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It’s about time!

Nella prima puntata de l'Università Invisibile abbiamo parlato di tempo, in una maniera un po' eccentrica se volete, ma sempre di tempo si trattava. In quella occasione vi avevo promesso che sarei tornato sul tema, ed è quello che intendo fare oggi. 
Oggi torniamo a parlare di tempo, e nello specifico, di cosa succede quando ci si viaggia attraverso.
Ora, c'è una premessa importante da fare: ovviamente il tema dei viaggi nel tempo è proprio della fantascienza. Ci sono teorie su come si potrebbe viaggiare nel tempo, addirittura ci sono dei manuali di istruzioni su come costruire una macchina del tempo che funziona davvero ma ahimè, il necessario va un pochino oltre compensato, chiodi e colla vinilica, quindi sebbene viaggiare nel passato sia teoricamente plausibile, stiamo ancora nel reame dei voli di fantasia (per la cronaca, ho specificato viaggiare nel passato perchè invece viaggiare nel futuro è già stato fatto, più o meno da tutti gli astronauti che hanno orbitato attorno alla Terra abbastanza a lungo). Tenete questa considerazione ben presente per tutta la lettura: sto per descrivere diversi tipi di viaggi nel tempo, ma essi non hanno assolutamente niente a che vedere con il modo in cui si viaggia nel tempo. Essendo la macchina del tempo ancora un oggetto di fantasia, che la fantasia partorisca flussi canalizzatori, improbabili fionde gravitazionali attorno al Sole, sarcofagi nel garage di un paio di ingegneri insoddisfatti o eleganti sedie di legno massello fa lo stesso: non è il mezzo che mi interessa discutere, bensì le modalità del viaggio, le regole che lo governano. E le implicazioni, le conseguenze logiche di tali regole, che vengono sistematicamente cannate in maniera plateale da moltissimi autori che si cimentano con questo tema.
Come funzionano i viaggi nel tempo? Ovviamente nessuno lo sa, ma ci sono diverse idee.
La teoria della biforcazione, aka il “metodo Trunks”, aka Grande. Almanacco. Sportivo.
Questa teoria, che è una delle più accreditate ed usate, prevede che quando un viaggio nel tempo cambia qualcosa nel passato, da quel punto del tempo si dipanano due distinte linee temporali: la prima, quella di partenza, dove l'evento anomalo non è accaduto, è quella che prosegue fino al momento in cui la macchina del tempo viene utilizzata per tornare indietro nel tempo per creare quell'evento anomalo; e la seconda, che nasce appunto da quella anomalia e prosegue con una nuova catena di eventi che ne sono conseguenza. 
Esempi illustri di questa teoria ce ne sono a decine, dallo Star Trek di Abrams (in cui Spock, rivolgendosi platealmente agli spettatori, quasi guardando in macchina, fa lo “spiegone” sulle implicazioni della biforcazione della linea temporale) a Il Giorno Che Non Verrà, uno degli ultimi numeri del glorioso PKNA, ma probabilmente i casi più famosi sono due: Dragon Ball, in cui Trunks torna indietro nel tempo per avvertire Goku e compagni della minaccia dei Cyborg sdoppiando la linea temporale in due, e Ritorno al Futuro 2, in cui il furto del Grande Almanacco Sportivo crea una nuova linea temporale in cui Biff Tannen è ricco e potente.
Ora: quali sono le necessarie (badate bene: necessarie!) implicazioni di questa teoria, che talvolta vengono rispettate ma più spesso bellamente ignorate? Soprattutto due: 1) OGNI viaggio nel passato crea una biforcazione; 2) OGNI viaggiatore nel tempo è, una volta che ha creato una biforcazione, inchiodato nella nuova linea temporale. Il primo punto è abbastanza evidente: anche se una volta arrivati nel passato vi chiudete in uno sgabuzzino e non avete nessunissimo contatto con il mondo esterno, la vostra stessa presenza lì, per quanto breve ed invisibile, è un'anomalia. Certo, forse la nuova linea temporale sarà operativamente indistinguibile da quella di partenza, ma non fatevi illusioni: la biforcazione è avvenuta. Il secondo punto viene illustrato magistralmente da Doc Brown in Ritorno al Futuro 2: quando Marty propone di risolvere la situazione tornando nel futuro ed impedendo al Biff del futuro di rubare l'almanacco, Doc ribatte che se facessero questo andrebbero nel futuro della linea temporale in cui si trovano, cioè una in cui Biff è il padrone di Hill Valley. La soluzione è quindi un'altra, cioè tornare indietro nel tempo ed impedire al vecchio Biff di dare l'almanacco al Biff giovane. Ma attenzione! Nemmeno così i due sono tornati nella loro linea temporale iniziale; ne hanno piuttosto creata una terza, del tutto simile alla prima se volete, ma distinta. Un esempio di plateale errore di gestione di questo tipo di regole è proprio in Dragon Ball: Trunks va nel passato, avverte i guerrieri Z e poi torna indietro…ma finisce nel suo futuro. Quello che sarebbe dovuto succedere è che Trunks avrebbe dovuto sbucare nel futuro della linea temporale in cui si trova, cioè quella in cui il mondo non è stato semi-distrutto dai Cyborg. Non si tratta di dire “eh, ma la sua macchina del tempo funziona così”. Qui parliamo della legge di causa-effetto, non di qualcosa di manipolabile con la fanta-fuffa.
