Cultura e Società

Manifestazioni e violenti scontri, cosa sta succedendo in Armenia?

In Armenia le manifestazioni e gli scontri diventano sempre più violenti giorno dopo giorno per la questione del Nagorno-Karabakh

Da settimane ormai la capitale dell’Armenia Yerevan è interessata da intense manifestazioni nei confronti del premier Nikol Pashinyan.
I manifestanti contestano il governo, accusato di aver fatto concessioni all’Azerbaigian sulla regione contesa del Nagorno-Karabakh.

Che cos’è il Nagorno-Karabakh che ha scatenato le manifestazioni in Armenia

Si tratta di un’enclave cristiana armena, internazionalmente riconosciuta come parte dell’Azerbaigian, paese a prevalenza musulmana.

Nel 1920, dopo la conquista bolscevica, per volere di Stalin, il territorio venne assegnato all’Azerbaigian e nel 1923 venne creata l’Oblast’ Autonoma del Nagorno-Karabakh.
Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica la questione del Nagorno Karabakh riemerse.
Denunciando una azerificazione forzata della regione ad opera dell’amministrazione di Baku, gli armeni della regione con il supporto ideologico e materiale dell’Armenia stessa, cominciarono a mobilitarsi per riunire la regione alla madrepatria.

manifestazioni armenia
mappa a cura di Internazionale

Nel settembre 1992, dopo la fuoriuscita dell’Azerbaigian dall’URSS, i sovietici dichiararono la nascita di una nuova repubblica, la Repubblica dell’Artsakh.
Una reazione militare azera accese nuovamente il conflitto, che si concluse con un accordo di cessate il fuoco nel 1994, con la firma del protocollo di Biskek, con la mediazione del gruppo di Minsk dell’OSCE (Russia, Stati Uniti e Francia).

La “Guerra dei 44 giorni”

Da trent’anni ormai la situazione rimane tesa in questa regione del Caucaso rimane tesa.
Il 27 settembre 2020, l’Azerbaigian riprese il conflitto occupando la parte meridionale del Nagorno-Karabakh. Gli attacchi missilistici ed aerei nel territorio dell’alto Karabakh, compresa la capitale de facto Stepanakert, furono feroci. Attacchi così intensi e devastanti non si verificavano dagli anni Novanta, periodo in cui il conflitto era nelle fasi più violente.
Il conflitto del 2020 passò alle cronache come “Guerra dei 44 giorni”.

manifestazioni armenia


Nel novembre del 2020 la Russia di Vladimir Putin decise di intervenire inviando oltre 2000 soldati come unici peace-keeper nella regione, per un periodo previsto di 5 anni, arrivando così ad annunciare un accordo di pace tra Azerbaigian e Armenia.

Con l’accordo, diversi territori fino ad allora sotto il controllo armeno passarono all’Azerbaigian.
Queste decisioni innescarono una profonda crisi politica in Armenia, che sfociò in violente proteste e nell’occupazione del Parlamento di Yerevan da parte dei manifestanti.

manifestazioni armenia
Vladimir Putin insieme ai leader Nikol Pashinyan e Ilham Aliyev

Le manifestazioni in Armenia ed i possibili nuovi scenari

In queste ultime settimane, il premier armeno Nikol Pashinyan attirò la critica dell’opposizione su di sè.
Il 6 aprile scorso, infatti, durante una visita a Bruxelles con il suo omologo azero Aliyev e con la mediazione del Presidente del Consiglio Europeo Michel, egli affermo di essere pronto a trattare e ad “abbassare l’asticella” sullo status del Nagorno-Karabakh, come richiesto dalla comunità internazionale.

manifestazioni armenia
Nikol Pashinyan, Charles Michel, Ilham Aliyev


Le proteste nella capitale Yerevan sono scoppiarono il 17 aprile e nei giorni seguenti divennero sempre più violente, con la polizia che nelle ultime 24 ore arrestò oltre 250 manifestanti.

In Armenia la linea del Governo sulla questione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh (sono questi i nomi con cui i due Paesi rispettivamente chiamano la regione da trent’anni contesa) è stata ritenuta molto morbida, tanto che già il 12 aprile scorso l’opposizione boicottò i lavori in Parlamento.  

Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la questione del Nagorno-Karabakh potrebbe prendere una piega diversa. La Russia, che fino a pochi mesi fa ricopriva un ruolo chiave, grazie anche alle sue 2.000 truppe peace-keeper nella regione, rischia di cedere il posto all’UE.
La funzionalità delle truppe russe, schierate in seguito alla vittoria dell’Azerbaigian sull’Armenia nella “Guerra dei 44 giorni” del 2020, verrebbe messa così in dubbio.

TAP: il gasdotto che avvicinerà maggiormente l’Azerbaigian e l’UE

Inoltre, con la diversificazione delle forniture energetiche per allentare la dipendenza dalla Russia da parte dell’UE, l’Azerbaigian è destinato a diventare il più grande fornitore di gas per l’Europa.
Il vecchio continente presto potrà contare sul gasdotto TAP (Trans-Adriatic Pipeline).  Il Corridoio, che garantirà il gas necessario all’Italia e al resto d’Europa, è formato da tre reti di gasdotti: South Caucasus Pipeline, che vede interessate Azerbaigian, Georgia e Turchia; Trans Anatolian Pipeline che attraversa tutto il territorio turco, e infine, appunto, il Trans Adriatic Pipeline, che approderà in Italia dopo aver attraverso la Grecia e l’Albania.
L’Azerbaigian si ritroverà così al centro di un progetto che cambierà la strategia politica dell’UE e non solo. L’Azerbaigian tra l’altro gode anche del supporto della Turchia di Recep Tayyip Erdogan, un altro attore e sostenitore principale del TAP, che da sempre si è mostrato sostenitore del popolo azero nel conflitto azero-armeno.

manifestazioni armenia
mappa a cura di InsideOver



Insomma, con la Russia impegnata sul fronte ucraino, nuovi scenari potrebbero aprirsi nel Caucaso, dove l’Europa potrebbe provare a prendere in contropiede Putin.

Rabbia e indignazione per l’incidente mortale

A gettare benzina sul fuoco e ad alimentare maggiormente le proteste tra le strade di Yerevan, pare essere stato anche un incidente mortale che ha coinvolto la scorta del premier Pashianyan.
Quest’ultima ha investito e ucciso una donna incinta, la 29 enne Sona Mnatsajanya.
Le immagini che hanno fatto il giro del web in poche ore, mostrano il corteo della scorta del premier centrare in pieno la giovane donna, mentre nessuna delle auto pare essersi fermata a prestar soccorso.

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Arber Agalliu

Parlo tanto e dormo poco.

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