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L’AIART e Game of Thrones: Not Today

Immaginatevi una serie televisiva fatta molto bene, con un enorme successo di pubblico e di critica. Arriva dagli Stati Uniti, quindi è una grossa produzione, con attori importanti, un esercito di sceneggiatori prestigiosi e un comparto tecnico in grado di realizzare un prodotto di livello eccellente. Immaginatevi che, dopo un trionfale giro di esportazione che l’ha portata in tutto il mondo, senza mai ricevere altro che plauso, arrivi in Italia. Ora immaginatevi un’associazione di telespettatori che si chiama AIART, una onlus che difende gli interessi degli spettatori ebrei ortodossi. Gli esperti di questa associazione guardano questa serie meravigliosa e si indignano per la scandalosa presenza di qualcosa di intollerabile: nella serie vengono rappresentate persone che lavorano il sabato, accendono fuochi, pigiano bottoni e addirittura seminano. Il presidente dell’associazione si affretta allora a redigere un comunicato ufficiale, dove denuncia a gran voce la scandalosa mancanza di rispetto verso le pratiche e le credenze dei suoi rappresentati: “è una trasmissione volgare, pornografica, con insistite scene di persone che non rispettano lo shabbat. E’ tollerabile che la Rai, servizio pubblico, entri con un programma di gente non timorata di Dio nelle case degli italiani? Perché un Paese deve sopportare l’incultura del servizio pubblico radiotelevisivo?”. Ora immaginatevi che la Rai prenda sul serio questa denuncia, e decida quindi di sospendere la serie televisiva. Il coro delle reazioni sarebbe unanime, crediamo: per quale assurda ragione dovrebbe importare a chiunque non sia un ebreo ortodosso se la trasmissione lede la sensibilità di chi crede in bizzarrie simili? E soprattutto: per quale assurda ragione lo Stato, che è chiamato a garantire l’eguaglianza di tutte le confessioni religiose, decide che il diritto degli ebrei ortodossi di non essere offesi sia più importante della libertà di scegliere cosa guardare in televisione?
E se al posto di una associazione di ebrei ortodossi ci fosse stata un’associazione di musulmani fondamentalisti? Immaginiamo la lettera: “è una trasmissione volgare, pornografica, con insistite scene di donne con il viso e le spalle scoperte. E’ tollerabile che la Rai, servizio pubblico, entri con un programma che rappresenta donne che non conoscono il loro posto nelle case dei maschi italiani? Perché un Paese deve sopportare l’incultura del servizio pubblico radiotelevisivo?” In questo caso la reazione non sarebbe di semplice meraviglia, ma di vero e proprio scandalo. Si parlerebbe di guerra di civiltà, si parlerebbe degli islamici che non sanno rispettare i diritti civili dei popoli che li ospitano e che vogliono imporre la sharia, si parlerebbe di ricatto inaccettabile. 
Penserete, arrivati a questo punto, che questi discorsi siano di pura accademia. Purtroppo no, perché in Italia, ahinoi ed ahitutti, esiste una confessione religiosa che è più uguale delle altre. L’AIART, infatti, esiste davvero, solo che non difende né ebrei ortodossi, né musulmani fondamentalisti. Difende i cattolici, o perlomeno quella frangia di cattolici schiavi del proprio drammatico bigottismo e dei loro complessi irrisolti, che ritengono che un’offesa nei loro confronti debba essere affare di stato. Ed esiste davvero la serie televisiva che abbiamo descritto all’inizio: si tratta di Game of Thrones, oggetto del biasimo dei rubicondi telespettatori cattolici per una diseducativa ed esagerata rappresentazione di scene di nudo e di violenza. Al giovanile presidente dell’AIART, anni 72, non salta nemmeno in testa che se il pubblico che lui rappresenta non gradisce una tale diseducativa ed esagerata rappresentazione, il pubblico può agilmente cambiare canale, né che non sta scritto da nessuna parte che noi (inteso noi, lo Stato italiano) si debba dar retta a ogni piagnisteo ingiustificato. E quindi il giovanile presidente dell’AIART esige, dopo averlo già fatto con Corrado Guzzanti, che le sue ragioni debbano essere difese sempre e comunque, e che Game of Thrones debba essere levato dal palinsesto.
Fino a ieri sembrava che Rai 4 stesse per acconsentire a tale disgraziata richiesta, e sarebbe stato un cedimento che non avremmo perdonato. Siamo invece grati al direttore del canale, Carlo Freccero, che si è dimostrato combattivo, laico, competente e con la schiena dritta: “faccio una televisione libera e non talebana, quando sento queste cose capisco il dramma delle persone condannate dai fondamentalisti”. L’assurda richiesta del vecchio bigotto è stata opportunamente respinta al mittente, Game of Thrones continuerà ad andare in onda e i poveri, frustrati telespettatori cattolici dovranno contare sulle loro sole forze per distogliere lo sguardo da ciò che, evidentemente, li attira così tanto da non poter essere semplicemente ignorato. Sarà con un certo grado di piacevole soddisfazione che, di quest’ultimo punto, ci faremo una ragione. 
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