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Twitter, Meta, FTX: un mese di ribassi per le piattaforme digitali

Twitter licenzia, Meta licenzia e Zuckerberg ammette i propri errori di valutazione, FTX fallisce. Un mese da dimenticare per le piattaforme digitali.

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Il mondo delle piattaforme digitali sta vivendo un mese complicato, con una serie di avvenimenti che stanno portando uno scossone su questo mondo, sotto tutti gli aspetti. Ma vediamo passo passo cos’è successo questo mese.

Elon Musk acquista Twitter e licenzia personale: inizia lo scossone delle piattaforme digitali

Partiamo dal primo caso che ha segnato questo scossone delle piattaforme digitali. Il 28 ottobre Elon Musk e Twitter hanno formalizzato una delle operazioni più discusse dell’ultimo periodo. Musk ha ufficialmente acquisito Twitter, per la cifra di 44 miliardi di dollari. Subito ha licenziato 4 dei top manager dell’azienda, tra cui il CEO Parag Agrawal.

Passati appena 3 giorni, il 31 ottobre arriva Twitter Blue: si tratta di un abbonamento mensile che permette di ottenere le “spunte blu” degli account verificati da Twitter. Twitter Blue fornisce funzioni e personalizzazioni esclusive.

Ancora una manciata di giorni, e il 3 novembre circa il 50% dei dipendenti di Twitter vengono licenziati. Parte immediatamente una class actional tribunale di San Francisco.

Infine, il 10 novembre Musk ha eliminato lo Smart Working da Twitter: il nuovo proprietario vuole infatti che tutti lavorino nelle sedi dell’azienda.

Lo stesso Musk ha voluto incontrare i dipendenti della sua neoacquisita creatura, spiegando loro le novità riguardo lo Smart Working e aggiungendo che la bancarotta di Twitter non è fuori discussione.

elon musk twitter acquisizione-min

Meta non ne esce indenne: licenziamenti anche qui e un mea culpa di Zuckerberg

Problemi anche per Meta. L’azienda il 9 novembre ha infatti licenziato circa il 13% della forza lavoro. Un duro colpo, considerato che l’azienda guidata da Zuckerberg ha registrato una crescita continua ed ininterrotta. Una crescita che ha avuto il suo picco durante la pandemia, e ha portato un anno fa al rebranding di Facebook, che ha appunto assunto il nome di Meta.

Qui è lo stesso Mark Zuckerberg a prendersi la responsabilità. Dice infatti che la crescita dell’azienda durante la pandemia lo ha portato a un errore di valutazione sulle prospettive di crescita future. Questa valutazione errata ha portato Meta ad aumentare le assunzioni, portando ad un eccesso di personale che si riflette sul calo dell’ultimo anno.

Meta Creators Of Tomorrow Min

Lo scossone delle piattaforme digitali non risparmia le criptovalute: FTX è fallito, Bitcoin crolla a 16.000,00$

Poteva forse non subire la situazione anche il mondo delle Criptovalute? Certo che no!

Il fallimento di FTX

Al centro troviamo due exchange, cioè piattaforme che permettono lo scambio di criptovalute. Il primo è Binance, uno dei più grandi e utilizzati exchange centralizzati di criptovalute, fondato nel 2017 e con sede nelle isole Cayman. L’altro è FTX: altro exchange centralizzato, nato nel 2019 e con sede alle Bahamas. Il suo utility token, ovvero token paragonabili alle azioni societarie le cui quote vengono registrate su blockchain, è FTT.

Binance e FTX sono due tra i principali exchange centralizzati del settore crypto. Nel 2021 attraverso questi due exchange è passato il 30% di tutto il volume di trading mondiale, per una cifra di 27,5 trilioni di dollari.

Binance e FTX non sono sempre stati rivali in affari. Nel 2019 Binance è stato uno dei principali sostenitori e investitori di FTX. Una collaborazione continuata fino al 2021, quando FTX ha ricomprato le sue azioni a Binance per 2,1 miliardi di dollari. Buona parte di questa somma è stata liquidata in token FTT.

