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Frank Miller, il ritorno a Lucca da “American Genius”

Dopo la proiezione in anteprima del documentario a lui dedicato, l’autore si racconta

“Frank Miller, American Genius” è il titolo del documentario dedicato al leggendario autore che ha reinventato Batman e ci ha regalato Sin City e 300. Un film che mostra immagini di Lucca nel 2016, e che arriva cinque anni dopo al Comics & Games 2021. Dopo la proiezione, Miller e la regista Silenn Thomas hanno raccontato non solo come è nato il film. Ma anche il rapporto di Frank Miller con i Nerd di Lucca Comics (“They’re my people”), le sue idee sul fumetto supereroistico di ieri e di oggi. E molto altro ancora.

Frank Miller, un “American Genius” a Lucca Comics

Nel documentario dedicato alla leggenda del fumetto ci sono immagini aree registrate a Lucca Comics & Games del 2016. Impossibile non partire da un festival come questo parlando di Frank Miller, che ha “lavorato nel fumetto per metà dell’esistenza di questo medium”. Ma il racconto di Silenn Thomas va molto più in profondità dell’amore che i fan continuano a provare, anche dopo tanti anni da Il Ritorno del Cavaliere Oscuro. “Quando Silenn mi ha proposto un documentario le ho detto: ‘solo se sarai tu a girarlo’. Mi sono fidato ciecamente”.

Quando il moderatore dell’incontro rimanda a Miller che, a giudicare dal film, lui assomiglia molto ai suoi personaggi, lui si sente lusingato. “Gli eroi sono i soggetti del mio lavoro. Io ci credo negli eroi”. Tuttavia l’autore, pur con umiltà, riconosce che “Tutto viene da qualcosa. Come quando gli antichi greci umanizzavano le proprie divinità, anche noi vediamo qualcosa di nostro negli eroi. Ma gli eroi sono quelli che si tolgono l’impermeabile e volano. Noi possiamo volo guardare”.

Ma Frank Miller si rende conto di essere un eroe per molti appassionati di fumetto. “Se l’eroe ti ispira a fare del bene, significa che un eroe irreale fa diventare me un vero eroe”.

frank miller intervista masterclass-min

I nuovi supereroi

Per Miller gli eroi migliori sono quelli che sarebbero anche potuti diventare altrettanto facilmente dei villain. “Basti pensare a Batman, che vede uccisi i suoi genitori. La maggior parte delle volte quella storia non finisce con un uomo virtuoso”.

Ma se ha un’idea chiara di quali sono i migliori eroi, pensa che gli eroi abbiano “avuto tempi migliori”. Quando nacquero negli anni ’40 avevano un glorioso motivo d’esistere. Ma negli anni ’50 sono diventati semplicemente noiosi. Negli ‘anni ’60 la riscoperta di nuovi modelli narrativi ha ridato slancio a questo mondo. Hanno un successo ciclico, perché sono appieno degli artefatti della Pop Culture. E quindi riflettono il tempo in cui sono creati.

Oggi un sistema storico, quello dei due grandi publisher americani, ha secondo Miller fatto il suo tempo. Ora manca una nuova struttura che dia slancio alla narrazione. Ma la risposta non per forza devono essere gli eroi. “Se oggi stessimo parlando di come è fondamentale ridare slancio al fondamentale genere western nei film, ci prenderebbero per pazzi”. La cosa importante per Miller è raccontare storie, non importa quali sono i soggetti.

Però il grande autore americano spiega che secondo lui manca la discussione sul genere a eventi e festival. Secondo lui ci sarebbe bisogno di più dialoghi come quello che stava avendo lui a Lucca Comics.

La speranza c’è, anche se oggi i giovani autori fanno più fatica a trovare spazio (e soldi). Quando lui entrò nel fumetto, non pagavano abbastanza per arrivare alla fine del mese. Ma negli Stati Uniti iniziarono a vendere i fumetti nelle farmacie, trovando nuovi modi per guadagnare. Qualcosa del genere può capitare anche oggi, pur con una ricetta diversa.

Sul tema dei film, l’unico consiglio che Miller si sente di dare è di disegnare fumetti che non si possono adattare: i registi troveranno un modo di farlo e il risultato sarà sorprendente e inatteso.

Infine, Miller ha ricordato la sua prima Lucca Comics nel 1984. Aveva passato la giornata parlando con Hugo Pratt. Eventi come il Comics & Games permettono di trasmettere la passione da una generazione all’altra. E lui ne è la dimostrazione.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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