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Moschettieri del re: La Penultima Missione, buona la prossima

Arriva oggi nelle sale un film italiano che rilegge il mito dei personaggi di Alexandre Dumas in chiave comica. Ecco cosa ne pensiamo.

Succede che, quasi all’improvviso, arrivi nelle sale un film italiano che spicca sul panorama generale della produzione italiana. Sin dal trailer di Moschettieri del re: La Penultima Missione si nota qualcosa di diverso, che lo separa dalle commedie che popolano le nostre sale. Un approccio apparentemente più fresco, più pop, più spigliato. Ma sarà davvero così? E soprattutto, qual è stato il risultato finale? Vediamolo insieme in questa recensione.

D’Artagnan e i Moschettieri del Re

moschettieri del re recensione favino mastandrea
Il film si apre con una visita a sorpresa della Regina di Francia dal suo vecchio fidato alleato D’Artagnan. Caduto in disgrazia e ritiratosi a vita contadina, il moschettiere (che ha sviluppato uno strano accento) passa le giornate sfidando a duello i mariti delle sue innumerevoli amanti. La Sovrana lo ritrova e lo incarica di “riunire la vecchia banda” per compiere una nuova, ultima missione in nome della Nazione.
Inizia così il viaggio di D’Artagnan alla ricerca degli ex-compagni Athos, Porthos e Aramis per portarli a palazzo e lanciarsi nel loro nuovo incarico. Tutto è ovviamente ammantato da numerosi riferimenti a quanto il passaggio del tempo abbia colpito gli eroi della Francia, che oggi sono invecchiati e indeboliti, sebbene ancora coraggiosi e ligi al dovere. O quasi.
La storia di questo film procede in maniera piuttosto imprecisa e confusa, bisogna ammetterlo. L’intera struttura narrativa è incostante e passa da un evento all’altro senza i tempi necessari a far assimilare quello che succede. Ci sono anche aspetti che vengono presentati e mai più riaffrontati, che forse avrebbero meritato un approfondimento maggiore. Avremmo anche apprezzato qualche citazione più mirata all’opera di Dumas, da cui si poteva attingere molto di più.
D’altro canto, ci sono vari momenti comici che funzionano e riescono a strappare una buona risata. Questo anche grazie al talento dei protagonisti, da Sergio Rubini a Rocco Papaleo, passando per Valerio Mastandrea e ovviamente Pierfrancesco “DOVE!” Favino.
La conclusione, fondamentale per la valutazione complessiva, arriva completamente inaspettata. Da una parte è interessante che ci sorprenda così, dall’altra lascia una sensazione di frettolosità nel chiudere la storia. Per ovvi motivi non vi sveleremo cosa succede, ma siamo come sempre disponibili a parlarne meglio nei commenti con chi ha già visto il film.

Questa volta non è andata, ma riproviamoci

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Insomma, come potete intuire da questa prima analisi, Moschettieri del re: La Penultima Missione non può essere promosso. Certo, ci sono aspetti apprezzabili e può anche intrattenere per una visione senza troppe pretese, ma ci sono davvero troppi difetti gravi per poter soprassedere. Nonostante questo, c’è qualcosa che ci è piaciuto molto di questo film ed è proprio il nuovo approccio di cui parlavamo in apertura.
Non è la prima volta che succede, certo, però è bello vedere un tentativo di parodia all’italiana in questo stile. Si tratta di un segnale importante per un’industria cinematografica che, soprattutto ai livelli più alti, sembra essere bloccata in schemi visti e rivisti. Il cinema popolare italiano sta lentamente riscoprendo il coraggio di osare di più e questa pellicola è un ulteriore passo in avanti in quella direzione.
È fondamentale che la nostra industria si distacchi dalle posizioni su cui è arroccata da anni e cerchi nuove strade per riconquistare un pubblico che, anno dopo anno, si allontana sempre di più. Cercare nuovi approcci, tentare qualcosa di differente è la via migliore per riconquistare gli spettatori.
Moschettieri del re: La Penultima Missione è stato un tentativo che (a nostro parere) non è andato bene, ma ha avuto il coraggio di tentare. Ci sono tante cose da correggere nello stile, nel bilanciamento della comicità, nella messa in scena, ma resta comunque un primo passo. Ora dobbiamo solo continuare a camminare e la prossima volta potremmo trovarci un prodotto capace di convincere a pieno.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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Commenti

  1. Che brutta recensione! Al di là del gusto personale per battute o momenti comici, ma l’avete capita almeno la fine? Il senso del film? Magari riguardatelo che è meglio

    1. Ciao Giampiero, mi spiace che non ti sia piaciuta la nostra recensione.
      Essendo un pezzo dedicato anche a chi non ha ancora visto il film, non ho voluto entrare nei dettagli del finale, che funziona particolarmente bene se inaspettato.
      In ogni caso sì, l’ho capito e ne ho apprezzato molto l’idea. Ti dirò, mi è anche scesa una lacrimuccia a un certo punto. È senza dubbio una scelta interessante, che fa recuperare qualche punto al film. Tuttavia non è sufficiente per chiudere un occhio sui problemi del resto della pellicola.
      Grazie comunque per il commento, è sempre un piacere discutere di cinema! 😀

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