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Martin Scorsese riflette sulla natura dello streaming: “Svalutata l’arte del cinema”

Analisi approfondita del regista che regala spunti di riflessione

Se un regista merita di parlare dello stato del cinema quello è Martin Scorsese. Ha sfornato numerosi classici, ha visto l’industria cambiare nel corso di cinque decenni e ha lavorato instancabilmente per la causa della conservazione dei film. In un lungo saggio pubblicato ieri sulla rivista Harper’s, Martin Scorsese ha espresso il timore che l’arte venga svalutata quando è tutta ridotta a “contenuto”. Parte di tale riduzione proviene dai servizi di streaming che si basano su algoritmi piuttosto che sulle persone.

L’analisi di Martin Scorsese

Di seguito parte del pensiero di Martin Scorsese: “Torniamo ai giorni nostri, mentre l’arte del cinema viene sistematicamente svalutata, messa da parte, sminuita e ridotta al suo minimo comune denominatore, il “contenuto”. Infatti: “Fino a quindici anni fa, il termine “contenuto” veniva ascoltato solo quando le persone discutevano di cinema su un livello serio, che veniva messo a confronto e misurato con la “forma”. Il regista continua nella sua riflessione: “Poi, gradualmente, è stato utilizzato sempre di più dalle persone che hanno rilevato le società di media”. Il problema è che: “La maggior parte delle quali non sapeva nulla della storia della forma d’arte”. Infatti: “Contenuto” è diventato un termine commerciale per tutte le immagini in movimento: un film di David Lean, un video di gatti, una pubblicità del Super Bowl, un sequel di supereroi, un episodio di una serie”.

Martin Scorsese ha inoltre aggiunto: “Era legato, ovviamente, non all’esperienza teatrale ma alla visione domestica, sulle piattaforme di streaming che sono arrivate a superare l’esperienza cinematografica, proprio come Amazon ha superato i negozi fisici”. Di conseguenza: “Da un lato, questo è stato positivo per i registi, me compreso. D’altra parte, ha creato una situazione in cui tutto viene presentato allo spettatore in condizioni di parità, che suona democratica ma non lo è”.

Il regista arriva al punto caldo: “Se un’ulteriore visione è “suggerita” da algoritmi basati su ciò che hai già visto. Infatti: “I suggerimenti si basano solo sull’argomento o sul genere, che effetto ha sull’arte del cinema?” Così conclude: “Gli algoritmi, per definizione, si basano su calcoli che trattano lo spettatore come un consumatore e niente altro. Non ne otterremo niente di buono”.

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Anna Montesano

Scrittrice da quando ne ho memoria, dai diari al web. Viaggiatrice incallita e malata di serie tv, appassionata di tv e cinema. Nella vita un solo motto: "Perché rimandare a domani quando puoi vederlo oggi?"

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