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Maturità 2013: voodoo, tecniche e illuminazioni

Maturità 2013.
Cosa dire per non fare della retorica e per non far venire la nausea ai maturandi?
Facebook è stracolmo di commenti di vegliardi (soprattutto vegliarde) trentenni che ricordano la propria maturità come se fosse un evento memorabile della loro vita. 
Quelli della nostra generazione, tra l’altro, dovrebbero anche leccarsi le dita: noi all’orale “portavamo” solo due materie.
Ah! Avremmo voluto non farlo, ma cadiamo anche noi nella rievocazione storica: mentre il prof (commissario esterno) interrogava questa redattrice in filosofia, la professoressa di Italiano (membro interno) leggeva Dylan Dog. All’epoca l’abbiamo trovato molto poco rispettoso, ma ripensandoci a distanza di anni, forse era un suo modo per affievolire l’ansia. Per la serie: guarda che non ti ascolta nessuno.
Comunque, possiamo confessarvi una cosa, senza avere l’intenzione di offendere coloro che devono ancora sostenere l’esame e che si stanno crogiolando nel terrore?
L’esame di maturità, come tanti altri esami, è una sorta di pro forma. Ossia: se avete trascorso cinque anni di scuola superiore con una media discreta, è quasi impossibile che un tema, uno scritto, un test o un orale vi rovinino fama e carriera conquistate in un lustro.
E’ più probabile il viceversa. Cioè, che uno che abbia fatto poco o niente lungo il suo iter scolastico, sostenga una maturità decorosa e si stupisca di essere in grado di ottenere buoni risultati. Con la frustrante conseguenza di voler creare una macchina del tempo per poter tornare indietro e rifarsi un pezzo di vita.
Ovvio, non mancheranno quelli che hanno sempre fatto temi orrendi e che magicamente prenderanno voti alti nello scritto… ma può capitare che sotto stress si abbia un’alzata d’ingegno. O può capitare che un professore alzi un po’ i voti per fare bella figura di fronte a colleghi di altre scuole.
Durante i TG di questi giorni, i giornalisti fermeranno gli studenti all’uscita delle scuole (in genere intervistano gli studenti di Milano e Roma, o quelli nelle cui scuole si è consumato un dramma, gli altri fanno poco audience), uno per tipo: quello con la cravatta e gli occhiali, la bionda che ride inutilmente, la secchiona coi ricci e il dizionario in braccio, l’alternativo tinto o rasato che esce per primo ostentando sicurezza (che poi, in sei ore ne scrivi di cose…) e faranno domande originali: “Che traccia hai scelto? La prima? Perché?”
Mai nessuno risponde: “Perché mi faceva cagare e voglio fare brutta figura scegliendo un tema che non so scrivere”. Tanto, anche se succedesse, non monterebbero la risposta nel servizio…
Anni fa questa redattrice ha vissuto la maturità da profia, scelta come commissario esterno all’ultimo momento, il giorno del secondo scritto. Al professore sostituito era venuto un coccolone. Forse perché era temutissimo e gli erano arrivati un po’ di accidenti varii.
E’ stato quasi commovente stare “dall’altra parte”. Se non soffri di delirio di onnipotenza, chi ti siede di fronte e ti guarda con gli occhioni sbarrati dalla paura, non può che farti tenerezza. In senso buono. Pensiamo che a nessun professore venga sul serio la voglia di cercare la domanda più difficile o assurda per mettere in difficoltà il candidato. Non ha senso. L’interrogazione, gli esami in generale, dovrebbero verificare quello che sai e quello che non sai, non necessariamente interpretabili in termini di successo o sconfitta.
Prendi 4 di una versione di greco? O non ci sei proprio portato, e quindi niente drammi, oppure vai tutti i pomeriggi al centro commerciale e allora niente drammi lo stesso. Basta che tu te ne renda conto. E nessuna punizione in nessuno dei due casi, sempre che tu sia consapevole che passare ore e ore a fare shopping (o a giocare con i videogame…) non aiuta a interiorizzare le declinazioni.
Non riesci ad avere 9 in tutte le materie? Meno male! Vuol dire che hai anche una vita privata! 
Pare che le grandi aziende, in fase di studio dei curricula, diffidino di chi ha avuto sempre votazioni altissime. 
Sappiamo bene, ce lo ricordiamo, che la notte prima degli esami (espressione che trasuda muffa da tutte le sillabe) è fonte di ansia e agitazione. Sappiamo che prima dell’orale il 95% dei ragazzi dirà “Non mi ricordo niente”. Sappiamo anche che negli anni successivi alla maturità molti sogneranno di dover ancora dare l’esame. E va beh. Ma, a parte gli scritti, dove comunque si ha l’appoggio sicuro di un banco e si è circondati da compagni di avventura che hanno le stesse espressioni pallide e tremanti, un po’ di sana paura prima degli orali ci vuole. Mette in circolo gli ormoni giusti. L’importante, secondo noi, è che la paura passi appena si poggia il deretano sulla sedia. Chi avete di fronte non è uno che vuole godere delle vostre disgrazie. Chi sta alle vostre spalle è lì solo per sostenervi e non per menar sfiga. E anche fosse… un Nerd mica crederà alla iella?! Il tempo passerà velocemente e quando vi alzerete penserete: “Tutto qui?” E il prossimo anno sarete anche voi su Facebook a tranquillizzare altri maturandi e a scrivere: “Mi ricordo che io avevo fatto il tema su Magris e manco sapevo chi fosse!”.  

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