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Kuroko no basket: siamo pronti a sconfiggere la Generazione dei Miracoli

Ci vogliono più spokon, alias manga che trattano di sport, c'è poco da fare.
L'adrenalina che circola quando le azioni si concludono allo scoccare dell'ultimo secondo di gioco,
la disperazione del perdere tutto quello per cui si era duramente lavorato e la gioia della vittoria.
Pianificare strategie, lasciarsi guidare dall'istinto, tentare atti estremi quando ogni altra opzione è svanita. Non arrendersi neanche quando gli avversari sembrano troppo forti tanto da non lasciare scampo.
Vivere tutte queste insieme ai personaggi che si amano ha una sua particolare bellezza, di cui non si può fare a meno per lungo tempo. 
Alcuni manga ci hanno spinti ad intraprendere sport che mai avremmo preso in considerazione, altri ci hanno convinto che, forse, possiamo avere una seconda possibilità per fare ciò che amiamo… Nonostante tutto.
Che poi i giocatori siano in grado di sfidare ogni legge della fisica, che lo spazio e il tempo siano manipolati a scelta di un personaggio o dell'altro e che in ogni sfida si rischia quasi la morte, bé è tutto quello che si cerca in un manga del genere!
Ma arriviamo al punto focale: Kuroko no basket (黒子のバスケ) , manga scritto e disegnato da Tadatoshi Fujimaki, da poco edito da Star Comics. La prima serie dell'anime è stata trasmessa in Giappone nel febbraio del 2012, mentre il manga risale al 2008, pubblicato sulle pagine del Weekly Shōnen Jump.
Ci viene narrato di una fantomatica squadra di basket composta da giocatori imbattibili, talmente bravi da essere soprannominati “Generazione dei miracoli”. Ma poi arriva il momento di diplomarsi e, una volta al liceo, i cinque si dividono, prendendo ognuno la propria strada. Al liceo Seirin si presenta Kuroko Tetsuya, ovvero il sesto giocatore della rinomata squadra, conosciuto come il giocatore fantasma. Tale soprannome è legato al particolare ruolo che il ragazzo ha all'interno della partita. 
Il suo scopo è ora quello di sconfiggere in campo i suoi vecchi compagni, e per farlo sta cercando le persone giuste.
E con lui noi ci immergiamo in questa avventura, osserviamo i giocatori del Seirin, studiamo le tattiche, ci alleniamo ogni giorno. A furia di leggere si comincia a sentire l'eco dei rimbalzi del pallone da basket, le scarpe che “fischiano” sul pavimento lucidato e i lamenti del tabellone.
Tra una risata e l'altra aspettiamo con impazienza ogni partita, per scoprire quanto possa effettivamente essere forte questa “Generazione dei miracoli”, e quali sorprese ci mostreranno i giocatori che devono affrontarla.
I personaggi hanno le loro idiosincrasie, le loro manie e preferenze che li caratterizzano, che ce li fanno amare o odiare. Ogni membro della “Generazione dei miracoli” ha nel cognome l'ideogramma del proprio colore di capelli (a parte Kuroko, che ha i capelli blu e abbia il kanji di nero) e un modo di giocare tutto particolare e il mangaka non si è certo dato dei limiti, tra personaggi che scompaiono, ganci da sotto canestro, tiri da distanze improponibili, e molto altro ancora….
Quindi prima leggiamo il manga e poi prendiamo il pallone a andiamo a farci una bella partita di basket, anche se non saremo in grado di svanire tra le ombre o rimanere sospesi in aria per almeno cinque minuti prima di fare un canestro perfetto da metà campo.

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Commenti

  1. Buon spokon sul basket, migliora “di partita in partita” viene da dire. Purtroppo come quasi tutti gli spokon è molto povero di contenuti slice of life, ed anche gli allenamenti sono giostrati in modo piatto e diretto. Naturalmente nelle partite si cambia decisamente ritmo, e quasi ogni azione ti incita a leggere la vignetta successiva, inoltre è uno spokon molto “shonen” rispetto al famoso Slam Dunk, con colpi ed abilità fuori dall’ordinario (chi ha detto Murasakibara o Aomine!?). E per far appassionare anche di più i lettori, l’autore insiste nel citare e spiegare termini, azioni e formazioni della pallacanestro. Il disegno è molto pulito, con rispetto delle proporzioni ed un tratto particolarmente bello (for me) per le vignette in cui viene espressa massima decisione e potenza, unico difetto: a volte l’autore è un pò rigido nelle pose di tiro e stoppata (e personalmente non mi piace molto come disegno a volte, soprattutto nelle color, gli occhi di Kuroko). Un altro spokon che mi sento di consigliare è “Haikyuu!”, scritto e disegnato da Furudate Haruichi, manga sulla pallavolo maschile con tratto molto più shonen di K.N.B., storia più leggera, ma con quasi lo stesso carisma e magnetismo dell’opera di Fujimaki nel corso delle partite.

    PS: Possibile che il kanji di Kuroko sia riconducibile al discorso dell’ “ombra”?

  2. è bello sentire finalmente parlare così bene degli spokon, sono manga che portano a provare emozioni molto forti, ed è per questo che sono il mio generere preferito. Sono d’accordo, dovrebbe essere un genere più diffuso, soprattutto spokon che raccontano di sport di squadra.

    PS: “Kuro” significa nero, ed è appunto riconducibile all’ombra!:)

  3. Ottimo articolo Monica, condivido in pieno la tua analisi, uno dei manga più interessanti degli ultimi tempi, il cui valore emerge con il tempo in tutto il suo splendore.

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