Dopo anni di critiche all’intelligenza artificiale, James Cameron ha scelto di partecipare attivamente allo sviluppo di nuove tecnologie AI. L’obiettivo del regista di Avatar e Titanic è tagliare i costi delle grandi produzioni senza però ridurre il personale. Lo ha spiegato nel podcast Boz to the Future, raccontando la sua recente collaborazione con Stability AI, azienda attiva nello sviluppo di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale.
Si, James Cameron ha decisamente cambiato idea in merito all’AI
Cameron ha deciso di entrare nel consiglio di amministrazione di Stability AI nel settembre scorso. Lo ha fatto, dice, per “capire lo spazio”, cioè approfondire le dinamiche tecniche e creative dietro la tecnologia. “Volevo sapere cosa hanno in mente gli sviluppatori, qual è il loro ciclo di sviluppo, quante risorse servono per creare un nuovo modello costruito su misura”, ha spiegato. Il suo interesse principale riguarda l’integrazione dell’AI nei processi legati agli effetti visivi, una delle componenti più complesse e costose dei blockbuster.
La posizione di Cameron è chiara. L’intelligenza artificiale, dice, deve servire a rendere più veloce la realizzazione delle scene, non a tagliare il numero di lavoratori. “Non si tratta di licenziare metà del personale degli studi di effetti speciali”, afferma. “Si tratta di raddoppiare la velocità con cui si completa una scena”. Questo, secondo il regista, permetterebbe agli artisti di lavorare più rapidamente, spostandosi da un progetto all’altro con maggiore fluidità.
Cameron insiste: se si vogliono continuare a vedere film come Dune o Avatar, è necessario dimezzare i costi di produzione. Solo così sarà sostenibile realizzare pellicole con grandi effetti digitali. Per farlo, serve ripensare l’intero ciclo di produzione, dalla pre-visualizzazione alla post-produzione, con il supporto dell’intelligenza artificiale.
Non la pensava così lo scorso anno
Solo un anno fa, James Cameron si mostrava molto più cauto. In un’intervista a CTV News ricordava il messaggio di The Terminator, film che nel 1984 metteva in guardia contro una futura ribellione delle macchine. “Vi avevo avvisati nel 1984, ma non mi avete ascoltato”, diceva allora. Secondo lui, il pericolo maggiore resta la militarizzazione dell’AI, non la sua applicazione in ambito creativo.
Ma Cameron non crede che l’Intelligenza Artificiale possa scrivere una storia capace di commuovere. “Non penso che una mente disincarnata, che ricicla ciò che altre menti incarnate hanno detto sulla vita, sull’amore, sulla paura o sulla morte, possa davvero emozionare un pubblico”, ha detto. E aggiunge, con tono ironico: “Aspettiamo vent’anni. Se un’IA vince l’Oscar per la miglior sceneggiatura, allora forse la prenderemo sul serio”.
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