6 novembre: l’inizio del crollo di FTX

Il 6 novembre la società di trading Alameda Research ha pubblicato un’analisi di bilancio che elencava 3,66 miliardi di dollari in token FTT “sbloccati” oltre ad altri 2,16 miliardi in forma di garanzia. Una potenziale fragilità del token FTT, che ha spinto il CEO di Binance Changpeng Zhao (CZ) ad annunciare che avrebbe venduto tutti i suoi token FTT.

Le “recenti rivelazioni” a cui fa riferimento riguardano un report di CoinDesk riguardo una forte dipendenza della socientà Alameda dal token FTT. Comunque dopo questo tweet il mercato delle criptovalute è andato nel panico. Il prezzo del token FTT è sceso di più del 10% e in in tre giorni sono stati prelevati da FTX oltre 6 miliardi di dollari. 

Ma FTX aveva già provato a mettere una pezza per tappare il buco. L’amministratrice delegata di Alameda Research, Caroline Ellison, infatti già il 6 novembre ha smentito le voci riguardanti lo stato della società di trading, spiegando che Alameda possiede anche altri asset oltre al token FTT. Ellison ha anche proposto a CZ di acquistare i token FTT di Binance per 22$ l’uno.  

8 novembre: Binance acquisisce FTX, 10 novembre: l’acquisizione salta, 11 novembre: FTX fallisce

Arriviamo all’8 novembre, quando il ceo di Binance annuncia di aver accettato di acquisire FTX. Ma non finisce qui: il 10 novembre, appena due giorni dopo, Binance ritira l’offerta. Alla base della decisione una due diligence, cioè la verifica dei dati del bilancio, di FTX. Questa rinuncia di Binance ha fatto sospettare che la situazione di FTX fosse peggio del previsto.

E infatti il giorno dopo il CEO di FTX Sam Bankman-Fried (SBF) si dimette, e FTX dichiara la bancarotta.

Il fallimento di FTX crea il domino sulle criptovalute: altro scossone delle piattaforme digitali

Dopo l’annuncio della mancata acquisizione di FTX da parte di Binance, il mondo delle criptovalute ha subito lo scossone: il mercato si è aperto con un -16% per BTC, -24% per ETH e -43% per SOL. In particolare la crypto Solana (SOL) ha avuto gli effetti peggiori dalla situazione: il CEO di FTX Sam Bankman-Fried (SBF) è stato da sempre un sostenitore di SOL, appoggiando e facendo crescete questo progetto.

Ma anche Bitcoin (BTC) non se la sta passando bene, ha infatti raggiunto un valore di 16.000$ il 13 novembre. Ben lontani dai 21.000$ che aveva il 5 novembre, prima della crisi di FTX. Questa crisi però è solo un sasso nella valanga, se pensiamo che BTC ormai da qualche mese “vivacchia” intorno a quota 20.000$, ben lontani dalla soglia di 50.000$ di un anno fa.

Scossone delle piattaforme digitali
Bitcoin (BTC) grafico a 6 mesi dal 31/11/2022 – young platform

Infine Ethereum (ETH), dopo il Merge del 15 settembre, ha visto una fase di mercato altalenante, fino al netto segno meno causato da FTH.

Scossone delle piattaforme digitali
Ethereum (ETH) grafico a 6 mesi dal 31/11/2022 – young platform

E dopo lo scossone, cosa succederà alle piattaforme digitali?

Il mondo digitale ha avuto un’impennata durante il periodo della pandemia e dei lockdown, come Zuckerberg ha sottolineato. Questo periodo di rialzi però potrebbe rivelarsi una bolla, cioè una sopravvalutazione del valore di certi asset. E quando una bolla esplode, si osservano perdite improvvise e catastrofiche.

Va detto in realtà che la discesa di molti big è iniziata già alcuni mesi fa, per varie ragioni. Twitter per esempio ha dato colpa alla presenza di molti profili fake, che avrebbero creato una sovrastima del numero di effettivi iscritti al social. E anche le criptovalute da mesi sono in periodo di “bear market”, cioe una progressiva diminuzione dei valori di alcuni asset, con aspettative pessimistiche verso il mercato finanziario.

Quindi più che una bolla sembra una tendenza al ribasso graduale e continua. Per quanto continuerà? Bella domanda. Speriamo per poco!

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Alessio Riccardi

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