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Fraggle Rock: com’è ritornare alla roccia?

L'iconico show di Jim Henson torna su Apple TV+, ci siamo fatti raccontare la sua genesi dallo showrunner Matt Fusfeld

Fraggle Rock: Ritorno alla grotta debutta oggi su Apple TV+. Si tratta del revival di un celeberrimo show realizzato da Jim Henson, ‘papà’ dei Muppet e dei personaggi di Sesame Street. Seguire queste nuove avventure dei Fraggles è stato molto divertente e abbiamo avuto l’opportunità di parlarne con Matt Fusfeld, Showrunner ed Executive Producer della serie. È stata una chiacchierata interessante, ricca di dettagli su come sia stato portare a nuova vita questi personaggi così amati dal pubblico internazionale.

Fraggle Rock: Ritorno alla grotta, senza paura verso temi difficili

Il primo episodio di questo revival funziona bene per introdurre il nuovo pubblico più giovane al mondo di Fraggle Rock. Facciamo la conoscenza proprio dei Fraggles, creature colorate e dedite al divertimento, che vivono in un mondo popolato da tanti altri personaggi fantastici. Soprattutto, conosciamo i cinque personaggi principali Gobo, Boober, Mokey, Wembley e Red.

Tutto si incentra sulla partenza di Zio di Gobo Travelling Matt per lo “spazio aperto“, che altro non è che il mondo degli umani (o delle “sciocche creature” come li chiamano i Fraggles). Lungo il corso di tutta la serie assisteremo alle sue disavventure alle prese con la nostra realtà, raccontate in tono epico al nipote a cui invia messaggi e ritrovamenti. Le spedizioni giungono a casa di Doc, una dottoranda in biologia marina, nella cui parete si trova il buco nel muro che collega Fraggle Rock al mondo degli umani.

In ogni episodio si intrecciano diverse storie, che coinvolgono i vari abitanti della roccia, così come chi sta nello “spazio aperto“. Quello che lo rende davvero interessante, sia per gli adulti che per gli spettatori più piccoli (a cui è chiaramente rivolto) è la sua capacità di toccare argomenti davvero complessi, inserendoli però perfettamente in un contesto colorato, divertente e soprattutto ricco di canzoni.

Fraggle Rock: Ritorno alla grotta evita le classiche morali dei prodotti per bambini, spesso inserite un po’ a forza nelle storie. Nelle loro avventure Gobo e i suoi amici affronteranno di petto tematiche come il rapporto con i miti del passato, il legame con altre culture, fino ad arrivare a episodi dedicati al consenso e alla disinformazione. Il tutto perfettamente integrato con la storia e il mondo dello show: il modo in cui viene riportato il concetto di camera dell’eco è straordinario, sottile e al contempo perfettamente chiaro per adulti e bambini.

Ma com’è ritornare alla grotta?

Il contesto di Fraggle Rock: Ritorno alla grotta è colorato e divertente e rende ogni episodio un piacere da guardare. Ad aiutare sono naturalmente anche i diversi numeri musicali, che spaziano tra differenti generi, regalando una serie di canzoni che vi troverete a canticchiare più e più volte dopo la visione. A partire naturalmente dall’iconica sigla, ripresa direttamente dalla versione originale dello show di Henson.

Puntata dopo puntata vi ritroverete ad affezionarvi sempre di più a Gobo, Mokey, Wembley, Boober e Red, così come a tutto il mondo che li circonda. Soprattutto poi sapranno conquistare i più piccoli, che rideranno con gli adulti delle disavventure bizzarre di Zio Matt e della sua sconclusionata visione del mondo delle “sciocche creature“.

fraggle rock ritorno alla grotta intervista recensione

Come vi anticipavamo, abbiamo potuto parlare di questi e tanti altri argomenti con Matt Fusfeld, Showrunner ed Executive Producer di Fraggle Rock: Ritorno alla grotta. Ecco cosa ci ha raccontato…

Vorrei iniziare questa intervista dall’inizio, come si suol dire e chiederti come è iniziato il progetto di “tornare alla grotta” e come si sia evoluto nel corso del tempo.

Beh, avevamo saputo che Jim Henson Company voleva sviluppare una nuova versione di Fraggle Rock e così abbiamo subito colto l’opportunità di andare a incontrarli. È stato davvero esaltante entrare nel Jim Henson Studio qui a Los Angeles. Vivo molto vicino ed è questo vecchio edificio davvero splendido dove aveva gli studios Charlie Chaplin, con un grande Kermit la rana all’entrata. Anche solo varcare quei cancelli era un po’ come entrare nella Fabbrica di cioccolato di Willy Wonka.

