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Frankenweenie e il Burton delle origini

Risate asciutte e tirate per Dark Shadows, con un Depp sottotono e troppo simile ad un già visto Willy Wonka, di un gotico sbiadito e non particolarmente trascinante. La delusione ci ha portato ad osservare i movimenti del regista con circospezione, chiedendoci cosa ci saremmo dovuti aspettare in seguito.
Dopo gli ultimi lavori per nulla convincenti Burton torna alle origini, riproponendoci un lungometraggio degno dei tempi passati. 
In un certo senso è dovuto tornare indietro per andare avanti.
Era il lontano 1984 e il nostro Tim creava un cortometraggio raccontandoci la storia di Victor, bambino che prova a riportare in vita il suo cane, come il dottor Frankenstein insegna: un bel fulmine e parti del corpo cucite alla bell'e meglio. Sparky è un cucciolo di Bull terrier, quei cani che anche da vivi non sono poi bellissimi, con il muso a cono, ma che ispirano grande tenerezza. Rimane fedele al suo amico umano anche dopo la morte, tanto da commuoverci e farci sorridere senza possibilità di errore.
Una storia di amicizia, un horror goffo nel senso positivo del termine. Ritornano anche le tematiche che ricordiamo da Edward mani di forbice (1990), per cui la non accettazione del diverso, la genialità che nasce nella solitudine e che vorrebbe essere condivisa. 
Cosa fare quando il cagnolino redivivo scappa per la città che in teoria non dovrebbe sapere della sua nuova esistenza?
Questo è un progetto a cui Burton è sempre stato molto affezionato lo riporta nelle sale, questa volta in 3D e in stop motion nel tentativo di dargli tutta l'importanza che merita. Oltre a il formato di proiezione ci sono alcune scene aggiunte, necessarie per raggiungere il quantitativo di girato necessario per venir considerato un lungometraggio. La storia viene leggermente approfondita, vengono aggiunte sfumature, ombre e luci… soprattutto luci e ombre, da miglior tradizione.
Se cercate qualcosa di completamente nuovo, qualcosa di innovativo, avete proprio sbagliato sala, vi conviene andare altrove. Se invece conoscete le parole della canzone e siete venuti per cantarla con noi allora siete nel posto giusto! Per cui i sempre buoni pop corn in una mano, una coca cola formato jumbo nell'altra e via un tuffo nel passato.
Una spolverata di Nightmare before Christmas e de La sposa cadavere, che per dirla tutta sono figli di questo stesso cortometraggio, e il gioco è fatto, con un bianco e nero che richiama i vecchi film horror, quelli che hanno ispirato le generazioni seguenti.
Nelle sale americane il 5 ottobre, noi dovremo invece aspettare l'anno nuovo, in specifico il 17 gennaio per potercelo gustare al cinema con tranquillità… O almeno chi non l'ha già visto alla speciale proiezione di Lucca.
Per chi non volesse aspettare troppo consigliamo di andare a ripescare il corto che girò nel 1984, oppure riguardare in loop il trailer del film (qui).
Ah e ci raccomandiamo “vivamente” : non tentate di resuscitare nessun defunto animaletto domestico, se non sotto la guida di un adulto.

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Commenti

  1. Aspettate aspettate c’è una piccola confusione frankenweenie del 1984 non era in stop motion ma in live action, vi confondete con il corto “Vincent “.

  2. Dark shadow è citazionista al limite del parodistico e senza alcune drammaturgia alla fine che porti realmente lo spettatore dentro la storia.

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