da Pinocchio e da Geppetto) e altri in arrivo prossimamente.

E più in generale: come adattare in live-action un film animato Disney? C’è chi realizza in CGI ogni scena del film, con accurata fedeltà al materiale originale come Jon Favreau ne Il Re Leone. Chi prende ispirazione dai musical Disney di Broadway come Guy Ritchie in Aladdin. Robert Zemeckis, Premio Oscar e regista di alcuni classici pop, prova la strada più complicata: trasformare una favola in un film con profondità emotiva. E anche piena di metacommento.

Una storia simile, ma che chiede di più

Lo vediamo dalle primissime scene di Pinocchio (2022). Iniziamo infatti sempre con il Grillo Parlante (Joseph Gordon-Levitt), che parla di desideri che diventano veri e di un piccolo paesino in cui capita nei sui viaggi. Ma questo Grillo è ancora più sveglio del suo antenato del 1940, tanto che il Grillo “narratore” discute con quello in scena come fossero due personaggi separati.

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Un grillo più moderno, così come più moderna è la consapevolezza di essere all’interno di un film Disney. Quando gli orologi a cucù suonano, come nella classica scena dell’originale, ci sono un paio di dozzine di citazioni di film Disney.

E quando incontriamo Geppetto (Tom Hanks), capiamo subito che Zemeckis vuole scavare un po’ più in profondità. Quando inizia a cantare sembra quasi un borbottio, triste e sommesso. Questo Geppetto ha lo stesso entusiasmo e vivacità di quello del vecchio cartone animato, ma Tom Hanks mostra da subito che non è un personaggio monodimensionale.

Lo vediamo guardare la fotografia in bianco e nero di un bambino vestito proprio come il burattino che ha appena costruito. E quando il Signor Rizzi (Angus Wright) chiede di vendergli i suoi orologi a cucù, rifiuta: sono il ricordo che ha della moglie. Il Geppetto di Tom Hanks è un personaggio tragico ma che sa lo stesso far ridere. Hanks riesce a bilanciare questi due estremi con il carisma e le abilità che ormai conosciamo bene.

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Zemeckis punta su questi due elementi per ammodernare e rendere “un film vero” il proprio Pinocchio: il meta-commento moderno e la maggior profondità degli elementi tragici ed emozionanti della storia. La modernità la vedremo quando la Volpe (Keegan-Michael Key) parla di “influencer”, così come ci commuoverà la coppia burattinaia/burattina Fabiana/Sabina (Kyanne Lamaya).

La recensione di Pinocchio (2022): questione di tempo

Adattare ai nostri tempi una storia come quella di Pinocchio diventa necessario, fosse anche solo per il fatto che negli anni quello che chiediamo ai film “per bambini” ha tutto un altro peso. Infatti guardando il film per questa recensione, ci siamo accorti che la storia di Pinocchio cambia radicalmente, pur seguendo binari già visti.

Quello che succede è lo stesso: Pinocchio (Benijamin Evan Ainsworth) prende vita grazie alla Fata Azzurra (Cynthia Erivo), viene venduto dal Gatto e la Volpe a Mangiafuoco (Giuseppe Battiston). Finisce per farsi sedurre dalla tentazione del Paese dei Balocchi gestito da Postiglione (Chris Evans) insieme a Lucignolo (Lewin Lloyd). E come sapete bene anche voi, finirà nella pancia della balena.

Ma Zemeckis (che ha scritto la sceneggiatura con Chris Weitz) prova ad ammodernare e cambiare le sfumature di ogni scena. Con il risultato che a tratti il film sembra davvero diventato il “bambino vero” che Geppetto voleva tanto. Diventando più una storia di accettazione sociale che la favola di un bambino che deve imparare a essere onesto. Anche perché questo Pinocchio dice molte meno bugie di quante pensavamo: più che imparare a essere onesto, deve diventare meno ingenuo e più coraggioso.

Ma al cinema il tempo non è solo quello storico, è anche ritmo. E ogni tanto questo film lo dà un po’ troppo per scontato. Se la scena iniziale con Geppetto dà il tempo a Hanks di mostrare il proprio talento tragi-comico, l’arrivo della Fata Azzurra sembra correre un po’ troppo. Tanto che quando inizia a cantare “When you wish upon a star” sembra quasi una forzatura (anche se la voce perfetta di Erivo ce lo fa dimenticare in fretta).

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E durante il film ci sono diversi momenti con sembrano gettati lì di corsa per chiudere una trama, senza il giusto tempismo. Sebbene, a differenza di quanto accadeva nell’originale, Zemeckis ha cura di concatenare gli eventi in maniera più razionale, in modo che ogni azione nel film abbia conseguenze.

Un nuovo classico Disney?

La storia di Pinocchio raccontata nel 1940 ha tutte le carte in regola per far appassionare i bambini. Ma i genitori notano facilmente qualche salto logico nell’esecuzione delle trama, oltre che qualche strana premessa concettuale (non siamo sicuri del perché spetti a Pinocchio dimostrarsi all’altezza del desiderio espresso da Geppetto). Ma le gag divertenti e le ottime canzoni lo hanno reso un classico senza tempo Disney.

Durante la recensione del Pinocchio del 2022, in uscita l’8 settembre su Disney+, abbiamo potuto vedere un team di creativi che si è accorto degli anni che passano. Questa storia conserva le migliori gag e le canzoni, ma prova ad avere una trama strutturalmente più solida. E soprattutto prova a riscrivere la propria morale per elevare il film dal punto di vista emotivo e concettuale. Non fraintendeteci: il film resta apprezzabile dai bambini di tutta l’età. Ma i genitori potranno cogliere un senso più profondo e apprezzare la potenza delle emozioni nel film (soprattutto grazie al sempre ottimo Tom Hanks).

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I genitori potranno però anche notare che Zemeckis ha scelto un compromesso fra il remake puro, con scene tratte direttamente dal classico del ’40, e una storia più moderna e soddisfacente. Il risultato è un film che a tratti sembra poco coeso e con qualche problema di ritmo.

Ma resta Pinocchio. Non sostituirà il classico Disney, ma può essere una “risposta” più matura del cartone animato, da far rivedere ai bambini anche quando sono un po’ cresciuti. Ammesso che non siano anche loro burattini di legno tecnicamente immortali e incapaci di crescere e invecchiare.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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