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Lucifer: il Diavolo rompe la tradizione e vince

Il diavolo è tornato e con lui tutta la squadra infernale della serie Lucifer. Dopo la brusca cancellazione ad opera della Fox, l’insurrezione da parte dei fan e la mano salvifica di Netflix, che scende dal cielo a illuminare questo inferno in terra, la serie può tornare con una quarta stagione formata da dieci puntate. Cosa sarà successo dopo il finale rivelatore della terza stagione e quanto avrà cambiato questo giro di proprietà? Parliamone.

Il cambio di rotta auspicato è arrivato

Il restyling della serie è evidente fin dai primi minuti. Ancora prima di avviare la puntata, il numero degli episodi ci invoglia alla tentazione del binge watching. È lì con la sua compattezza formata da dieci che ci saggia con la sua lingua serpentina. “Se stai a casa oggi, mi finisci”. Niente più riempitivi, palliativi o allungamenti di sorta. Con i tagli di minutaggio la storia principale ha la libertà di scorrere dritta, in un fiume di perdizione che dimentica il vecchio scheletro delle stagioni precedenti. Niente più omicidio che domina tutta la puntata, con gli attimi finali lasciati allo scorrere della storia. Qui il peccato principale, il crimine della puntata, è solo il passaggio forzato di un modello già collaudato. Al momento giusto, però, quando non serve più, viene abbandonato. E senza ripensamenti. Funziona. Il focus sulla trama e sui personaggi è maggiore, facendoci esplorare al meglio le singole personalità.

Lucifer

Le nuove entrate, Padre Kinley ed Eve, non sono solo macchiette di passaggio, ma vere e proprie bruciature da stagione. Difficilmente le si potrà vedere fuori dall’ottica della loro funzione, lasciandosi andare al vecchio fandom spietato. Entrambe assolvono al loro dovere, e mentre il primo porta con sé un fanatismo religioso ostile, la seconda metterà seriamente in dubbio le preferenze per la posizione al fianco del protagonista. Così Lucifer si rifà le corna. La nuova aria d’inferno giova anche ai vecchi personaggi, in scrittura e interpretazione. Quel briciolo di pudore tolto, imposto dalla tradizione della vecchia proprietà, rende la serie ancora più scorretta, nel linguaggio e nella resa visiva, con eccessi diabolici perfettamente inseriti nella magione del Diavolo. Non ci sono personaggi che ne escono feriti, ma invece galvanizzati dal fuoco della riscrittura.

Più irriverenza giova al Diavolo

La quarta stagione di Lucifer cambia stile, passando da un racconto di parti, al racconto dell’Io. È un viaggio introspettivo per tutti i protagonisti, alle prese con i propri demoni personali, dove la salvezza non è certa, e le campane faticano a suonare. E se non venissero ascoltate? Una profezia iniziale getta l’ombra sull’intera stagione, ma il risultato è tutt’altro che negativo. Anzi la serie dimostra di sapersi adattare e sopravvivere nell’oscurità in cui è stata gettata. Come se aspettasse solo questo momento per tornare all’inferno, strappata dalle ali delle precedenti stagioni, e per ribadire quale fosse il suo modus operandi. Il Diavolo non mente, ma se questa fosse la sua più grande bugia? Un abile gioco di singoli che premia il gruppo.

Poster Netflix

Lucifer in conclusione…

Lucifer torna con una quarta stagione più corta, con le corna rifatte e i muscoli ben in vista. Mai come prima nella serie vedremo il Diavolo nella sua vera forma e non potremmo essere più felici. Lo shock iniziale lascerà il passo alla soddisfazioni finale di vederlo tornare a casa. Perché se la Terra è il suo luogo di fuga, quando torna sui nostri schermi lo fa da padrone. Un cambio di marcia che ha favorito un ritorno a quel peccato della visione che mancava da tanto, annacquato nella bontà della tradizione. Questa stagione ci ha dimostrato che il compito del Signore degl’Inferi è proprio quello di romperle le tradizioni. Gli riesce bene e si vede.

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