Chi sono le ragazze del Pillar? La risposta più facile è che sono le donne che lavorano al Pillar to Post, la casa di piacere di Plymouth ne Il porto proibito di Teresa Radice e Stefano Turconi. Ma la verità è molto più complessa di così e per scoprirla bisogna innanzitutto avventurarsi nella serie di libri che i due autori hanno scritto e stanno scrivendo tutt’ora su questi personaggi. E in occasione dell’uscita de Le ragazze del Pillar 3, come sempre per Bao Publishing, abbiamo colto l’occasione per fare un’intervista con la coppia e chiedere direttamente a loro la risposta (oltre a tante altre curiosità).
Le ragazze del Pillar 3 ci porta lontano da Plymouth
Una particolarità di questo nuovo volume è che si allontana molto dai luoghi originali del primissimo libro. Il Pillar to Post è più una presenza che aleggia su tutto che una vera e propria location della storia, che ci porterà principalmente a esplorare Algeri e Napoli, quest’ultima una città assolutamente da riscoprire, in piena epoca napoleonica.
Rispetto ai volumi precedenti, qui si ha un approfondimento dei personaggi più verticale che orizzontale. Nei primi capitoli abbiamo allargato il nostro sguardo, facendo la conoscenza di nuove figure che animavano la casa di piacere o portando al centro quelli che erano stati ai margini della narrazione. Questi hanno creato degli intrecci sempre più elaborati e ora a partire da quegli stessi intrecci si sviluppa la storia, che ci racconta ciò che ancora non sappiamo di personaggi che già abbiamo incontrato.
Il tutto sempre con la capacità straordinaria di Teresa Radice di farci incuriosire verso gli abitanti di questo mondo. Ogni new entry è una porta su una storia che saprà farci emozionare, tenendoci sempre con il fiato sospeso, perché in queste storie non c’è mai un passaggio che si adagi sulla via più scontata. Radice è sempre capace di sfidare il lettore, di dargli qualcosa che non si aspettava e a volte anche di colpire dove fa più male.
Chi poi raccoglie sempre la sfida con piacere è Stefano Turconi, che in questo Volume 3 de Le ragazze del Pillar può dare sfogo alla sua passione per le ricostruzioni storiche nei disegni. Il livello di dettaglio è impressionante, forse ancora di più di quello a cui ci ha abituato, nonostante si trovi in ambienti completamente nuovi, tutti da ricreare. C’è da perdersi in questi colori e queste illustrazioni.
Il racconto di un progetto immenso, che non vediamo l’ora di disvelare
Quando questi due autori raccontano il loro lavoro è sempre un piacere, perché ci permettono di dare uno sguardo a un universo gigantesco e affascinante. È davvero come aprire una finestra, un portale su un mondo di storie che è lì, è vivo, che Radice e Turconi stanno portando ai loro lettori, ma che riescono già a visualizzare nella sua immensità. L’idea che Le ragazze del Pillar sia giunto al Volume 3 e che già ci siano progetti chiaramente inquadrati per altri cinque libri è sconvolgente. Ma non vogliamo tenervi sulle spine oltre, godetevi la nostra chiacchierata così come ce la siamo goduta noi…
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Dunque, terzo volume de Le Ragazze del Pillar. Come si è evoluto questo progetto, a partire dalla “scintilla” originale ne Il porto proibito? Quanto è cambiato rispetto all’idea originale?
Ai tempi de Il Porto Probito non esisteva ancora alcuna “scintilla” che facesse presupporre che un giorno saremmo tornati da quelle parti a raccontare nuove storie: in effetti, abbiamo sempre amato cambiare – atmosfera, epoca storica, tecnica di realizzazione, modo di narrare – ad ogni nuovo libro e l’idea di un “seguito” non ci sfiorava nemmeno.
Le Ragazze del Pillar è nato poi, anni più tardi, in un momento di difficoltà su una storia già programmata (La Terra, il Cielo, i Corvi), che faticavo ad affrontare sapendo bene che sarebbe stata emotivamente molto intensa: uscivamo allora dall’impegnativa promozione di Non stancarti di andare e sentivo di non essere pronta a tuffarmi subito in qualcosa di altrettanto “devastante”. Non si trattava di un blocco dello scrittore, nessuna vertigine della pagina bianca: era un vero e proprio “blocco emotivo”, se così lo possiamo chiamare.
Per uscirne, ho cercato una confort zone, un luogo dove potermi sentire “a casa”, e l’ho trovata a Plymouth, là dove avevamo lasciato tante persone alle quale avevamo voluto bene e delle quali non sapevamo più nulla. Tornarci è stato benefico e… prolifico: nel giro di niente avevo scritto 8 storie! Per cui ci siamo guardati e abbiamo deciso di proporre a Bao quest’altra follia, da “infilare” con il numero d’esordio ancor prima del già programmato La Terra, il Cielo, i Corvi, giusto in tempo per il decennale Bao del 2019!
Questo volume della serie ha una serie di differenze rispetto agli altri, una delle principali è che per la prima volta le protagoniste che danno il titolo alle storie non sono tecnicamente parte del Pillar to Post. A questo punto quindi la domanda è “Chi è una ragazza del Pillar?”.