Abbiamo fatto una riunione con Lisa Henson, Halle Stanford e John Tartaglia. Ci hanno chiesto cosa avremmo fatto noi (io e il mio partner di scrittura) con un nuovo Fraggle Rock. Noi abbiamo risposto: “Vogliamo solo fare Fraggle Rock, in che senso ‘cosa vorreste fare?’? Insomma, Fraggle Rock è perfetto così com’è, vogliamo semplicemente portarlo all’oggi. I temi dell’interconnessione e dell’essere tutti coinvolti erano importanti allora e forse lo sono ancora di più oggi”.

Ci siamo trovati molto bene con loro e credo che fosse proprio il fatto che non volessimo fare nulla di strano con questo reboot che li ha convinti. Sapevano che avevamo un grande amore per l’originale e non volevamo arrivare e fare cose folli tipo portare i Fraggles a New York City. Lo spirito dell’originale sta nella sua semplicità, nella sua gioia pura.

Così abbiamo ottenuto il lavoro e da lì è stata una full immersion di studio su tutto ciò che è Fraggle. Ci sono stati questi grandi confronti su Zoom durante le fasi più intense della pandemia. Avevamo questo ritrovo chiamato Fraggle Gaggle dove ogni sorta di persona dal passato di Fraggle Rock – autori, produttori, persone dal Jim Henson’s Creature Shop – venivano a trovarci e ci raccontavano la storia di ciò che cercavano di ottenere con lo show originale.

Abbiamo avuto un incredibile sguardo al dietro le quinte, per capire cos’era e cosa lo rendeva così speciale. È stato un punto di partenza per capire cosa c’era di così eccezionale in Fraggle Rock e come renderlo leggermente più attuale, per i bambini della nuova generazione, quelli che hanno l’età dei miei figli. È stato un processo incredibilmente collaborativo. Ogni script che sviluppavamo diventava sempre meglio passando dalle mani dei burattinai, della produzione, del Creature Shop… È stata davvero un’esperienza straordinaria.

Parlando proprio dello show originale, qui in Italia non è noto quanto altri progetti di Jim Henson, non essendo mai arrivato in TV. Molte persone quindi avranno il loro primo contatto con i Fraggles proprio tramite questo revival. Come li introdurresti a questo mondo?

In realtà anche negli States l’esperienza è piuttosto simile. Sai, qui Fraggle Rock in origine era nato su HBO nel 1983, prima che il canale fosse la realtà che è oggi. Quindi solamente i primissimi ad abbonarsi lo avevano all’epoca. Io per esempio non ho avuto HBO da subito, quindi l’unico modo che avevo per vederlo era quando andavo in un hotel che lo prendeva o in visita a casa di qualcuno. Solo dopo un po’ di tempo l’ho avuto anche io. Quindi a meno che non fossi nato in Canada, dove è partito da subito su CBC [servizio pubblico canadese n.d.R.] era difficile vederlo all’epoca.

Tutti pensano di conoscere Fraggle Rock perché ha la sigla migliore di tutti i tempi. Tutti conoscono la sigla. Però sì, c’è una curva d’apprendimento per entrare in questo mondo e penso che il pilot che abbiamo realizzato possa servire allo scopo. L’obiettivo era sì reintrodurre i fan dell’originale, ma anche introdurre potenziali nuovi appassionati allo show.

È una serie che parla di una famiglia di creature, o meglio amici che sono come una famiglia, che vivono in un mondo sotterraneo sotto una grotta. Sono una vera e propria cultura e si rapportano con i Doozers che sono diversi rispetto a loro, perché lavorano duramente tutto il tempo, mentre i Fraggles giocano sempre. Poi ci sono i Gorgs sopra di loro, nel giardino, che i Fraggles vedono come questi grandi mostri spaventosi. Dall’altra parte del buco nel muro c’è Doc con il suo laboratorio e i Fraggles non sanno esattamente chi sia.

Devono comprendere che tutti questi diversi popoli, che sono altro rispetto ai Fraggles, sono tutti interconnessi e che si influenzano l’un l’altro e devono imparare a viverci insieme in armonia. Questo era l’obiettivo originale per Jim Henson. È noto che avesse detto che con Fraggle Rock voleva porre fine a tutte le guerre e creare la pace nel mondo. Un obiettivo decisamente nobile, ma che è inserito in un mondo buffo e divertente, dove queste creature cantano, giocano e ballano tutto il giorno.

Fraggle Rock Ritorno Alla Grotta Intervista Recensione 04

Sì, penso sia proprio ciò che più ho amato dello show. Non ha paura di affrontare tematiche davvero serie e lo fa in un modo che è sempre a servizio della storia. Da adulto, nella maggior parte degli episodi ho avuto un momento in cui ho pensato: “Oh, quindi questo è il tema dell’episodio!“. Come siete arrivati a questo equilibrio? Come siete riusciti a bilanciare così bene storia e messaggio?

