Negli ultimi giorni ha iniziato a circolare nei media e sui social network la storia di Malika Chalhy. È una vicenda di discriminazione e omofobia, che ha coinvolto una giovane ragazza toscana, cacciata di casa dai suoi genitori in seguito al suo coming out. Un racconto che ha guadagnato il centro dell’attenzione pubblica, dando il via ai tradizionali processi di indignazione che seguono queste storie. Tutto questo ci dice molto sulla nostra società e sull’evoluzione che sta attraversando.
Chi è Malika Chalhy e qual è la sua storia?
Le vicende di Malika Chalhy prendono il via lo scorso gennaio, quando la ragazza decide di scrivere una lettera ai suoi genitori. Qui racconta loro della relazione che da mesi ha con una ragazza, facendo quindi coming out. La reazione dei genitori è violenta e durissima. Malika Chalhy riceve messaggi al vetriolo dalla madre e si trova chiusa fuori dalla propria casa, impossibilitata a recuperare i suoi averi, vestiti compresi. La giovane si rivolge quindi agli amici, che fanno in modo di supportarla in ogni modo possibile.
Passano le settimane e la sua storia arriva sul web grazie a un servizio di Maria Elena Gottarelli pubblicato da Fanpage.it (e che potete trovare qui sopra). È in questo momento che il grande pubblico italiano viene a conoscenza delle vicende che ha dovuto affrontare Malika Chalhy. Il tam-tam mediatico è immediato e in pochissime ore la storia raggiunge migliaia e migliaia di persone che esprimono il proprio sostegno alla ragazza.
A rilanciare il messaggio si uniscono le testate nazionali, le associazioni per la difesa dei diritti umani e tanti altri personaggi dal seguito enorme, del mondo dello spettacolo, del web, della musica e oltre. Fedez, Alessandra Amoroso, Vladimi Luxuria, Cathy La Torre e molti altri ancora esprimono il proprio sostegno a Malika Chalhy, evidenziando la gravità dell’evento. Soltanto poche ore fa la vicenda è stata al centro di un servizio curato da Veronica Ruggeri a Le Iene, raggiungendo ancora più pubblico.
La reazione e la sua importanza
Quanto accaduto a Malika Chalhy è senza dubbio terribile e davanti a un caso del genere l’unica posizione che si può prendere è quella di sostegno alla ragazza. Ed è importante evidenziare come la reazione sia stata esattamente questa per il grande pubblico, non solo per una parte minoritaria di esso. La narrazione dei media, che influenza ma è al contempo riflesso dell’opinione comune, è stata di pieno sostegno alla giovane. Tra i commenti dei social network non si contano i messaggi di supporto e le offerte di posti letto e aiuti.
Il fatto stesso che possa esistere un caso mediatico legato a una vicenda di discriminazione LGBTQ+ – pur con tutti i problemi della narrazione della ‘tivù del dolore’, a partire dall’attenzione fin troppo morbosa per dettagli scioccanti – è importantissimo. La copertura che ha potuto ottenere questa storia e la reazione che ha generato sono un segnale fortissimo che davvero qualcosa sta cambiando. Ed era anche ora, aggiungeremmo.
Sia chiaro, non siamo qui a dire che il problema sia risolto e che improvvisamente la discriminazione sia stata sconfitta. La strada da fare è ancora tantissima ed è importante continuare a impegnarsi, senza fermarsi davanti ai passi indietro che sicuramente vedremo nel prossimo futuro. La stessa vicenda di Malika Chalhy è ben lungi da essere risolta, ma la mobilitazione a cui ha dato vita (mentre scriviamo la campagna di crowdfunding a sostegno della ragazza ha superato i 120.000€ raccolti) è l’evidenza della direzione che l’opinione pubblica sta finalmente intraprendendo.
Ci sono ancora innumerevoli storie di discriminazione che non trovano la luce. Persone costrette ad affrontare situazioni impossibili a causa del proprio orientamento sessuale, che magari non hanno la possibilità di denunciarle e che forse, proprio anche grazie a questo caso, potranno finalmente trovare spazio. È importante che si possano e si voglia raccontare queste storie perché è il primo passo per arrivare a un mondo in cui non ci saranno più storie di questo tipo da raccontare.