La teoria della modificabilità del tempo, aka il “metodo Who”, aka Popolazione nove miliardi…tutti Borg
Questa teoria prevede invece che la linea temporale sia una sola, ma che sia morbida, modificabile a piacimento da parte del viaggiatore del tempo, talvolta con conseguenze immediate sul mondo esterno (mentre il viaggiatore rimane sostanzialmente “protetto” dai cambiamenti che lui causa), talaltra con conseguenze anche sul viaggiatore stesso. L'esempio migliore, a parte dozzine di episodi del Dottor Who, lo troviamo di nuovo in Ritorno al Futuro, in particolare nel primo film, in cui se Marty non riesce a riparare ai danni che il suo arrivo nel passato ha causato, i suoi genitori potrebbero non innamorarsi e quindi lui non nascere. Conseguenza di questo è che più gli eventi si avvicinano al punto di non ritorno, più l'esistenza stessa di Marty è in discussione, e più lui “sbiadisce”. Un altro esempio è Star Trek: Primo Contatto, in cui i Borg assimilano la Terra del passato, la quale si trasforma sotto gli occhi di Picard e soci, protetti dal cambiamento perchè si trovano nella “scia temporale” della nave Borg mentre questa compie il suo viaggio. Le regole dei viaggi nel tempo che seguono questa teoria sono, alla meglio, creative. Siccome l'idea stessa di cambiare il passato mette in discussione il rapporto di causa-effetto, si finisce spesso e volentieri ad inventare di sana pianta come potrebbe funzionare il tutto, di solito con risultati che lasciano a desiderare. Perfino nel bellissimo Ritorno al Futuro non posso che chiedermi chi ha deciso che Marty ha tempo solo fino alla fine del ballo per far baciare i suoi genitori, o perchè i cambiamenti in negativo influiscono su Marty (che appunto rischia di smettere di esistere), ma i cambiamenti positivi influiscono su tutta la sua famiglia, su Biff, ma lui ne rimane misteriosamente immune. La risposta è, ovviamente, che l'hanno deciso gli autori…ma non è una risposta che mi lascia soddisfatto. Naturalmente anche questo tipo di storie possono essere fatte molto bene, e il mio esempio preferito è Donnie Darko, che conduce piano piano fino al paradosso temporale finale con una grande eleganza.
La teoria della causalità circolare, aka il metodo dei paradossi, aka What happened, happened
Questa teoria, invece, prevede due cose: primo, che il rapporto di causa-effetto non si può in alcun modo sospendere, che quindi la linea temporale non è modificabile in alcun modo, e secondo, che di linea temporale ne esiste una e una sola. Il risultato è che ogni azione che un viaggiatore nel tempo compie nel passato, è effettivamente già avvenuta nel momento in cui il viaggiatore intraprende il suo viaggio. Quindi niente di ciò che il viaggiatore farà dopo la sua partenza (ma nel passato rispetto alla partenza) può in alcun modo essere incoerente con ciò che è avvenuto prima della sua partenza (ma nel futuro rispetto al momento dell'arrivo nel passato), perchè le conseguenze delle sue azioni sono già nel passato rispetto alla sua partenza. Se non è chiaro, rileggete. Vi faccio un esempio: se partiste oggi per tornare a vent'anni fa ed uccidere voi stessi mentre siete nelle braccia di vostra madre non funzionerebbe, perchè se funzionasse voi sareste morti, e quindi non sareste in grado di tornare indietro ad uccidervi. Certo, questa teoria porta a un'implicazione bizzarra: cosa succede se comunque sia ci provate lo stesso? La teoria dice che, in qualche modo, fallireste. Le azioni che intraprenderete saranno per voi la scelta migliore per ottenere il vostro obbiettivo, ma invece, necessariamente, saranno le azioni che vi porteranno, in qualche modo, a fallire l'obbiettivo. L'idea è che quel che è successo, è successo, e non c'è modo di cambiarlo. Nell'esempio di prima, potrebbe accadere che una volta arrivati di fronte a vostra madre, con voi in braccio, e tirata fuori la vostra pistola, un fastidioso dolore alla spalla che avete fin da bambino vi faccia sbagliare mira. Lo sparo, però, farebbe spaventare vostra madre, che lascerebbe cadere a terra il vostro sé stesso bambino, che picchierebbe la spalla su un sasso…creando il problema che poi vi farà sbagliare mira quando da grande tornerete nel passato per uccidervi. Causalità circolare. Personalmente trovo che questa teoria sia quella più interessante, perlomeno dal punto di vista narrativo. Grandiosi esempi