Oh, grazie! Beh, la serie originale affrontava tantissimi argomenti importanti. Hanno parlato di morte, del potere distruttivo delle bugie, di guerra e di schiavitù, temi davvero seri. Ma non ha mai avuto un tono da predica, né ti faceva sentire come se ti stessero caricando addosso a forza una morale. Era esattamente quello l’approccio ogni volta che scrivevamo un nuovo episodio.

Tutto nasceva dal messaggio, la prima cosa era: “Di cosa vogliamo parlare?”. Abbiamo trattato il tema del consenso, della disinformazione, dell’idolatria… E poi da lì, una volta scelto un tema anche così forte, iniziavamo a fare un sacco di ricerche. Jim Henson Company ci ha offerto tanti esperti con cui parlare. Psicologi infantili ci hanno aiutato nelle ricerche su questi temi ma anche su come meglio spiegarli ai bambini.

Una volta raccolte tutte le informazioni, potevamo iniziare a divertirci. Tutto si basava sul fatto di avere questi personaggi buffi, ciascuno con una propria prospettiva unica e affascinante. Come reagirebbero a questi problemi? Trovavamo sempre una maniera ‘Fraggleosa’ per portare alla luce questi argomenti.

Penso all’episodio sul consenso. C’è Wembley che non vuole tuffarsi e si congela, letteralmente, per la paura. Quindi c’è sempre un modo simpatico, leggero, buffo per parlare anche di tematiche così forti. Questo era sicuramente l’equilibrio che volevamo raggiungere: farlo in un modo che facesse divertire e non pensare “Ah, ho capito dove vogliono andare a parare”. I miei figli sono ormai consapevoli, sono furbi e quando guardiamo la TV l’approccio è spesso “Ecco che arriva la morale della storia”. L’obiettivo era quindi riuscire a raggiungere quel bilanciamento e spero che ci siamo riusciti.

Assolutamente sì. Mi sono innamorato dello show proprio a partire dall’episodio sul consenso che citavi, perché mi ha sorpreso non solo che affrontasse un tema di questa portata, ma proprio dallo sviluppo della storia. Pensavo prendesse una strada più classica e poi si è svelato e la reazione è stata: “Oh, wow!”. È davvero eccezionale.

Detto questo, quale diresti sia stata la sfida più difficile nel portare questi personaggi di nuovo sul piccolo schermo?

Il mio partner di scrittura e io abbiamo realizzato e sviluppato tanti progetti e quindi in qualche modo sapevamo di partire con un buon vantaggio, avendo personaggi che fossero già così ben sviluppati. È stato un po’ come se ci avessero detto: “Ecco qui dei nuovi giochi con cui divertirvi”. Quindi da questo punto di vista non è stato così difficile perché sapevamo già chi fossero questi personaggi nelle loro varie sfaccettature.

La sfida è stata trovare un modo per farli crescere oltre quanto visto nello show originale e aggiungere nuovi aspetti da esplorare. Abbiamo parlato molto del ‘lato nell’ombra’ dei personaggi. Cosa li guida? Perché Boober ha quel carattere? Perché Red è così? E abbiamo scoperto che tante storie nascevano proprio da questo approccio.

È stata poi una vera sfida sapere che c’è così tanto amore, tanta passione per questi personaggi e il loro show. Non volevamo essere quelli che arrivano e scombinano tutto. Quella era una grande responsabilità e ci siamo affidati ai nostri partner in questo, per essere sicuri che non ci stessimo allontanando troppo dal bersaglio. Speriamo di esserci riusciti.

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Penso proprio di sì. Una domanda personale in chiusura: quanto ti è rimasta in testa la sigla di Fraggle Rock? Perché io ormai sono giorni che la canto a tutte le ore!

Eh, stando sul set a Calgary… Le canzoni sono già di loro molto, molto, molto orecchiabili, ma poi sei sul set e suonano di continuo. Si girano tante scene ripetute e si sentono i vari brani direttamente sullo stage, quindi li senti un centinaio di volte in una giornata. Ti colpiscono su due fronti: sono canzoni molto orecchiabili e le ascolti per tutto il giorno.

Curiosamente la sigla non è quella che mi ha colpito di più. A questo punto della mia vita sono in una condizione per cui non direi che mi resta in testa: l’ho sentita talmente tante volte che ormai è parte della mia stessa vita. Ma con le nuove canzoni è diverso. Penso alla primissima canzone nell’episodio pilota Party Down in Fraggle Rock: mi svegliavo la notte e mi trovavo a canticchiarla!

Il nostro produttore musicale Harvey Mason Jr. ha scritto canzoni incredibilmente orecchiabili ed è sempre difficile capire se sia una cosa fastidiosa che ti restino in testa o se sia fantastico. Io scelgo di credere che sia fantastico.

Lo penso anche io.

Ringraziando Apple TV+ per l’opportunità di questa chiacchierata, vi ricordiamo che Fraggle Rock: Ritorno alla grotta è disponibile a partire da oggi 21 gennaio sulla piattaforma.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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