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Intervista a Mattia Surroz, disegnatore di ’10 ottobre’

In fumetteria trovate il secondo volume sceneggiato da Paola Barbato. Se non l'avete ancora letto, corrette a prenderlo: vale la pena

In 10 ottobre, miniserie a fumetti di Bonelli Editore, Mattia Surroz ha disegnato un mondo in cui tutti i conflitti sociali sono risolti, con un metodo di glaciale praticità: tutti sanno già che moriranno a una certa età, è programmato nel loro DNA. A 3, 7, 26, 38, 57 o 70 anni, il giorno del proprio compleanno, ci si spegne senza dolore. Ma in questo mondo all’apparenza in pace, si nasconde un dolore inenarrabile, che sta per esplodere. Abbiamo partecipato a un’intervista round table con Mattia Surroz, il disegnatore del fumetto e docente di Scuola Comics Torino, che ha organizzato l’incontro. Ecco quello che ci ha raccontato.

SPOILER ALERT: Terremo al minimo gli spoiler per evitare di rovinarvi la lettura di questi primi due splendidi volumi. Ma andate a recuperarli subito, in fondo all’articolo ci sono i link per acquistarli

10 ottobre: intervista a Mattia Surroz

La storia di 10 ottobre ci porta in un futuro (non ancora precisato temporalmente), dove ogni conflitto sociale è risolto. Ma dove ogni nascita e ogni morte sono programmate. Tutti hanno una data di scadenza incisa nel DNA. Ma continuando a esplorare questa storia elegante e minimalista, scopriamo che non tutti sono felici di questo. Anche se è scritto nelle scuole e recitato in TV, non tutti sono d’accordo nel dire che “La morte è mia amica”.

Iniziando la round table con Mattia Surroz, l’impressione è che anche i colleghi delle altre testate siano rimasti impressionati dalla grande sfida che il disegnatore ha deciso di accettare. Questa storia non è semplice da raccontare. E Mattia Surroz non lo nasconde. Più in là nell’intervista, dopo aver deviato i complimenti indirizzandoli alla sceneggiatrice Paola Barbato per più volte, ammette che: “quando una cosa è fatta bene, sembra facile anche se difficile. Ma mi sento di dire che tanto deriva dalla scrittura di Paola” ammette con grande modestia. Ma anche con l’orgoglio di essere al lavoro su una storia davvero potente.

Una storia che all’inizio lo preoccupava. Nelle pagine di 10 ottobre succede tanto, e da quello che ci ha fatto intuire più avanti succederà ancora di più. Tuttavia, “tutto si gioca sulla microteatralità. Ma senza entrare in una narrazione troppo intimista, così come non si esagera mai verso l’azione esplosiva. Questa è una storia dove sai sempre che sta per succedere qualcosa, che la situazione stia per precipitare. E lo fa, ma non vi dico nulla per non rovinare la sorpresa”.

10 ottobre mattia surroz intervista

Una grande collaborazione per una grande storia

Mattia Surroz ci spiega che insegna a Scuola Internazionale di Comics di Torino anatomia nelle prime e disegno umoristico nelle secondo, quindi ha un’esperienza importante nel ritrarre la figura umana. Ma questo volume lo ha portato ha lavorare sui dettagli più di qualsiasi altra opera abbia affrontato, perché altrimenti rischierebbe di essere un romanzo grafico noiosissimo.

“È molto più facile disegnare due che si prendono a cazzotti, piuttosto che disegnare qualcuno che fa fatica a inghiottire un boccone“, ci racconta parlando di una cena famigliare con il protagonista Richie Walls. Un “bambino che diventa sempre meno un bambino” con il progredire di questa storia complessa ma, in qualche modo, anche semplice e pura. Chi ha già letto il romanzo ricorderà questo momento come una tavola dove il dolore era quasi fisico anche per chi leggeva. Mattia Surroz durante l’intervista ci ha confessato: “Vorrei farvi vedere la sceneggiatura. Perché dico sempre: che scena forte e splendida, ma come c***o la disegni?“.

Il disegnatore ci ha spiegato che ha conosciuto Paola Barbato come lettore prima che come collega. Ma lavorare con lei in questa storia davvero ricca e splendida per lui è un dono. Ci racconta che sebbene la sceneggiatura fosse abbastanza dettagliata da lavorare partendo solo da quella, durante la stesura si sono confrontati quotidianamente. “La sua scrittura è un bisturi, tutto giocato sulle sfumature”. Più volte nel corso della chiacchierata ha spiegato del suo sforzo per non ‘banalizzare’ le sue parole. E leggendo i primi due volumi ci sembra che parole e disegni siano entrambe di un livello eccellente.

Anche se lui ha scoperto il finale solo quando aveva già disegnato i primi due volumi. E quando l’ha letto ho pianto per tutto il pomeriggio“. Tanto che, con la prospettiva che il quarto e ultimo volume possa uscire per giugno, commenta dicendo che “così roviniamo le vacanze a tutti”.

