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Doctor Who: lo speciale di Capodanno

L'anno per molti è iniziato con lo speciale di Doctor Who: ecco come ci è sembrato.

Quest’anno c’è stata una rottura con la tradizione cui sono abituati i fan di Doctor Who. Niente raccoglimento tutti insieme intorno alla tv a guardare la puntata natalizia. Quest’anno infatti il Christmas Special è diventato lo speciale di Capodanno: Resolution trasmesso dalla BBC il 1 gennaio.

Spoiler alert: dal momento che ci addenteremo a parlare nel dettaglio della puntata, se gli spoiler vi fanno soffrire, consigliamo di leggere il pezzo dopo esservi messi in pari.

Il sipario si alza su una scena di guerra, in quella che ha tutta l’apparenza di una sanguinosa battaglia medievale. Una voce narrante fuori campo con tono epico racconta quello che sta accadendo. Tre eserciti rivali si uniscono in un patto contro un nemico terrificante e demoniaco. Tre guerrieri catturano il nemico (che non vediamo) e con le spade lo smembrano in tre pezzi. Ognuno di loro parte verso i confini del mondo il più lontano possibile gli uni dagli altri portando con sé una parte del cadavere. I tre soldati diventano tre custodi, guardiani dei frammenti di un mostro così terrificante da essere temuto anche da morto e in pezzi. Naturalmente qualcosa va storto e uno dei guardiani non riesce a portare a termine la missione.
Il tono ritualistico e mitico ormai è evidente. Senza contare i richiami ad antiche divinità leggendarie smembrate a loro volta e ai rituali connessi. Osiride ad esempio, antico dio egizio, che il fratello Seth fa a pezzi e ne semina le varie parti per tutto l’Egitto. Starà poi all’amorevole Iside ritrovarle e ricongiungerle in modo da garantire a Osiride una rinascita nell’aldilà.

Un mito simile è presente anche in un particolare filone dei riti orfici. Dioniso, in questo caso una divinità greca antica, in gioventù viene fatto a pezzi e bollito dai Titani. Sarà di nuovo una divinità femminile (e molto badass) Atena a conservarne il pezzo principale, il cuore, per farlo rinascere a nuova vita. Volendo la lista si allunga, perché ci si può richiamare anche a Ganesh, giovane dio decapitato, a cui la dea Parvati sostituisce la testa smarrita con quella di un elefante.
Insomma, se il mito ci insegna qualcosa, lo smembramento non sembra essere una soluzione poi così definitiva in certi casi.

Oggi

Due giovani studiosi sono impegnati a lavorare su un recente ritrovamento archeologico in Gran Bretagna. Sono gli unici due che evidentemente avevano voglia di lavorare a Capodanno… certamente avranno avuto i loro buoni motivi.
Questi giovani archeologi sono parecchio sfortunati (altro che lavorare durante le feste… poi finisce che ti ritrovi anche un mostro tentacolare da gestire) perché quello che hanno riportato alla luce è… un pezzo di Dalek. Un grande inizio d’anno. Le buone e sane tradizioni di una volta. Però con qualche sprazzo di novità in più. Perché il Dottore scoprirà presto che questo non è un “classico” Dalek. Pur essendo rimasto bloccato sulla Terra, e a pezzi, dal IX secolo d.C., ha tutta una serie di capacità potenziate e sa fare moltissime cose che i Dalek normali non sanno fare. Senza naturalmente aver rinunciato alla psicopatologia criminale e genocida che caratterizza la sua specie. Si tratta infatti di un Dalek scout con la missione di ricognizione e conquista, tra i primi ad aver lasciato il pianeta Skaro in solitaria, con il fine di richiamare la flotta per l’attacco finale.

Il Dalek in questione riesce immediatamente a ricongiungersi nella sua interezza, grazie alla luce ultravioletta che gli incauti (e sfortunatissimi) studiosi utilizzano.
E la prima cosa che fa è impossessarsi del corpo dell’archeologa, usandola come un vero e proprio guscio, appropriandosi delle sue capacità decisionali e motorie, lanciandola in omicidi, inseguimenti in auto e combattimenti. È infatti una puntata molto d’azione rispetto a quello a cui siamo abituati.
Il Dalek è una spia assassina con una missione ben precisa, senza nessun tipo di scrupolo e dall’intelligenza raffinata e perversa. E da solo dà più filo da torcere al Dottore di un’intera armata (che tra l’altro non vedremo mai, con buona pace di chi ama le battaglie spaziali).

In tutto questo filone di suspense e action movie, si inserisce la sottotrama di Ryan e di suo padre che vediamo comparire per la prima volta. Non occuperà poi molto spazio, ma sarà collegata alla soluzione finale per sbarazzarsi del villain del giorno.

New Year Doctor Who Special

Quello che apprezzo particolarmente di questo Dottore è la sua capacità di trovare sempre la soluzione giusta con coraggio e spirito di iniziativa… nonostante il panico. Ed è un tratto del personaggio molto umano. Non si fa poi molti problemi a cercare aiuto, senza inutile orgoglio, andando alla soluzione più pratica possibile.
Ed è qui il siparietto più buffo, e più british della puntata. Un Dottore che chiama la UNIT, chiedendo di parlare con Kate Stewart. Ma incappa in un call center dedicato alla sicurezza, scoprendo che UNIT è stata sospesa per una spending review. Tutte le operazioni legate all’organizzazione per la protezione da minacce aliene sono state sospese “a causa di controversie finanziarie e successivo ritiro dei finanziamenti dei maggiori partner internazionali della Gran Bretagna”. Il primo partner internazionale della UK ricordiamo essere l’Unione Europea. Nemmeno la UNIT si salva dai tagli della Brexit.

Una discreta frecciata ai tagli e alle revisioni dei conti di Theresa May, che naturalmente non è sfuggita agli spettatori che hanno avuto reazioni quantomeno scompigliate su twitter. #DoctorWho Brexit:

Brexit

Lo speciale di Capodanno ha però poco il sapore di speciale. D’accordo, non si tratta di un episodio natalizio, ma gli manca proprio quel sapore epico dei grandi eventi. Manca quel sapore a volte assurdo, a tratti divertente e spesso malinconico degli speciali di Natale. È una bella puntata, ma appunto pare più un’ulteriore episodio di stagione.

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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