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Ghostbusters: una riduzione di stipendio

Prima abbiamo pensato di scrivere questa recensione facendo finta che Ghostbusters, l'originale, non esistesse. Perché? Perché in fin dei conti il film sta in piedi, avrebbe potuto anche lasciare una speranza non sfruttasse il franchise e probabilmente piacerà a chi “Acchiappa Fantasmi” non ha mai detto molto.
Ha poi il merito, a differenza di come è stata impostata la campagna pubblicitaria, di non veicolare il tema ”maschi contro femmine” (almeno nella sua edizione italiana), glissandolo saggiamente.
Potevamo fare una recensione ignorando il film originale.
Ma poi, in redazione, abbiamo pensato a una cosa: perché valutare una pellicola che deve tutto al suo originale, che ad ogni scena ammicca all'originale, che ricalca in parte la sceneggiatura dell'originale e ha anche membri del cast originale in minutaggio ignorando il film originale?
Quindi non possiamo esimerci da un raffronto, non nel dettaglio, più negli effetti.
Basterebbe dire che questo nuovo Ghostbusters è stato creato prendendo il primo e togliendogli, carisma, qualità, atmosfera e effetti credibili, per dirla breve.
Ci sono quelle battute intelligenti, quelle fatte al momento giusto, e poi ci sono le battute che dopo che le hai fatte senti il dovere di ridere, come per rafforzarle, quasi per dire: “vedete? La mia battuta fa ridere.”
Questa è la differenza fra i due pellicole, in questo nuovo Ghostbusters non c'è la minima empatia con i protagonisti, nonostante le loro storie strappalacrime, non si riesce a creare quel rapporto magico che si riusciva a instaurare con qualsiasi membro della squadra originale.
Una squadra che quando faceva qualcosa di giusto non ci veniva mostrata a festeggiare, ballare, noi ci esaltavamo, perché erano grandi non perché ci dicevano di esserlo. 
Come per la risata di prima, non voglio vedere gente che ride per ridere, non voglio vedere gente che festeggia per festeggiare, la fiducia va guadagnata.
Ghostbuster 2016 non ci ha trasmesso nessuna emozione, dal primo all'ultimo frame. 
C'è qualcosa peggio dell'odio, c'è qualcosa peggio della rabbia o dell'indignazione ed è l'indifferenza.
Questo suscita la pellicola, indifferenza, magari ridete a un paio di gag, ma probabilmente non ricorderete i nomi delle protagoniste, non ricorderete una frase memorabile, un momento che vi ha fatto accapponare la pelle per l'epicità.
Questa pellicola verrà dimenticata facilmente già a pochi passi fuori dalla sala, come probabilmente verrà dimenticato il sicuro sequel che faranno, le action figures verranno lasciate sul vostro scaffale dopo un acquisto di impulso, ma sapete cosa non verrà mai dimenticato? 
Venkman che punta una matita alla sua tempia e dice “coraggio”, Ray che impara cosa deve rispondere alla “domanda”, Winston, che ha visto cose da farlo diventare bianco e Egon,  e le sue spore e i suoi funghi.
Questo non verrà mai dimenticato, e non c'entra il fatto che Ghostbusters abbia tre decadi, non c'entra il fattore nostalgia, c'entra qualcosa  chiamata qualità espositiva.
Una struttura solida che ti permette di esporre senza “chiedere” allo spettatore di fidarsi.
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E infatti abbiamo voluto compiere un atto di fede andando al cinema, ci siamo fidati delle parole di Dan Aykroyd, siamo stati pronti a credere in loro, ma loro si sono rivolte a noi come ci si rivolge ad un pubblico qualunquista, con effetti stile Scooby Doo, comicità Slapstick, ragazze che leccano pistole che emanano radiazioni e che uccidono persone senza dirette conseguenze.
La cosa buona di Ghostbusters 2016 è che non rovina, non va ad intaccare ciò che è stato l'originale, e se anche porterà un giovane curioso verso la pellicola degli anni ottanta sarà un successo, per noi.
Ma nonostante l'impegno delle protagoniste, che sarebbero uscite vittoriose fossero state inserite in un contesto di “vecchi Ghostbusters che insegnano ai nuovi”, il film perde la sua occasione.
E la nostra fiducia.
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