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Giro d’Italia: 100 di questi anni

… dalle pagine de Le Cronache di Orgoglio Nerd: 
era un piovoso pomeriggio di novembre quando la redazione, riunita intorno a un tavolo, definiva i dettagli dell’ultimo progetto in corso d’opera. Erano ore che stavano rinchiusi tra quelle pareti. Nelle loro menti avrebbero trasformato per sempre il concetto di viaggio soggiogandolo ai propri canoni e personalizzandolo il più possibile. Però, come spesso accade, la mente viaggia molto più veloce del braccio e quindi su diversi aspetti erano ancora in alto mare. D’improvviso una voce si fece chiara e disse: “Secondo me i nostri viaggi dovrebbero essere qualcosa di ricorrente, annuale, con delle tappe ben definite, un po’ come il Giro d’Italia”. E poi cadde il silenzio. 

Non si ha chiara memoria di chi proferì esattamente quelle parole, ne da dove esse scaturirono ma fu subito chiaro che quella battuta non aveva un fondamento così scherzoso come l’interlocutore intendeva. Quella frase aiutò a definire alcuni must che avrebbero formato in futuro il progetto ONTheRoad, perciò, in concomitanza con l’inizio della centesima edizione del Giro, noi vogliamo celebrarlo, in tutta la sua storia, e decantarne lodi e fatiche.
Il Giro d’Italia è una corsa a tappe maschile di ciclismo su strada che si svolge su suolo italiano con cadenza annuale. Il percorso si snoda per ogni forma di terreno che il nostro paese ha da offrire: dai pianeggianti e collinari, dove i ciclisti possono lanciarsi in fantastiche volate, alle tappe di montagna, fiore all’occhiello del Giro, dove il giudizio arriva inclemente per tutti distinguendo gli scalatori dai non.
La sua istituzione risale al lontano 1909, su idea del giornalista Tullo Morgagni, e salvo le interruzioni dovute alle due guerre, si è disputato ogni anno. 
La prima edizione fu più traumatica che epica. Partenza a notte fonda da Milano, vide i corridori percorrere quattordici ore di tragitto fino a Bologna con 307 km alle spalle e incoronò il primo campione della competizione: Luigi Ganna.
Nel corso dei decenni a seguire molti furono gli atleti che si ritagliarono un posto tra l’olimpo di questo sport: Eddy Merckx, Bernard Hinault, Fausto Coppi, Miguel Indurain, Gino Bartali, Felice Gimondi sono solo alcuni dei nomi di coloro che hanno scritto la storia del ciclismo su strada. 
Ognuno con il proprio stile, con la stessa fatica affrontata in modo diverso, con la propria fame di vittoria. Si perché seppur ogni ciclista fosse diverso dal gruppo rimaneva legato ad esso dallo stesso obiettivo. Forza, volontà, tecnica e allenamento perdevano di significato davanti allo sguardo del guerriero: uno sguardo affamato di vittoria.
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Perché la fame è presente alla partenza, ti sprona a combattere la fatica che ti artiglia nei passi montani ed è colei che ti spinge a non avere davanti un’altra schiena, ma essere la prima di un lungo esercito. E se la asseconderai, divorandoti tappa dopo tappa, verrai ricompensato con il simbolo del vincitore: la maglia rosa.
La maglia, che deve il caratteristico colore alla Gazzetta dello Sport, quotidiano che organizza la corsa, eleva colui che la indossa al di sopra degl’altri partecipanti. Trattasi nel profondo di una corona o di un titolo poiché simboleggia che, in quel momento, sei indiscutibilmente il leader della classifica generale con il miglior tempo cumulativo. E chi se la porta al traguardo diviene il campione del Giro.
Sotto di essa stanziano altri colori, meno appariscenti ma non per questo meno importanti: il primo nella classifica a punti indossa una maglia rossa (la vecchia ciclamino), il miglior scalatore indossa una maglia azzurra (che ha sostituto la vecchia verde) e il miglior giovane, leader della classifica dei giovani, veste la maglia bianca. Inoltre vengono assegnati anche altri premi speciali, uno addirittura per la combattività, tanto per evitare di far allentare la tensione.
E con queste premesse venerdì scorso è partita la centesima edizione che prenderà l’attenzione mediatica degli appassionati fino al 28 maggio per un totale di 3609,1 km.
Quest’anno il Giro è partito in Sardegna e si andrà snodando per tutto il suolo nazionale da sud verso nord per poi colpire e finire nel cuore della Lombardia, all’Autodromo di Monza. Il percorso è molto difficile proprio in occasione della ricorrenza e il tracciato non è del tutto standard; con le particolari tappe scelte, il Giro omaggia tutti i grandi che hanno gareggiato, combattuto, sudato per lui, cercando di evocare la forza di quei maestosi fantasmi scalatori per renderlo memorabile. Sarà un viaggio sia per le terre italiane sia nella storia del Giro.
Le squadre ai blocchi sono 22, tutte formate da 9 corridori ad eccezione dell’Astana, che in onore del suo capitano Michele Scarponi (deceduto poco tempo fa), partecipa solo con 8 corridori. 
Vincenzo Nibali, campione in carica, è il favorito anche per questa edizione ma chissà che il colombiano Nairo Quintana o il francese Thibaut Pinot non decidano per un diverso risultato.
Duecento alla partenza con un unico obiettivo: stracciare le possibilità di vittoria e dimostrare che le statistiche sono lì per essere infrante. In nessun altro sport è così facile perdere eppure in nessun altro sport è così importante vincere. Farlo equivale ad entrare nella storia, imprimere il proprio nome tra i novantanove precedenti e divenire un eroe. Ancora di più visto il numero di questa edizione.
Noi seguiremo la corsa tappa dopo tappa. Il nostro augurio è che possa offrire gare straordinarie, scolpire ricordi indelebili nella mente degli appassionati e dare una vagonata di emozioni a chi palpitante lo guarderà da casa.
P.S. inoltre, il nostro auspicio è che anche il progetto ONTheRoad possa arrivare alla sua centesima edizione, quanto meno per scoprire cosa combineremmo.

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Mattia Russo

Laureato in Comunicazione, Marketing e Pubblicità per farla breve, e aspirante giornalista. Curioso per natura, dalla vena impicciona, tendo a leggere qualsiasi cosa, con un'inclinazione al fantasy. Non sono uno che ama i silenzi e parlo troppo. Pace.

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Commenti

  1. Buona domanda! Mia personalissima opinione: nello sport generalmente trovo emozioni, suspance, epicità e passione. Tutti ingredienti che mi aspetto anche dal migliore dei romanzi d’avventura. Quindi perché no? Poi, nello specifico conoscevo poco il ciclismo, e questo articolo mi ha incuriosito parecchio. Tu non sei d’accordo?

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