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Intervista a Chance Glasco: Da Call of Duty alla VR

Continuano le interviste agli ospiti di Campus Party, che ricordiamo si svolgerà a Milano dal 20 al 22 luglio. Questa volta, dopo aver parlato di fisica quantistica, di sistemi informatici, e di divulgazione scientifica, parleremo di videogiochi e realtà virtuale con il nostro ospite, Chance Glasco, animatore di lunga data e uno dei fondatori di Infinity Ward, software house che ha creato il brand di Call of Duty e ora cofondatore di Doghead Simulations, azienda che si occupa soprattutto di applicazioni della realtà virtuale. Passiamo dunque alle nostre domande:

ON: Ciao Chance, iniziamo dal principio: raccontaci un po’ chi sei e come hai iniziato a lavorare nel mondo dei videogiochi.

Chance Glasco: Sono andato in una scuola, la Full Sail’s Computer Animation, per studiare nel ruolo di animatore, per un periodo di quindici mesi. Dopo aver studiato Computer Animation per un periodo di quindici mesi alla Full Sail University, mi sono trasferito in California per cercare lavoro, ma non ho trovato molto, anzi è stato davvero un brutto periodo. Così mi sono spostato in Oklahoma, dove ho trovato una internship in una compagnia che sviluppava videogames; qui ho lavorato a Medal of Honor: Allied Assault. Dopo aver finito di lavorare a Medal of Honor, insieme ad altri colleghi abbiamo deciso di fondare la nostra compagnia, Infinity Ward, e subito dopo ci siamo messi al lavoro sul primo Call of Duty.

ON: Sei stato un Senior Animator per Infinity Ward, in cosa consisteva il tuo lavoro?

CG: Quando lavoravo in Infinity Ward mi occupavo soprattutto delle animazioni viste in prima persona, quindi di come le armi sparavano o venivano ricaricate. L’aspetto più interessante era il fatto che ogni arma avesse un utilizzo differente dalle altre, quindi la sfida, per quanto riguarda le animazioni, consisteva nel riuscire a crearne di interessanti per ciascuna. La cosa più divertente è l’aver avuto la possibilità di provare la maggioranza delle armi presenti nei titoli che ho sviluppato, per vedere dal vivo il loro funzionamento e capire come implementarle nel gioco.

ON: Recentemente, dopo diversi capitoli ambientati in ambiti moderni e futuristici, abbiamo visto come ci sia un’inversione di tendenza negli sparatutto, un ritorno al passato; lo abbiamo visto con Battlefield 1 l'anno scorso e quest'anno con Call of Duty, che torna alla seconda guerra mondiale. Secondo te, che per anni hai lavorato alla serie di COD, a cos'è dovuto questo ritorno di fiamma per il passato? I giocatori vogliono più realismo rispetto alle ambientazioni futuristiche uscite negli ultimi tempi?

CG: Sì, personalmente penso ci sia stata una certa saturazione di fantascienza negli sparatutto, e probabilmente si vogliono cambiare le cose con gli ultimi titoli, ma, onestamente, non lavorando più da qualche anno a Call of Duty, non so di preciso quali siano state le scelte all’interno della compagnia.

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ON: Di cosa ti stai occupando attualmente?

CG: Mi sto occupando di una start up sulla realtà virtuale con Doghead Simulations, e stiamo sviluppando un’applicazione per le conferenze online. La videochat non ha cambiato molto negli ultimi anni, non riesce a simulare davvero la presenza di altre persone seppur lontane.  Sto dunque attualmente lavorando al prototipo di un programma chiamato Rumii, che sfrutta l’utilizzo della VR per una video conferenza più interattiva. Questo programma simulerà la presenza delle persone collocandole in un’area virtuale in cui potranno comunicare e interagire fra loro.

ON: Cosa ne pensi della tecnologia VR, pensi che possa rappresentare il futuro dei videogiochi?

CG: Attualmente non mi sto concentrando sui giochi, ma ho visto che si stanno realizzando delle cose davvero incredibili in questa direzione. Per esempio posso immaginare, nei MMORPG, un World of Warcraft online in cui sembrerà davvero di indossare l’armatura o di impugnare una spada e uno scudo. Si potranno fare tante attività come andare all’avventura o lavorare in un negozio, ma in VR sarà tutto molto più coinvolgente. Penso inoltre che la realtà virtuale potrà avere molte altre applicazioni utili in campi differenti, come nel business, in ambito militare, in quello sanitario ecc. anche se probabilmente i videogiochi ruberanno la scena. Sono sicuro però che la VR farà la differenza in futuro, anche al di fuori dei soli videogames.

Ringraziamo Chance Glasco per la sua disponibilità e vi ricordiamo che potrete trovarlo dal 20 al 22 luglio a Milano in occasione di Campus Party.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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