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Corso intensivo per aumentare la Realtà

Ce l'avete presente il Tricorder della serie originale di Star Trek? Quell'oggetto, negli anni Sessanta, doveva rappresentare l'inarrivabilità della tecnologia del futuro, doveva essere l'oggetto talmente avanzato da risultare quasi magico, inconcepibile. Oggi, un oggetto comune quanto uno smartphone surclassa di gran lunga ogni tecnogingillo che la fantascienza ha ipotizzato in tutta la sua storia. Un solo oggetto con cui è possibile mettersi in contatto istantaneo con chiunque al mondo, accedere all'intero scibile dell'uomo, essere aggiornato in tempo reale su ogni notizia, calcolare percorsi, registrare e riprodurre audio, video, immagini? Perfino Roddenberry ne rimarrebbe perplesso, eppure ormai è qualcosa che abbiamo in tasca tutti. Il progresso tecnologico galoppa, insomma, e una delle sue frontiere è oggi la tecnologia della augmented reality che, dati alla mano, diventerà di uso comune nel giro della prossima manciata di anni. Allo scorso Salone del Libro di Torino abbiamo assistito ad un interessantissimo incontro con Mauro Rubin, amministratore delegato di JoinPad, un'azienda italiana che si occupa dello sviluppo di applicazioni di realtà aumentata. L'argomento ci ha preso, e così abbiamo deciso di approfondire rivolgendo a Mauro qualche domanda.
                                                                                                    
ON: Ciao Mauro e innanzitutto grazie per la tua disponibilità! Abbiamo ascoltato con grande interesse la tua presentazione al Salone del Libro di Torino, e abbiamo colto con piacere l'orgoglio con cui ti sei definito “nerd e geek da sempre”. Iniziamo proprio da questo, ci racconti quanto sei Nerd?
MR: Ciao e grazie a voi per l'occasione! Beh non so se esiste una scala di valori per definire il livello nerd di una persona… diciamo che fin da bambino guardando i cartoni animati giapponesi sono sempre stato più interessato a capire come costruire un robot che a pilotarlo! Penso che il fatto di iniziare a scrivere codice in basic a 11 anni abbia in qualche modo pesato nella mia vita.
ON: Oltre a questo, però, sei anche l'amministratore delegato e community manager di JoinPad, azienda tutta italiana dedicata allo sviluppo di applicazioni di realtà aumentata. Insomma, sei un Nerd in carriera! Vi definite “Augmented Reality Farm”. Ci spieghi cosa intendete?

MR: JoinPad.net nasce con lo scopo di sviluppare applicazioni che utilizzano principalmente l'augmented reality, ovvero quella tecnologia che ti permette di ottenere informazioni su qualsiasi oggetto o luogo in tempo reale utilizzando uno smartphone. L'anno scorso abbiamo presentato la nostra soluzione AugmentedXp all'Augmented Reality Event di Santa Clara in California e con nostro stupore abbiamo scoperto di essere stati i primi ad applicare questa tecnologia nel settore industriale 😉
ON: Fra le altre cose, il vostro organico è composto da trentenni, rivendicate di essere i primi in Italia a fare quel che fate e un servizio del TG3 vi ha definiti “gli Steve Jobs italiani”. Sembra una storia in totale controtendenza: è stato difficile mettere in piedi un'azienda del genere qui in Italia?
MR: Sì, mi ricordo di quel servizio… 🙂 Noi scherzosamente ci definiamo gli "Steve Jobs di Quarto Oggiaro" (il quartiere dove tutto è nato), ma parlando seriamente mi sento di dire che fare startup in Italia è molto complesso, spesso anche se hai un buon prodotto è difficile entrare nel "circuito giusto". Negli ultimi anni, però, le cose stanno un po' cambiando, ci sono molte altre starup Italiane che possono fare la differenza sul mercato globale. Forse tra 5-10 anni anche l'Italia avrà la sua silicon valley.
ON: Prima di chiederti altro, ci piacerebbe che tu ci dessi una definizione corretta di realtà aumentata, perchè ci possono essere fraintendimenti. Qual è la differenza, ad esempio, con i codici QR
MR: L'augmented reality è un mix di algoritmi che riconoscono oggetti/immagini (arricchendoli con informazioni, solitamente, precaricate in un database) i qrcode sono semplici codici a barre che contengono intrinsecamente le informazioni (i puntini bianchi e neri sono di fatto byte).
ON: La realtà aumentata, come hai avuto modo di raccontare anche al Salone del Libro, ha avuto origini in ambiente militare, per poi aprirsi all'uso civile. E di casi simili ce ne sono tantissimi, internet compreso. Insomma, pare che il più grande stimolo al progresso tecnologico sia ancora la ricerca di modi sempre più spettacolari di farci del male a vicenda. Che ne pensi?

