Cultura e Società

I Giochi Olimpici, la forza di uno spokon immortale

Un'avventura degna del miglior manga sportivo

È finita. L’Olimpiade della pandemia, l’Olimpiade senza pubblico, quella rimandata di un anno, quella che era meglio non fare. Un anno e due settimane dopo la naturale programmazione si sono chiusi i Giochi Olimpici di Tokyo 2020, in un’escalation di emozioni, positive e negative, che accompagnano da sempre quel palco quadriennale che illumina i migliori atleti del mondo. Noi abbiamo letto un nuovo spokon e ci tocca riporlo sullo scaffale, in attesa del seguito.

I Giochi Olimpici di Tokyo: primo volume

È cominciato tutto settimane prima del reale inizio. L’assalto inclemente della pandemia non ha risparmiato neanche la fiaccola olimpica, tra tentennamenti e soffi insperati per spegnerla. I dubbi erano molti, legittimi e motivati, aiutati dalla variante impazzita. L’alzarsi dei casi in concomitanza dei Giochi non ha certo aiutato. La decisione però era stata presa, irremovibili si è andati avanti. La cerimonia di apertura si è svolta come da programma, senza pubblico, in un’atmosfera ovattata che stonava con la spettacolarità a cui eravamo abituati. Nonostante la forza di alcune esibizioni, la ricerca dell’incanto, quella torcia non è mai sembrata così piccola in televisione, così flebile in un momento in cui non doveva esistere.

giochi olimpici spokon tokyo 2020

Dopo i primi capitoli il via all’arco centrale

E poi si è iniziato a giocare. Perché alla fine di questo si trattava: giocare. Hanno iniziato a presentarsi i contendenti: 200 nazioni, 33 sport, 49 discipline in totale, 13.201 atleti. Ognuno con la sua storia, il suo peso, la sua volontà, le sue regole. Si trattava di aprirsi in due e riversare sul terreno le proprie viscere, il sangue, il sacrificio fatto per arrivare fin lì. Quattro (cinque) anni nascosti per pochi momenti di gloria. Perché non è mai la gara quella che davvero porta alla vittoria, ma tutto ciò che è stato prima. Gli allenamenti, le sofferenze, gli infortuni, gli ostacoli, i buoni presentimenti, i cattivi, l’istinto, in una sola parola: il passato. Tutta una questione di sostenerlo e riuscire a batterlo, in pochi secondi o interminabili ore. Una lotta contro se stessi davanti a un mondo intero.

La forza di una fiamma: morale dei Giochi Olimpici

Perché i Giochi Olimpici sono storie corali e storie individuali portate su uno dei palchi più in vista del panorama sportivo. Dalla più giovane atleta alla più vecchia, dalle spedizioni sempre più under venti alle emozioni dei navigati, dalle promesse mantenute a quelle infrante, dal cuore dimostrato alle debolezze ammesse, dal primato conquistato a quello soltanto sfiorato, dal peso dei tre metalli a chi per un soffio rimanderà, dai legami insperati a quelli inossidabili, dalle storie nascoste a quelle emerse, i Giochi Olimpici sono questo: una dimostrazione di forza della volontà umana. Partiti in sordina, giorno dopo giorno, gara dopo gara, esultanza dopo esultanza, ogni sport ha regalato una storia, una vita a cui appassionarsi, scoraggiando gli scettici e facendo riporre i cartelli di protesta, fino a trasportare milioni di persone ad accendere la televisione per informarsi sui risultati.

Uno spokon tornato a casa

E che si siano svolte a Tokyo ha un significato speciale. Per gli amanti di quella cultura, per chi è cresciuto a manga e anime, per chi, atleta, ha potuto dimostrare la propria passione, sotto le note di una sigla intramontabile o con dei semplici gesti, e per chi, spettatore, ha potuto sognare e tifare la propria nazione, leggendo una storia inchiostrata come nel miglior spokon in circolazione.

Italia: e chi se lo aspettava?

Tonando in patria il 2021 sportivo sembra essere l’anno dei trionfi per l’Italia. Perché i Giochi Olimpici sono un sogno, le fasi finali di ogni manga sportivo, il desiderio dei protagonisti. A noi, pubblico nostrano con un sorriso all’oriente, a noi che siamo i lettori di questo trionfo collettivo, quaranta podi e dieci medaglie d’oro, superando tutti i record precedenti (Los Angeles 1932 e Roma 1960).  A noi che nella prima settimana abbiamo assistito ai processi sommari di chi parlava senza aspettare. L’attesa è un’arte, non nelle corde di tutti, ma anche questo da spessore al racconto. Lo scetticismo e le critiche rendono sempre più grande la vittoria.

I Giochi Olimpici, metafora universale

Perciò celebriamola questa vittoria, non solo dell’Italia, ma quella mondiale, di un mondo che non si è arreso, riuscendo a trasmettere la magia dei Giochi anche in un periodo dove la magia scarseggia e va ricercata nei piccoli dettagli. A chi è salito sul podio, a chi ha festeggiato, a chi ha perso, a chi non ce l’ha fatta, vanno tutti i plausi per ciò che hanno messo in campo: determinazione, volontà, sacrificio, lacrime. L’insegnamento più grande di un buono spokon: la tenacia di non arrendersi. Il più evidente e importante segnale di forza.

Slam Dunk (Vol. 1)
  • Inoue, Takehiko (Autore)

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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