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Il Grande Gatsby: avevate la mia curiosità, ora avete la mia attenzione

Non c'è regista più adatto di Baz Luhrmann per dare vita all'intricata storia di Francis Scott Fitzgerald. Ecco cosa deve aver pensato qualcuno della produzione qualche anno fa. Dopo Moulin Rouge c'è stato l'incompreso Australia, ma ora il romantico artista esplode nuovamente cercando di stupire il mondo.
Dimenticando il Musical e i colossal vecchio stile, Lurmann ora si butta nella letteratura, quella classica, reale e significativa.
Ma, oltre le osanna, cerchiamo di capirci qualcosa: il regista è uno di quei tipi “bianco o nero”, o meglio: “oro o nero”.
Le pellicole di Baz non hanno mezzi termini, non creano fan dubbiosi, o li ami alla follia o li detesti con tutto il cuore, The Great Gatsby è assolutamente in linea con questa sua tradizione.
Uscirete dalla sala assolutamente schifati oppure innamorati, non ci potranno essere i classici “meh”, non c'è ignavia in Gatsby, non 'è paura di schierarsi.
Appena uscito dalle grinfie di Tarantino Leonardo DiCaprio scivola nei brillantinati abiti del “Grande” regalandoci un'ottima interpretazione, forse non la migliore, ma sicuramente fedele alla nomea di “Grande”.
Sembra invece che il mondo ce l'abbia con il rampollo Tobey Maguire che si impegna, corre, suda da matti ma non arriva mai primo. Anche questa volta la sua recitazione, per quanto sentita, viene messa in ombra dal monumentale DiCaprio. Il biondo riuscirà ad aggiudicarsi un Oscar questa volta? Non lo sappiamo, ma come tante altre volte in passato, se lo merita.
Comunque dopo la mancata nomination per Django potrebbe accadere di tutto, non ci sono più regole nell'academy.
Un altro dei punti forti del film di Lurhmann, come sempre, sono le cornici: la scenografia, i piccoli dettagli a lato schermo, le entrate in scena teatrali e gli inaspettati trucchi da cineasta snocciolati al momento giusto. Le musiche, vecchio mio, le musiche.
In questo ci troviamo di fronte a un maestro senza eguali.
E con senza eguali intendiamo che The Great Gatsby, dal primo istante,  vi lascerà senza alcun fiato. La “camera divina” dai movimenti poco credibili ma estremamente affascinanti ci guiderà in cima ai grattacieli e nelle tormente, alla ricerca di quella luce verde che risplende oltre la sponda.
Lurhmann non ha freni, schiaccia l'acceleratore della sua fuoriserie gialla e stupisce, ammalia e illumina.
Le Malelingue diranno che il regista alle volte strizza l'occhio troppo facilmente al già citato Moulin Rouge, ma noi pensiamo che si tratti semplicemente di uno stile marcato, non di mancanza di idee (il giovane Tim Burton insegna).
Possiamo addentrarci ancora più nel dettaglio dando qualche consiglio al “lettore”, ovvero quegli spettatori che già conoscitori del romanzo andranno”preparati” nelle sale.
Per quanto la storia sia, per ovvie ragioni, semplificata, se proprio sentite di paragonare la pellicola all'opera originale (cosa che noi abiuriamo) l'unico dubbio che possiamo avere risiede nella scelta del povero Maguire nel ruolo di Nick giovanotto di animo semplice, sembra una caccia alle streghe per il povero ex- spiderman, ma credeteci è solo un caso.
Il fascino, l'opulenza, la teatralità del regista sono tornate, all'uscita dalla sala i vostri occhi coloreranno il mondo davanti a voi.
Una piccola digressione per i fan di Tom Hiddleston (Loki in Avengers) e più nel dettaglio per chi lo ha visto nel meraviglioso film di Allen “Midnight in Paris”. Vogliamo farla, perché ci abbiamo pensato per tutta l'anteprima.
Nell'ultimo film dell'ansioso regista ebreo Hiddleston infatti interpreta  proprio Francis Scott Fitzgerald, l'autore del Grande Gatsby, tale interpretazione è talmente passionale e sentita che per i suoi fan non sarà possibile guardare la pellicola senza immaginarsi che possa saltare fuori da un momento all'altro. Credeteci. 
E andate a vedere il Grande Gatsby.

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