si possono trovare ovunque: L'Esercito delle Dodici Scimmie, la quinta stagione di Lost, il primo, meraviglioso Final Fantasy, il remake de La Macchina del Tempo del 2002, che è in realtà un misto di questo metodo e del precedente, nel senso che dei cambiamenti nella linea temporale sono accettabili fintanto che il risultato importante non cambi: la ragazza del Viaggiatore non può essere salvata da un viaggio nel passato del Viaggiatore, perchè questo cancellerebbe l'evento che ha portato il Viaggiatore a costruire la macchina, quindi la macchina non verrebbe costruita e non potrebbe essere utilizzata per salvarle la vita. Perfino in Dragonlance si trova un eccellente esempio di causalità circolare: anche se è un fantasy, quindi la "magicità" dell'ambientazione offre una scusa per prendersi notevoli libertà a riguardo, il rapporto che lega Raistlin a Fistandantilus è talmente geniale che non potevo non citarlo. Ma uno degli esempi più significativi, se non altro per la deliziosa perversione dell'autore, è il racconto di Robert Heinlein Tutti voi zombie, in cui un uomo, che poi è una donna, causa una serie pazzesca di concatenazioni concentriche di paradossi fino a risultare –SPOILER– essere figlia, madre e padre di sé stesso.
Alla fine, anche se quest'ultimo è il set di regole che preferisco, lo preferisco esclusivamente perchè mi pare essere quello che consente di creare storie più interessanti, più narrativamente coinvolgenti e più piene di momenti “aha!”, che costituiscono una grande fetta del motivo per cui adoro le storie di viaggi nel tempo. Però non fraintendetemi: gli altri metodi, nelle mani giuste, consentono di creare grandi storie. La cosa importante, per quanto mi riguarda, è su un piano diverso: l'importante è che se un autore stabilisce delle regole, poi non può cambiarle, cioè non può imbrogliare il suo pubblico. Se lo fa, tradisce il patto che viene a formarsi fra autore e pubblico, che è questo: io, spettatore, consento a sospendere la mia incredulità mentre tu, autore, mi racconti di un viaggio del tempo. In cambio tu, autore, prometti di non usare colpi bassi e cambiare la realtà al di fuori di quanto tu stesso hai stabilito di poter fare. Faccio un ultimo esempio, un esempio di una pessima storia di viaggi nel tempo: la prima stagione di Heroes. Perchè è una pessima storia di viaggi nel tempo? Semplice: perchè per tutta la stagione allo spettatore viene sbattuto in faccia che la linea temporale non possa essere cambiata, che quale che sia la linea di azione intrapresa dagli eroi il concetto di “what happened, happened” è la regola che vige. Quindi, avendo Hiro Nakamura visto l'esplosione nel centro di New York, lo spettatore SA che, stando alle regole che l'autore stesso ha stabilito, la lotta degli eroi per impedire la bomba dovrà, necessariamente, fallire. La missione, manco a dirlo, ha successo, e questo non va bene: è l'equivalente di un pesantissimo intervento miracoloso, cioè un intervento che sospende le leggi dell'universo perchè altrimenti ci va di mezzo l'happy ending. Molto, molto brutto.
La Colonna Sonora Consigliata di questa iterazione dell'Università Invisibile può essere una e una sola: è necessario omaggiare la serie di film sui viaggi nel tempo più bella di passato, presente e futuro, e quindi quello che vi esorto ad ascoltare è The Power of Love, di Huey Lewis and the News…ma per rendere il riferimento ancora più nerd, vi esorto ad ascoltarla nella versione degli I Fight Dragons, del loro EP Welcome to the Breakdown.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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Commenti

  1. Articolo fighissimo!Però mi pare strano che da fan di Sir Terry Pratchett (ok,non ti conosco, ma direi che il titolo della tua rubrica lo fa intuire non poco, ARCICANCELLIERE XD), tu non abbia citato alcuni dei suoi lavori più assurdi e divertenti su questi concetti (“Thief of Time”, giusto per far l’esempio più eclatante).Comunque scrivi sempre ottimi articoli!

  2. Grazie, gente! 🙂

    @Alessandro: hai ragione…avrei potuto parlare di una barcata di cose, perchè le storie sui viaggi nel tempo sono tantissime…e mentirei se dicessi di aver usato un inattaccabile criterio di selezione in questo articolo! 😛 Anzi, tutte le volte che lo rileggo mi vengono in mente altre storie che avrei potuto citare! Probabilmente l’unica scelta reale che ho fatto è di rimanere quanto più possibile sul lato fantascienza della questione, perchè generalmente le storie fantasy coi viaggi nel tempo tendono ad essere ancora più sregolate!

    @Patmax: l’ho visto, grazie dell’hint…e ti giuro che il titolo dell’articolo non deriva da quello della puntata!

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