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John Wick 4: l’effetto Fast and Furious | Recensione

Il sicario interpretato da Keanu Reeves arriva all'apice della sua storia di vendetta

John Wick 4 arriva finalmente nelle sale, riportando in scena uno degli eroi action più amati degli ultimi anni. I fan stanno aspettando con ansia questo nuovo capitolo e le reazioni emerse negli ultimi giorni non hanno fatto altro che gettare benzina sul fuoco dell’hype. Dopo averlo visto in anteprima, siamo pronti a raccontarvi qualcosa di John Wick 4 in questa recensione. E a spiegarvi perché abbiamo citato nel titolo la saga di Dominic Toretto.

La recensione di John Wick 4: cosa c’entra Fast and Furious?

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Sembra strano a pensarlo ora, ma c’è stato un periodo in cui Fast and Furious era una saga “seria”. Sarebbe difficile definirlo cinema d’autore, ma i suoi primi capitoli erano film d’azione piuttosto classici su un agente di polizia infiltrato e sulle corse clandestine. C’erano scene adrenaliniche, ma rientravano nella tradizione e nei canoni del genere.

Film dopo film però si è capito sempre meglio cosa cercasse il pubblico da questa saga, ed è stato dato, sempre di più. Tutto diventava sempre più esagerato e incredibile, rilanciando su quanto visto in precedenza, amplificandolo fino all’estremo. E così siamo arrivati a Tyrese Gibson e Ludacris che vanno nello spazio in macchina. Ed è più o meno la stessa cosa che accade in John Wick 4.

Attenzione: non stiamo dicendo che in questo film Keanu Reeves viaggia nello spazio o in generale ha scene con lo stesso tono di Fast and Furious. Tuttavia è evidente fin dall’inizio come abbia seguito lo stesso percorso, partendo da un film d’azione relativamente moderato e rilanciando ogni volta sugli aspetti più apprezzati dal pubblico, fino all’estremo.

Ed è questo che rende così particolare questo capitolo. È senza dubbio quello più curato ed esaltante, adrenalinico ed emozionante della saga fino a qui, ma solo a patto che resti mentalmente all’interno della vicenda. Perché nel momento stesso in cui ti stacchi e lo vedi da una prospettiva più trasversale, il castello di carte crolla ed è difficile rimetterlo in piedi.

L’estetica portata all’estremo o all’eccesso?

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Photo Credit: Murray Close

Questa saga ha sempre avuto una marcia in più rispetto alla media dei film d’azione. Il carisma affascinante di un protagonista supereroistico nella sua determinazione incrollabile, sequenze di combattimento particolarmente elaborate e ricercate, un mondo misterioso nascosto dietro gli angoli, pieno di regole e rituali, e una cura per l’aspetto visivo eccezionale. Tutto questo torna in versione massima in John Wick 4, fin dall’inizio.

Colpisce in particolare proprio l’attenzione per l’immagine. Il regista Chad Stahelski sembra non volersi prendere (e farci prendere) un attimo di respiro, cercando di rendere ogni inquadratura imponente e d’impatto. È davvero difficile trovare momenti in cui questa pellicola non sia intrisa di un’epicità impressionante anche solo allo sguardo.

Abbiamo un grande approfondimento di tutta l’organizzazione dei criminali, con un larghissimo spazio dedicato alle sue norme. Scopriamo nuove location e personalità, regole e tradizioni di questo sottobosco di sicari che si è fatto sempre più intricato, film dopo film.

Tutto questo corre su una linea sottilissima. La buona norma vorrebbe un bilanciamento attento dell’intensità di un film, mentre qui tutto è alzato al massimo livello. E il rischio in questi casi è di cadere nel ridicolo, nella parodia di sé stessi, tirando fuori lo spettatore da ciò che sta guardando. E non possiamo non notare come in alcuni passaggi di questo John Wick 4 questo scenario si avveri, con più o meno consapevolezza di ciò da parte del film.

John Wick 4 è il limite massimo

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Photo Credit: Murray Close

Questo film regala senza dubbio ai fan della saga ciò che volevano. Ha letteralmente preso gli elementi chiave del franchise e li ha amplificati il più possibile, dando una grande intensità a questo capitolo importantissimo per la storia narrata finora.

Tuttavia questo esercizio è davvero il limite massimo. Cercare di rilanciare ulteriormente sarebbe un errore, che porterebbe al declino della saga. O quantomeno al passaggio da un action con una solida base a un progetto sui supereroi in senso stretto, con un proverbiale salto dello squalo. Già in questo film ci è andato straordinariamente vicino.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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