“Le Ragazze del Pillar”, per noi, sono state da subito un semplice punto di partenza. Sapevamo che non ci saremmo fermati a Plymouth ma che, necessariamente, alcune delle loro storie ci avrebbero portato lontano, mentre altre vicende sarebbero arrivate insieme a ragazze nuove, come accaduto con Tess. Perciò possiamo dire che il titolo sia un pretesto, più che altro.
Volevamo raccontare storie al femminile, di donne che, a un certo punto della loro vita, fanno qualcosa, prendono una decisione che cambia il corso degli eventi, per sé o per altri. Donne che – come recita la dedica a inizio serie, nel primo volume – “fanno la differenza”.
Manterremo sempre il “gioco” del nome che dà il titolo all’episodio, legato di volta in volta a un personaggio femminile che in quella particolare storia ha nelle sue mani “la scelta”, o “la svolta”, ma non ci importa che siano effettivamente ragazze che lavorano o hanno lavorato al Pillar To Post.
Certo è che non abbandoneremo nessuno: l’intento è di cercare per ognuna una via nuova, dunque torneremo ad affiancarci anche alle ragazze che “hanno già avuto un loro episodio” e cammineremo con loro per un altro pezzo di strada, fino a trovare per lo meno l’imbocco di quella via.
Possiamo aspettarci altre evoluzioni simili in futuro, magari con altre figure storiche che diventano protagoniste di questi racconti?
Ho un canovaccio di tutte le storie, che saranno 16, divise in 8 volumi (se la Vita ce lo concederà, ovvio), con un chiaro finale, e al momento non abbiamo contemplato altri “ospiti illustri”… ma non è detto che non ricapiti: anche il cameo di Alexander Von Humboldt, naturalista ed esploratore, nella storia dedicata a Lizzie, non era previsto nella traccia iniziale, e invece poi lui ha bussato. E noi gli abbiamo aperto.
Parlando proprio di storia, sappiamo che voi siete sempre pronti a fare ricerche approfondite e in questo volume ne sono servite tantissime, immagino. Ci spostiamo in territori completamente nuovi, lontani dalla Plymouth che ormai già conoscete. Quanto è stato sfidante recuperare informazioni su questi luoghi?
Raccogliere documentazione è sfidante, ma anche estremamente coinvolgente, e occupa una buona parte del tempo dedicato alla creazione dei nostri romanzi a fumetti. Più o meno, dietro un nostro libro pubblicato, stanno dai due ai tre anni di lavoro, del quale fanno parte letture vastissime per entrare in atmosfera e tanta ricerca, se possibile sui luoghi, di persona, altrimenti grazie ai libri, ai film, ai documentari, alle fotografie.
In questo caso specifico, per l’Algeria ci siamo avvalsi delle foto di un nostro viaggio nel deserto, tra il 2005 e il 2006 (il cognome di Yasser non a caso è lo stesso della nostra guida tuareg!), mentre per Napoli – città che amiamo molto, ma dove paradossalmente finora siamo stati meno giorni che in Algeria – ci siamo affidati alla documentazione tradizionale.
Nostra fortuna ha voluto che, mentre eravamo al lavoro su questo volume, ci fosse a Napoli una mostra proprio sull’età napoleonica, con tanti ritratti di Murat; non siamo riusciti a visitarla di persona, ma abbiamo comprato il catalogo ed è stato molto utile per ricreare sia i luoghi che i personaggi dell’episodio partenopeo.
Qual è stata una cosa che vi ha particolarmente colpito su quell’epoca? Io dopo averlo letto sono curiosissimo di scoprire di più proprio su Joaquim…
Joaquim è un personaggio magnifico: vanesio, ardito, eccentrico, trascinante. Le sue apparizioni nella nostra storia ricalcano i suoi ritratti: debordanti, esagerati. Ci è piaciuto anche molto calarci nei panni di sua moglie Carolina, normalmente messa in ombra dalla grandeur del marito, che qui invece mostriamo capace di un amore davvero non convenzionale, che le assegna di diritto il titolo del capitolo in cui compare. Stefano, inoltre, si è divertito parecchio a inventarsi e disegnare i briganti (sempre dopo attenta documentazione, come si evince dalle pagine speciali in fondo al libro).
E per finire un’ultima domanda: c’è qualcosa che potete anticiparci sul prossimo volume de Le ragazze del Pillar?
Rivedremo Plymouth… ma non subito. Il nostro Yasser ha ancora da affrontare una prova, forse la più dura, che stavolta mette a rischio la sua più grande amicizia. Quindi torneremo al Pillar, per occuparci di diverse faccende rimaste in sospeso… Con un occhio di riguardo per Amy, che sta per vivere qualcosa di molto importante.
A noi non resta altro da fare che ringraziare Teresa Radice e Stefano Turconi per il loro tempo e per tutte le emozioni che ci hanno regalato nella lettura. Se siete curiosi di leggere Le ragazze del Pillar Volume 3, potete trovarlo sul sito di BAO Publishing, insieme a tante altre opere di questi autori.
- Editore: Bao Publishing
- Autore: Teresa Radice , Stefano Turconi
- Collana:
- Formato: Libro rilegato
- Anno: 2016