MR: Credo che l'esigenza di sopravvivenza dell'uomo stimoli sempre il suo intelletto in modo positivo, ci sono esempi molto più antichi (la ruota, il fuoco, la caccia etc…). Se ci fossero più menti connesse al mondo si potrebbe fare molto di più e non necessariamente per fare la guerra. 

ON: Dalle informazioni in tempo reale per i piloti di caccia ai manuali di manutenzione dei motori che creano una sovrapposizione di immagini sul motore stesso, passando per i romanzi che prendono vita mentre li leggiamo ed informazioni virtuali quando andiamo a fare la spesa, sembra che le possibilità siano infinite. Però da profani è difficile discernere fra filmati concettuali, dimostrativi, ed esperienze reali. Fra visioni ed innovazioni concrete. Insomma, la domanda è: tecnologicamente parlando, a che punto siamo? Quanto, delle meraviglie che ci vengono promesse, esiste già, o esisterà in tempi brevi?
MR: Quando la tecnologia è scaricabile da AppStore… è già a disposizione per tutti e come si dice il limite è solo nella capacità di immaginare nuove app. 
ON: Riallacciandoci alla domanda precedente ci piacerebbe anche chiederti una tua previsione per il futuro. Fra quanto tempo andremo tutti quanti in giro con degli occhiali in stile Project Glass di Google? E che cosa ci possiamo aspettare, diciamo, da qui a dieci anni?
MR: Nel 2011 in silicon Valley ho incontrato il CEO di Innovega, società che sta lavorando a delle lenti a contatto per l'augmented Reality! Credo che nei prossimi 5 anni la gente potrà acquistare occhiali AR con la stessa facilità con cui oggi compriamo un iPhone. Per chi volesse approfondire previsioni per i prossimi 20 anni vi consiglio di leggere: "la fisica del futuro" di Michio Kaku.
ON: Ti abbiamo spesso sentito insistere sul concetto che la tecnologia priva di contenuti è inutile, insensata. Noi siamo appassionati tecnofili, usiamo apparecchi sempre più complessi sempre più spesso, ma effettivamente spesso ci capita di pensare che il mercato sia invaso da oggetti ridondanti o superflui, una sorta di technology for technology's sake. Ci dici la tua?
MR: Uso la tecnologia quotidianamente (molto per lavoro e spesso per usi comuni), a volte mi piacerebbe staccare e rifugiarmi nei boschi andando "offline dal mondo", a volte può essere molto invasiva! 🙂 La tecnologia può essere un buon strumento se utilizzato per facilitare la nostra vita, aumentare la nostra conoscenza e la sinergia tra le persone che conosciamo (o che vogliamo conoscere) e perchè no? A volte anche per giocare! Avere l'ultimo modello di smartphone in tasca o un televisore "smart" in casa non necessariamente ci rende migliori…
ON: Ti ringraziamo di nuovo tantissimo per la tua disponibilità e simpatia, e concludiamo con una domanda più leggera: la tua azienda produce software di realtà aumentata su commissione di clienti paganti. Se invece tu avessi un budget illimitato per sviluppare un'applicazione per tuo personale uso e consumo, cosa ti inventeresti? Cosa ti farebbe dire “questo sì che è davvero figo”?

MR: Ragazzi se fossi un eccentrico miliardario il mio punto di riferimento sarebbe: Tony Stark! Più seriamente: un sistema di condivisione in tempo reale delle informazioni in AR.
Ringraziamo ancora il gentilissimo Mauro e ci accodiamo decisamente al suo consiglio: La fisica del futuro è un grande libro scritto da una grande mente. Se non l'avete letto, recuperatelo!

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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