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I Peccatori: se l’horror si tinge di blues | Recensione

Torna in scena il duo Ryan Coogler/Michael B. Jordan per un tuffo negli anni '30 con una punta di orrore

Ryan Coogler ha deciso di prendersi una pausa dai grandi franchise. Dopo aver rivitalizzato la saga di Rocky con Creed – Nato per combattere e soprattutto aver curato le due avventure di Black Panther nell’universo cinematografico Marvel (in attesa che arrivi la terza, già annunciata), il regista torna alle storie originali. Lo fa insieme al suo attore preferito Michael B. Jordan, doppio co-protagonista, di I peccatori, un film horror che proprio oggi arriva nelle sale. E che ha tantissimo del Ryan Coogler del suo primo film, ma anche dell’esperienza raccolta in questi dodici anni di storie.

I peccatori, di cosa parla questo film?

Mississippi, 1932. I fratelli gemelli Smoke e Stack (entrambi interpretati da Michael B. Jordan) sono finalmente tornati a casa. Hanno viaggiato in lungo e in largo, passando dalle trincee della Prima Guerra Mondiale fino ad arrivare alla corte di Al Capone a Chicago. Ora, è tempo di ritrovare i luoghi nativi e con i soldi raccolti dare vita a una nuova attività per la propria comunità: vogliono aprire un juke joint.

Questo locale, a metà tra un bar, un casinò e un live blues club, lo mettono in piedi in un pomeriggio. Comprano una vecchia cascina, reclutano buttafuori, cuochi e camerieri e raccolgono un paio di musicisti, fra cui il loro talentuoso cuginetto Sammie alias Preacher Boy. L’inaugurazione del joint è un successo, la gente accorre a frotte. Ma insieme a loro arriva anche qualcun altro: entità malvagie che cambieranno decisamente l’atmosfera della serata…

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Courtesy Warner Bros. Pictures © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

I peccatori segue uno sviluppo piuttosto classico per i film horror, in particolare quelli moderni e più autoriali. L’orrore, il mostro, si fa ampiamente attendere. Abbiamo un accenno all’inizio e un secondo richiamo, ma niente più. Tanto che siamo portati a dimenticarci di ciò che sappiamo sta per arrivare, seguendo le vicende di Smoke e Stack e la loro quest verso l’inaugurazione del juke joint.

E tutto questo funziona benissimo. Anzi, in qualche modo, pur procedendo su una linea ampiamente tracciata, riesce comunque a coinvolgerci. Sappiamo cosa succederà, ma non abbiamo mai la sensazione del “già visto” e non c’è mai un vero calo di ritmo o di interesse. E nel finale del film I peccatori riesce anche a regalare delle sorprese che non sono così semplici da prevedere.

L’horror migliore è quello che usa i mostri per parlare di altro

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Courtesy Warner Bros. Pictures © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Quella del titolo qui sopra è un’idea che spesso ritorna nelle discussioni su questo genere. E pur non essendo una verità assoluta, lo è sicuramente per un film come I peccatori. Perché Coogler utilizza il genere horror come pretesto per parlare della storia afroamericana, non solo quella degli anni ’30, ramificandosi fino alle tradizioni più antiche e toccando l’epoca contemporanea.

C’è una scena in particolare che esprime questa idea. Si tratta indubbiamente di uno dei momenti più ispirati della pellicola, in cui Coogler mette sullo schermo la connessione intergenerazionale, il percorso che attraversa i decenni, i confini geografici e i generi musicali.

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Alla base di tutto c’è una metafora non particolarmente profonda: gli eventi sono messi in moto da dei vampiri bianchi che cercano a forza di entrare in uno spazio della cultura nera per appropriarsene. Ma è evidente che Coogler non era interessato a particolari sottigliezze. I peccatori è un film che vuole essere esplicito, duro e intenso nel suo messaggio che dà forza, più che dare contro.

In più, intorno a tutto questo, il regista e sceneggiatore costruisce un film che funziona ottimamente anche da solo. L’unico vero problema che abbiamo riscontrato è un leggero sovraffollamento: ci sono tantissime storie grandi e piccole che si intrecciano e per quanto nessuna sia davvero incompleta, tante avrebbero potuto giovare di un approfondimento maggiore. Una chiarezza narrativa che avrebbe probabilmente dato più impatto ad alcuni passaggi di trama, finale compreso.

I peccatori è un buonissimo film, che ha già il profumo del cult

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Courtesy Warner Bros. Pictures © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

In questo film Ryan Coogler riesce in un’impresa che non è mai semplice portare a casa. I peccatori infatti è un ottimo film horror, capace di tenerci incollati alla sedia e con sequenze action appassionanti, che raccoglie l’eredità di classici del genere come Dal tramonto all’alba e su fino a risalire a La notte dei morti viventi.

Un po’ come quest’ultimo però è allo stesso tempo un racconto dall’importante significato sociale, presentato in maniera lucida e proseguendo un discorso che Ryan Coogler ha portato avanti in tutta la sua filmografia. Qui non c’è la stessa rabbia di Fruitvale Station, ma non per questo l’impatto è meno intenso.

Va detto che in nessuno dei due aspetti I peccatori è un film perfetto, né risulta particolarmente rivoluzionario o innovativo. Ma non è quello che gli si richiede ed è proprio per questo che funziona così bene. Non lasciatevelo scappare, perché ha tutte le carte in regola per diventare un cult.

Fruitvale Station
  • Octavia L. Spencer, Michael B. Jordan, Octavia Spencer (Attori)
  • Ryan Coogler (Direttore) - Forest WhitakerProdotto
  • Audience Rating: R (circondato)

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Autore

  • Mattia Chiappani

    Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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