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DareDevil: danziamo ancora nel pallido plenilunio

La prima stagione del serial scuoterà le vostre sicurezze trasformandovi in mostri di ingordigia mai sazi e in trepidante attesa della seconda.
Circa un anno fa, parlando di Daredevil, ci eravamo lasciati con queste esatte parole. 
Ora finalmente possiamo dare fondo alla fame sopita e goderci la seconda stagione con tutte le novità palesatesi nel frattempo; ma la domanda che sorge spontanea è una sola: sarà all'altezza della prima stagione?
La serie vede prima di tutto i due nuovi showrunner Doug Petrie e Marco Ramirez prendere tutto il lavoro precedente e dargli una leggera ripassata. Saranno loro infatti gli arbitri di questo match dilazionato nei tredici episodi. 
Già dal primo minuto afferrano decisi il microfono a centro ring e annunciano il campione: nell'angolo Rosso, tra tetti arrugginiti, comignoli fumosi e invocazioni d’aiuto, stanzia il campione in carica. Consolidato da una stagione preparatoria, con una nomea meritata e nuovo costume, si innalza Matt Murdock (Charlie Cox), il guardiano di Hell’s Kitchen, che è già lanciato nel suo ruolo. 
Da subito mette le cose in chiaro mostrandoci qualche suo colpo di repertorio e dimostra senza remore di cosa è capace. È un personaggio arrivato, cosciente delle proprie abilità e del proprio ruolo. Apparentemente imbattibile. Almeno finché gli arbitri non presentano lo sfidante, in questo caso da leggersi al plurale.
Si perché se la prima stagione vedeva un gioco tra Murdock e Fisk, la seconda non impone una contrapposizione a due ma offre più punti di vista, più nemici, più problemi e più caos. 
Il primo a guidare gli sfidanti con i calzoncini blu è Frank Castle (Jon Bernthal) che sale sul ring armato, sicuro delle sue convinzioni e pronto a dare del filo da torcere al campione. Viene svelato subito, lasciato per pochi minuti in un'ombra spettrale, rivela nella maniera più cruenta il suo scopo. Decide di presentarsi così al pubblico accompagnato da proiettili, distruzione e sangue. E quanto sangue. 
Il Punitore di Bernthal è tutto quello che poteva essere ma non è stato nelle precedenti trasposizioni. Una macchina da guerra votata all'omicidio (dei criminali) senza coscienza alcuna e con una filosofia che non tutti disdegnerebbero. 
È infatti lui a portare il primo colpo al fianco del campione accompagnato da un gancio destro che passa e fa punto. L’incontro tra i due è più complesso di una semplice rissa tra “supereroi”; si combatte su due livelli: quello fisico e quello mentale. 
Perché se da un lato non viene risparmiata la brutalità, la violenza e la spettacolarità, dall'altro la battaglia più affascinante è quella combattuta a parole. Si scontrano due diverse ideologie: giustizia contro vendetta. Mai come in questo caso ci troviamo in bilico tra i due schieramenti; perché è facile parlare di ciò che è giusto ma sinceramente quando sguazzi in una fogna faresti di tutto per tirartene fuori.
Ma il campione ricevuto l’attacco, resiste. Sta in piedi, scosso ma non a terra. E così entra il secondo sfidante.
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Gambe affusolate e longilinee, capelli neri che scendono lungo la schiena e un corpo allenato al combattimento. Elektra Natchios (Elodie Yung) fa cosi il suo ri-debutto sullo schermo in gran forma. Si mostra subito capace di spostare l’interesse su di lei: è sensuale, elegante, intelligente e con un tocco di sfrontatezza che toglie l’aggettivo innocente e l’accomuna alla parola pericolosa. Il rapporto tra i due attori funziona alla grande tanto da poter avvertire tranquillamente la carica elettrica durante le scene. 
La nuova arrivata non si fa attendere e porta subito un montante deciso al volto del campione, andando a scuotere le sue sicurezze dove neanche il Punitore era riuscito, facendolo ancora una volta vacillare sul confine che separa chi uccide da chi no. E dopo di lei, gli arbitri buttano dentro tutti gli altri sfidanti, affollando il ring e le tredici puntate dei celebri nemici del Diavolo.
Anche i personaggi secondari, conosciuti nella prima stagione (Foggy, Karen, Clare, Stick) sono approfonditi ed esaltati, dando a ognuno il giusto spazio e tempo per evolversi e miscelando le diverse sottotrame per non togliere pathos alle scene d’azione. 
Unica nota negativa: la serie manca di un vero e proprio antagonista in grado di rivaleggiare apertamente con l’eroe così come aveva fatto D’Onofrio (forse siamo stati abituati troppo bene).
In compenso la regia si mantiene sugli ottimi livelli cinematografici della prima stagione con scene e inquadrature che prendono in pieno il taglio crudo e sanguinolento che si è deciso di dare. Infine i combattimenti. Non c’è niente da fare, rimangono ancora una volta la testa di serie. Sono vivi, cruenti, emozionanti e mai banali. 
Significativo è il piano sequenza nel finale della terza puntata; un’unica scena da togliere il fiato in cui si riesce a percepire in pieno l’essenza del Diavolo fumettistico.   
Perciò rispondendo alla domanda iniziale: è all'altezza della prima stagione? Si, ma non la sorpassa. 
A differenza della precedente, la nuova stagione non contrappone due schieramenti ma due ideologie portando la sfida a un livello umano, dove la battaglie che feriscono vengono combattute all'interno. Scelta che però toglie il sapore di rivoluzione che avevamo assaggiato l’anno scorso.
Perciò possiamo assicurarvi che anche se non si tratta dell’incontro del secolo, diamine, è comunque un gran bell'incontro che dovreste vedervi. 

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Mattia Russo

Laureato in Comunicazione, Marketing e Pubblicità per farla breve, e aspirante giornalista. Curioso per natura, dalla vena impicciona, tendo a leggere qualsiasi cosa, con un'inclinazione al fantasy. Non sono uno che ama i silenzi e parlo troppo. Pace.

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