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Humans of New York, da progetto fotografico a serie tv

Esistono moltissimi modi in cui potete chiamare New York: Grande Mela, la Città che non dorme mai, il centro del mondo, ma riferendoci ad una fra le più importanti e famose metropoli globali la dicitura Meltin Pot è indubbiamente quella che maggiormente rappresenta l'essenza cittadina. 
In una città così caotica e in continuo movimento, dalla moda alla finanza, il fotografo Brandon Stanton decise di dar vita ad un progetto con cui raccontare le storie delle persone che quotidianamente rendono The City il centro nevralgico americano. 
Dall'obiettivo iniziale di fotografare 10.000 newyorkesi e creare un portfolio con i volti dei cittadini, il progetto Humans of New York si è ampliato aggiungendo piccole interviste ai soggetti ritratti, citazioni e frasi simbolo della vita di ognuno di loro.
Il passo successivo è stato quello di realizzare una serie tv attraverso la quale continuare a raccontare le storie di migliaia di persone intervistate in questi sette anni.
Humans of New York è oggi una pagina Facebook con oltre 18 milioni di follower che proprio per questo motivo ha deciso di proporre il proprio show tramite la piattaforma di Mark Zuckerberg dove, a cadenza settimanale, saranno interamente trasmessi i 12 episodi della serie.
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Humans of New York: The Series focalizza ogni sua puntata su una differente tematica che viene raccontata attraverso il pensiero di diversi cittadini, dei quali non conosceremo nulla al di fuori della figura e delle idee esposte nel video. 
Assistiamo in sequenza a molteplici monologhi uniti fra loro dall'impercettibile regia di Stanton, presente ma mai invasiva, riuscendo a farci trasportare dalle storie narrate da protagonisti unici e genuini. 
La regia è di quanto più vicina ad un documentario, concentrata nel mettere a fuoco lo spirito e il pensiero dell'intervistato, dandoci la possibilità di provare una forte empatia verso le persone che si raccontano a Stanton ed alla sua telecamera. 
Newyorkesi che rappresentano il cuore pulsante della città e che con le proprie storie mostrano il lato più umano e sfaccettato della metropoli. 
In diverse interviste Stanton racconta di come ogni dialogo parta da semplici domande generali per poi spingersi nel profondo dell'animo dei diversi soggetti immortalati. 
L'intento principale è quello di riuscire a scovare storie atipiche e di rivelare la personalità degli individui, mostrando al contempo la voglia che ognuno possiede di raccontare se stesso e le proprie esperienze.
Attraverso i propri filmati il regista è inoltre in grado di creare un sentimento di unione fra gli spettatori, che riusciranno a sentirsi meno diversi e soli nel mondo contemporaneo, vedendo sullo schermo il modo in cui molte altre persone abbiano vissuto situazioni a loro familiari.
Humans of New York: The Series sposta inoltre l'attenzione su come Facebook sia al giorno d'oggi il perno intorno al quale ruota l'intera rete: che il vostro scopo sia proporre una serie televisiva, pubblicizzare prodotti o informarvi su quello che accade nel mondo il social network di Zuckeberg è la risposta che state cercando. Le visualizzazioni delle diverse puntate, ognuna delle quali supera rapidamente la soglia delle 10 milioni di click, danno l'idea della valenza economica e sociologica che Facebook ricopre nella società moderna.
Partendo da un'efficace idea Brandon Stanton è stato capace di mettere in sintonia persone distanti migliaia di chilometri e la serie televisiva risulta la semplice evoluzione di un progetto che deve il suo successo all'acutezza del proprio fondatore. 
Humans of New York: The Series riesce infine a ricoprire un importante ruolo sociologico, mostrando le più differenti sfaccettature presenti in ognuno di noi con il solo intento di raccontare delle storie. 
Non guarderete questa serie tutta d'un fiato, lo farete lentamente per interiorizzare ogni parola, vorrete saltare alcuni passaggi mentre altri vi faranno ridere o emozionare. 
Il tutto sullo sfondo di una città che non può lasciare indifferente alcun suo abitante, New York.  
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