Glaciazioni improvvise, continenti che si scontrano, esplosive eruzioni vulcaniche, enormi meteoriti. La vita sul nostro pianeta ha superato cinque periodi disastrosi, veri e propri cataclismi — eppure ha continuato a resistere. Ma come spiega Elizabeth Kolbert nel libro che vi raccontiamo in questa recensione, la causa de La Sesta Estinzione ci sembra molto meno catastrofica, anche se non sta mietendo meno specie. Forse ci fa meno paura perché la conosciamo bene: siamo noi.
La nostra recensione de La Sesta Estinzione
Non possiamo scappare alla natura, non davvero. Anche i più urbani fra noi devono conviverci: per quanto possiamo circondarci di cemento e acciaio, è impossibile non vedere il verde di qualche erba e non sentire il ronzio di qualche mosca. Dopotutto, sono le forme di vita più antiche a uscire dalle acque: 480 milioni di anni fa, su tutte le terre emerse, non c’erano altro che piante e insetti.
Maestri dell’evoluzione
Gli insetti vivono sul nostro pianeta dal doppio del tempo dei mammiferi, cento volte più antichi del primo ominide. Non si resiste tanto a lungo come classe senza saper sopravvivere. Sono “maestri” dell’evoluzione: una sola famiglia di insetti (le “vespe di Darwin”) conta oltre 100 mila specie, più di quelli di tutti i vertebrati (pesci, anfibi, rettili, uccelli, mammiferi). E ancora più sorprendentemente hanno saputo superare tutte e cinque le grandi estinzioni di massa della storia, quei cambiamenti troppo veloci perché l’evoluzione permetta alla maggior parte dei viventi di adattarsi.
Hanno superato la prima grande estinzione, quella fra i periodi Ordoviciano e Siluriano (443 milioni di anni fa), proprio perché erano usciti dall’acqua prima di enormi cambiamenti climatici. Nel Devoniano Superiore (374-359 milioni di anni fa) e fra Permiano e Triassico (251 milioni di anni fa) hanno saputo continuare a vivere quando le attività vulcaniche avevano oscurato il cielo e acidificato i mari. Quella fra Permiano e Triassico ha ucciso il 96% delle specie marine e il 70% di quelle terrestri — ma molte specie di insetti sono andate avanti. Non ha eliminato la classe degli insetti né il riscaldamento globale fra Triassico e Giurassico (201 milioni di anni fa), nell’asteroide che portò all’estinzione dei dinosauri durante il Cretaceo-Terziario (66 milioni di anni fa).
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Oggi, però, gli insetti stanno morendo. Con tassi enormemente superiori a quelli che gli scienziati si aspettano. Non solo per colpa dei pesticidi, ma anche per i cambiamenti climatici, per il disboscamento ai tropici (dove vivono l’80% delle specie di insetti). Elizabeth Kolbert, dopo aver riassunto gli studi dei principali entomologi sull’argomento, lo dice in maniera tristemente poetica: “per quanto riguarda gli insetti, gli esseri umani potrebbero rivelarsi più pericolosi di un’asteroide”.
L’estinzione dell’Antropocene
La citazione di Kolbert arriva dalla nuova edizione de La Sesta Edizione, edita in Italia da Neri Pozza, che abbiamo letto per questa recensione più rapidamente di qualsiasi thriller. Un po’ perché non è un caso che la giornalista abbia vinto il Premio Pulitzer per la prima edizione di questo libro: Kolbert ha una prosa capace di farci sentire il rumore delle onde sui coralli nel Pacifico e farci empatizzare con gli ammoniti. Ma soprattutto perché gli eventi di cui parla La Sesta Edizione sono attuali e ferocemente urgenti. Solo dieci anni fa, quando uscì la prima versione di questo libro, non c’erano dati sufficienti per parlare della moria di insetti.
Purtroppo, però, le specie in via d’estinzione non mancavano. Dalle rane d’oro in Amazzonia ai rinoceronti di Sumatra. E, purtroppo, in alcuni casi Kolbert ha dovuto aggiornare in negativo il computo, con alcune specie che l’estinzione (almeno in natura) l’hanno raggiunto in questo lasso di tempo brevissimo.
Il nostro impatto sul pianeta
La causa, come dicevamo all’inizio, siamo noi. Pensiamo che chiunque non sia un negazionista della crisi climatica se lo aspetterebbe. Ma la verità è che non stiamo causando uno degli eventi di estinzione di massa solo per colpa dei combustibili fossili. Kolbert spiega, parlando con gli esperti e raccontandoci una storia alla volta, che il nostro “attacco alla biodiversità” parte molto prima.
I nostri antenati, uscendo dall’Africa per attraversare i continenti e solcare gli oceani, hanno portato all’estinzione con la caccia e la pesca. Ma anche cambiando gli ambienti, addomesticando alcune piante e alcuni animali. O semplicemente, hanno portato con sé specie (dai funghi ai batteri, agli animali) che hanno portato all’estinzione specie locali. Il fatto che ora lo facciamo in aereo e bruciando combustibili ha accelerato l’impatto causato dalla nostra stessa esistenza come specie. Per questo molti esperti, nonostante i tempi brevissimi, hanno definito gli ultimi 300 mila anni l’Antropocene: i cambiamenti all’ambiente e alla biodiversità che l’uomo ha apportato sono epocali.
Recensione de La Sesta Estinzione: la conoscenza e la speranza
Leggendo le pagine de La Sesta Estinzione per questa recensione, non abbiamo potuto fare a meno di rattristarci. Dalla caccia alla megafauna nella preistoria alla strage di Alca Giganti solo duecento anni fa, ci sono tantissime specie che abbia portato all’estinzione. E il ritmo sta solo aumentando.
Kolbert, però, per spiegare il fenomeno delle estinzioni di massa ne spiega anche la storia scientifica. Ci parla di Cuvier, di Lyell, di Darwin. Ci parla di scienziati che stanno passando la vita a capire come far riprodurre i rinoceronti e i corvi, altri che vivono su atolli sperduti per studiare i coralli o nella foresta per catalogare le piante. E ci ha fatto scoprire “arche di Noè” scientifiche piene di DNA congelato. Il nostro intelletto superiore ha portato a scombussolare tutto il bioma terrestre, ma ci ha portato anche a capire che lo stiamo facendo. E, forse, ci permetterà di capire anche come fermare questa strage di biodiversità.
Citando Emily Dickinson, Kolbert intitola l’ultimo capitolo del libro “La speranza è un essere piumato“: questo libro non vuole essere un addio alla biodiversità, ma un appello a informarsi e chiedere un cambio di rotta. Non possiamo tornare indietro, riportando le forme di vita estinte (o molte di quelle in via d’estinzione). Ma possiamo far in modo di ridurre il nostro impatto sul pianeta, annullare le emissioni e proteggere la biodiversità.
Perché la speranza non sia un’illusione, c’è bisogno di conoscenza — e leggere La Sesta Estinzione è un buon primo passo. Anche perché è scritto un milione di volte meglio di quanto questa recensione possa far trasparire: è un libro splendido su un soggetto terribile, documentato e dalla prosa scorrevole, interessante quanto necessario.
- Kolbert, Elizabeth (Autore)