Intervista a Mattia Surroz: 10 ottobre ha un cast hollywoodiano

La storia di 10 ottobre mostra un mondo futuristico diverso da quello cui siamo abituati. Invece di astronavi e robot, ci troviamo di fronte a un mondo che ricorda quello della pubblicità degli anni ’50. I protagonisti sono prodotti con una data di scadenza precisa, tutti il 10 ottobre. A solo sei giorni dall’inizio della vicenda. Tanto che la cover che richiama l’opera di Norman Rockwell ha un significato profondo: tutti questi personaggi sono nati per una ragione, hanno una data di scadenza, non hanno deformazioni né sono davvero anticonformisti.

10 ottobre intervista con mattia surroz

Caratterizzarli diventa quindi essenziale per l’opera. Durante l’intervista Mattia Surroz ci ha spiegato che Paola Barbato gli ha dato suggestioni chirurgiche, piuttosto che lunghe descrizioni. Alcune caratteristiche erano necessarie per la storia (Melody deve essere una bella donna perché la storia funzioni). Ma per il resto erano immagini fuori fuoco, che ho dovuto rendere più nitide”.

Per farlo, Mattia Surroz ci ha spiegato che ha fatto un casting in stile cinematografico. Per esempio Wilford aveva solo la descrizione “non sorride mai con gli occhi” da parte di Barbato. Mattia Surroz quindi ha pensato a Robin Williams come base, per poi strutturarlo in maniera unica (serve un buon occhio per vederlo subito, ma gli occhi non mentono).

Lo stesso vale per altri personaggi. Andy in un film sarebbe Toni Collette, Grant sarebbe interpretato da Jack Black. Denice non potrebbe essere che Kathy Bates. Una tradizione bonelliana questa, in un volume edito da Bonelli ma per il resto molto diverso dagli standard “classici” dell’editore.

Ma il casting è solo l’inizio. Ogni vignetta in questi volumi ha una precisione registica davvero ammirevole, che mostra l’anima dei personaggi attraverso i gesti e le espressioni. Mostrandoci invece di dirci quello che provano, come il migliore dei film. Ma con la semplicità narrativa e la potenza artistica che solo un fumetto può avere.

Portare in vita un mondo per sottrazione

Mattia Surroz durante l’intervista non nasconde il fatto che la storia di 10 ottobre sia ‘forte’ non solo per chi legge, ma anche per chi la scritta. Ci confessa che superato il suo trentottesimo compleanno, ha mandato un messaggio a Paola Barbato dicendo: ho passato la scadenza”.

Surroz ci spiega che ha scoperto il finale dopo aver completato già 120-130 tavole, con il dubbio di capire dove Barbato stesse andando a parare. Paola scrive sempre per inganni” ci racconta con un sorriso ammirato. Tanto che lui confessa di aver trovato, almeno all’inizio, un’utopia nel mondo di 10 ottobre. Anche se poi è diventato un incubo. “Ma l’unica cosa che cambia fra un’utopia e una distopia è la parola che usiamo per descriverla” ci spiega.

10 ottobre

Per disegnare questo mondo, ha da subito deciso di “lavorare per sottrazione. Ma ero spaventato: se usi tre colori soltanto e li usi male, rischi davvero”. Insieme a Barbato ha però deciso di disegnarepoco‘, rimuovendo orpelli e dettagli che non servono. Infatti lo sfondo a volte quasi sparisce nella sua anonimità. Un fumetto che somiglia poco a tante altre opere. Che sceglie di focalizzare la nostra attenzione sulla ‘recitazione’ dei personaggi e sulla trama orchestrata divinamente.

Il regime nella serie, che Mattia Surroz ci spiega diventerà più presente nella seconda metà della storia, si mostra in questi due volumi più per assenza che per presenza. Sia la storia che i suoi disegni (impossibili da separare) ci mostrano una propaganda che ha già avuto effetto, un potere ‘soft’ che ha già schiacciato tutte le resistenze. O quasi.

I personaggi protagonisti sono “anticonformisti”. Ma il mondo che li circonda non vede la data di scadenza che pende sulla testa di tutti come un limite. “Sono assuefatti a quella maniera di vivere. Non voglio dirvi troppo, ma potete immaginare che ci sono voluti anni per eliminare tutte le tensioni sociali. E poi la consapevolezza che tuo figlio possa per esempio morire a tre anni cambia completamente il tuo modo di pensare. Non è più un imprevisto, non è visto come un’ingiustizia. È parte della lora esistenza”.

Siamo noi che i nostri colleghi della round table avevamo chiaramente la voglia di scoprire come finirà la storia, ma nessuno di noi osava farsi suggerire un dettaglio di più. Perché vogliamo leggerla, perché merita di essere letta. Paola Barbato e Mattia Surroz stanno creando qualcosa di incredibilmente interessante e non vogliamo spoilerarci il finale di questo viaggio.

Ma le parole di Mattia Surroz ci fanno intuire qualche sprazzo di quello che potrà capitare. Sembra che scopriremo come sia nato il gruppo di personaggi tutti con la scadenza il 10 ottobre. E poi il fatto che tutti siano nati nello stesso giorno e ‘scadano’ a poche ore di distanza diventerà terribilmente importante. Noi abbiamo un po’ di paura e un’incredibile curiosità di scoprire di più. Che è quello che vorremmo in tutte le serie a fumetti.

Voi cosa ne pensate di questa serie? Raccontacelo nei commenti.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, Nerd da prima che andasse di moda.

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