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Gravità artificiale, cominciano i primi test

Per le astronavi con i raggi gravitazionali dovremo aspettare ancora un bel po’, ma al German Aerospace Center (DLR) sono cominciati dei test per la gravità artificiale. Come raggiungerla? Alla 2001: Odissea nello spazio. La chiave è, infatti, la short-arm centrifuge, un sistema rotante che simulerà l’attrazione della Terra grazie alla forza centrifuga.

La short-arm centrifuge. Credit: ESA
La short-arm centrifuge. Credit: ESA

La salute prima di tutto

Lo studio, cominciato il 25 Marzo, vuole migliorare la situazione degli astronauti nelle missioni a lungo termine. Il nostro corpo è fatto per vivere sulla Terra e, in condizioni di microgravità, muscoli e ossa cominciano a deperire. Ad oggi gli abitanti dell’International Space Station, per mitigare questi problemi, si devono allenare per due ore e mezza al giorno, oltre a seguire una dieta perfetta, ma chissà cosa succederà dopo questi test.

Lo studio, finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (E.S.A.) prevede un campione di 8 uomini e 4 donne che, per 60 giorni, dovranno rimanere a letto per simulare l’assenza di gravità. Sembra il lavoro dei sogni, ma restare inclinati con la testa verso il basso non è proprio una passeggiata.

Per i due mesi necessari per gli esperimenti il team di scienziati esaminerà i cambiamenti dovuti alla situazione assai peculiare, provando tecniche dalla semplice dieta all’esercizio fisico per mitigarne gli effetti. Rispetto agli studi passati, tuttavia, questa volta sotto i riflettori c’è anche la gravità artificiale.

Una volta al giorno, a turno, i partecipanti allo studio saranno inseriti nella short-arm centrifuge, un macchinario in grado di ruotare velocemente, simulando grazie alla forza centrifuga l’attrazione di gravità. Grazie alla possibilità di modulare la frequenza in base alle caratteristiche fisiche del soggetto, sarà possibile simularne il peso.

Questa nuova tecnica potenzialmente migliorerà moltissimo le condizioni degli astronauti, tuttavia non se ne conoscono ancora gli effetti collaterali. Insomma, tra qualche mese scopriremo se raggiungeremo Marte su astronavi rotanti.

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