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Human Power-Up: volete un esoscheletro?

“Ding”, una nuova notifica. “Il nuovo aggiornamento del software è ora disponibile, procedere con l’aggiornamento?”.  Quante volte ormai leggiamo queste parole?  Bug fissati, problemi risolti, nuove funzionalità: dall’aggiornamento delle app a quello della console, dal nuovo IOS al recentissimo Window 10,   siamo circondati da costanti upgrade studiati appositamente per migliorare le prestazioni dei nostri dispositivi. E così deve essere, la base della ricerca tecnologica sta nel costante miglioramento nell’efficienza e nelle prestazioni, per massimizzare la resa e l’utilità dei nostri dispositivi. Ma se anni di scienza e fantascienza ci hanno insegnato qualcosa è che non possiamo fermarci qui. Sviluppiamo nuove tecnologie per migliorare la nostra vita, col sogno di migliorare l’efficienza umana… Volo, forza incredibile, velocità sonica, chiunque vorrebbe uno di questi tra i possibili download del suo personalissimo aggiornamento. Insomma chi non vorrebbe poter aggiornare il “pacchetto base” che si ritrova sin dalla nascita con una qualche succosa nuovissima abilità?  Ma esiste davvero una qualche tecnologia in grado di poter aumentare le capacità umane? Certamente! 
Grazie ai passi da gigante che i recenti studi sugli impianti biomeccanici sono riusciti a fare, da qualche anno ormai si sente parlare di esoscheletri potenziati, o exosuit, una sorta di scheletri meccanici esterni ed indossabili in grado di migliorare i movimenti umani. Nati come conseguente sviluppo della tecnologia per le protesi per arti, questi esoscheletri sono stati pensati principalmente per migliorare la forza e la resistenza di chi li indossa e sono utilizzabili in svariati campi: da quello dei soccorsi, come aiuto per sopravvivere anche agi ambienti più impervi, al settore medico come sostegno per persone disabili o anziani incapaci di muoversi (come la muta giapponese HAL che dal 2013 è utilizzabile in tutti gli ospedali, tecnicamente).  I prototipi più pubblicizzati, però, rimangono quelli relativi all’impiego militare, come lo scheletro meccanizzato HULC (Human Universal Load Carrier), tra i più famosi, già sviluppato e prodotto dall’esercito americano e tutt’ora in attesa dei test sul campo. A dispetto del nome, però, la HULC non è una colossale armatura di un bel verde radioattivo, ma una striscia di titanio posta sulla spina dorsale che, passando per una batteria, si estende fino  a braccia e gambe, consentendo di raddoppiare la forze del soldato che la indossa, consentendogli di portare fino a 100 Kg di attrezzatura extra senza sforzo per lunghi periodi di marcia e in qualsiasi condizione ambientale. 
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Se poi non siete interessati ad un power-up in termini di forza e resistenza fisica, ma siete cultori della velocità potete parlare con Keahi Seymour dei suoi Bionic Boots (gli stivali bionici). Nati perché – a detta dello stesso Seymour – “a 12 anni sognavo di correre insieme ai ghepardi nella savana africana”, questi stivali sono figli dello studio sulla dinamica e l’anatomia della corsa di diversi animali, risultate poi nella loro struttura peculiare: in fibra di carbonio, alluminio e tendoni elastici, senza alcun motore questi stivali permettono a noi esseri plantigradi (che camminiamo poggiando l’intera pianta del piede per terra) di corre nello stesso modo che caratterizza i veloci mammiferi come il ghepardo, che usano soltanto le dita della zampa come propulsore. I risultati? Una corsa media di circa 40 Km/h con un massimo raggiungibile di 72 Km/h, in sostanza ci permette di correre veloce come uno struzzo e di allungare notevolmente la durata della corsa.
Se, invece, avete deciso che la terra non fa per voi, siete pronti a seguire le orme di Yves “Jet Man” Rossy che ha fatto del cielo la sua casa e del volo la sua ragione di vita. Dopo anni di sperimentazione, Yves, è riuscito a sviluppare un jetpack alato: un’ala rigida munita di propulsore da fissare alla schiena come uno zaino con la quale, senza alcun tipo di ausilio tecnologico esterno, è riuscito a stabilire il record di volo umano, senza veicoli alati. Con una durata media di volo di un massimo di 13 minuti, quest’ala riesce a raggiungere velocità in picchiata di circa 300 Km/h e velocità medie di circa 200 Km/h, dando prova di se in traversate impervie, come quella sul canale della Manica, Grand Canyon ed alpi svizzere. Coronando il sogno, seppur per un breve periodo, di volare dell’uomo a “diretto contatto” col cielo.
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Queste sono solo alcune delle tecnologie che gli scienziati stanno studiando per aumentare e migliorare le nostre capacità ed il mondo dell’upgrade delle abilità umane ovviamente non si ferma qui: microchip iniettabili in grado di rilevare anomalie corporee e nanobot in grado di correggerle, connessioni neurali uomo-uomo e uomo-computer sempre più avanzate, schermi TV innestati in lenti a contatto… Tutto questo ormai non è più mera fantascienza ma sono veri e propri argomenti “caldi” della ricerca moderna, in attesa del definitivo sviluppo. 
Intanto dovremmo accontentarci dei nuovi upgrade per quanto riguarda forza, velocità e volo, in attesa dei nuovi aggiornamenti per diventare umani 2.0.

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