La profezia dell'armadillo: la polarizzazione delle opinioni
13 Settembre 2018
1 2 minuti
Mattia Chiappani
Era il 20 gennaio 2014 quando sul blog di Zerocalcare compariva una lunga storia di diverse tavole, dove l’acclamato fumettista romano raccontava il processo che lo aveva portato a collaborare alla sceneggiatura di un film tratto dalla sua prima opera La profezia dell’armadillo. Da lì, la situazione si è evoluta lentamente, con diversi sviluppi a partire dal cambio di regia, passata da Valerio Mastandrea all’esordiente Emanuele Scaringi, fino all’annuncio di qualche settimana fa del debutto nella sezione Orizzonti della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Le aspettative erano e sono indubbiamente alte, essendo tratto dal primo grande successo di uno degli autori più noti agli amanti del fumetto italiani e non solo. Forse proprio per questo l’uscita delle prime immagini, delle prime clip, del primo trailer ha un po’ lasciato interdetti gli appassionati. Non erano terribili certo, ma non convincevano del tutto e il fatto che non mostrassero più di tanto l’Armadillo (sulla carta uno degli aspetti più difficili da trasporre dell’opera originale) apriva la porta a grandi preoccupazioni. E allora, dopo averlo visto com’è La profezia dell’armadillo?
Parliamoci chiaro: i difetti purtroppo ci sono e sono diversi. L’interpretazione delle controparti giovanili di Zero e amici lascia spesso a desiderare ad esempio, così come le sequenze animate che aprono e chiudono il film, che risultano piuttosto posticce e poco curate. Ancora, la resa di alcune scene manca dell’intensità che avevano nella controparte cartacea (tuttavia questo è un dato piuttosto soggettivo) e soprattutto il tanto temuto Armadillo, nonostante l’impegno messo dall’ottimo Valerio Aprea, è appena appena sopra al livello di accettabilità, soprattutto nella parte finale. Tutto questo è vero, ma…
…ma non significa che il film sia da buttare via nel complesso, anzi. Come si può immaginare, un’opera di questo tipo, preceduta da così tanta attesa, tenderà a generare reazioni uguali e contrapposte, tra chi la amerà e chi la distruggerà. Non dobbiamo però cedere alla tentazione di dividere tutto in grosse categorie, di pensare solo alla possibilità che un film sia un capolavoro assoluto o un terrificante disastro, perché esistono anche casi come questo, dove nonostante i tanti difetti il risultato finale è buono.
Perché Zero e Secco sono resi bene e sono ben interpretati dalla coppia Simone Liberati e Pietro Castellitto, con quest’ultimo capace di catalizzare l’attenzione in ogni momento che è in scena. Perché le scene che sono state aggiunte e le modifiche fatte a quelle originali non stonano e anzi, in molti casi sono davvero divertenti. Perché ci sono diverse piccole chicche nascoste qua e là che dimostrano che comunque l’impegno e la ricerca del materiale originale non sono mancati. Perché il film sa fare davvero ridere quando vuole fare ridere e sa toccare nel profondo quando deve emozionarci.
Insomma, nel complesso il nostro giudizio su La profezia dell’armadillo è positivo. Non si tratta di un film perfetto, non avrà l’impatto che ha avuto la sua controparte cartacea, ma è ben lontano dalle previsioni apocalittiche che ne hanno preceduto l’uscita nelle sale e se riuscirete a dargli fiducia, siamo convinti che molti di voi lo sapranno apprezzare.
Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.
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