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Fast & Furious 8: più veloce, più tamarro, migliore?

Prima di iniziare, una nota personale: l'autore di questo articolo sostiene da tempo, e vocalmente, che Fast & Furious sia una delle sue saghe cinematografiche preferite. Il resto della redazione è da sempre convinta che stia scherzando. L'autore di questo articolo desidera assicurare il pubblico, e la redazione, che non è affatto uno scherzo.

Fast & Furious è una saga che negli anni ha subito una trasformazione assolutamente radicale, si è evoluta come poche altre. Il primo film è nato come remake di Point Break, di cui riprende la trama fedelmente, sostituendo i surfisti con i piloti delle gare automobilistiche clandestine, e i costumi da bagno con i succinti abiti delle ragazze carrozzeria (nel senso che non le si vede mai se non quando sono appiccicate alla carrozzeria di qualche bolide, e la loro funzione è sostanzialmente indistinguibile). Il secondo film ne è il seguito: un film modesto negli intenti, che introduce alcuni nuovi personaggi e prosegue la storia del protagonista Brian quando ancora si poteva parlare di protagonista unico. La trama è semplice, un episodio che inizia e finisce. Lo stesso accade con il terzo episodio, per qualche motivo ambientato in Giappone, per qualche motivo ambientato in un punto molto futuro della cronologia (ma non importa, perchè la continuity non esiste ancora), e per qualche motivo il suo protagonista teenager è interpretato da un trentenne che si finge ventenne.
E' con il quarto film, che coincide (non a caso) con l'assunzione da parte di Vin Diesel di un ruolo più importante nella produzione dei film della saga, che finalmente Fast & Furious intravede il suo potenziale ed inizia a realizzarlo (con buona pace di Rob Cohen, regista del primo film, che ha più volte espresso il suo disappunto per la direzione presa dalla saga). E' da questo film che inizia quella che possiamo chiamare continuity, senza fare alcun disservizio a questo termine. I personaggi iniziano a muoversi in un universo coerente, e soprattutto la narrazione proposta parte dall'assunto che il pubblico abbia visto gli altri film, sappia cosa stia succedendo, sia aggiornato. Non sono più film dedicati a una serata per staccare il cervello: sono film dedicati a una serie di serate per staccare il cervello. La differenza è sostanziale e il cambio di registro è evidente. 
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Il quinto film, forse il migliore della serie, vede un'aggiunta fondamentale al cast: Dwayne Johnson, che riesce alla grandissima nel riuscire a dare alla serie la sua attuale identità di parodia di sè stessa: The Rock riesce a scherzare sul proprio ruolo prendendosi allo stesso tempo dannatamente sul serio, e il suo stile trascina tutti gli altri attori, che smettono di sentirsi in una serie di film di azione-slash-thriller-slash-polizieschi-slash-film tamarri sulle macchine cromate e capiscono e accettano fino in fondo quello che stanno facendo. 
Il che è semplice, se ci pensate: Fast & Furious sta riuscendo in quello che la DC non riesce a fare. Fast & Furious è la saga che si avvicina di più alla Marvel, e il gruppo di protagonisti non sono altro che gli Avengers, con le automobili anziché con le armature.
Il sesto e il settimo film cementano ancora di più questa chiave di lettura, mettendo i nostri a combattere contro dei veri e propri supervillain, e contemporaneamente alimentando un'alchimia fra i personaggi che diventa sempre più riuscita. Naturalmente il settimo film è l'ultimo con quello che un tempo era il protagonista, Paul Walker (e facciamo volentieri menzione della sorprendente eleganza con cui sono riusciti a gestirne l'uscita dal cast).
E ora, l'ottavo. Non perdiamo molto tempo con la trama: se avete visto il trailer, sapete l'80% di quello che succede nel film. Non è un film che vi sorprenderà più di tanto da questo punto di vista: Dominic Toretto è stato convinto a tradire la sua squadra/famiglia ed ora è il nemico. Una sorta di Civil War, per continuare con il paragone.
Parliamo invece di tutto il resto: F8 prosegue determinato sulla strada tracciata in precedenza, e lo fa con una competenza e una sicurezza di sé ormai totali. Battutine, riferimenti, rotture della quarta parete, scene stupidamente esagerate (sì, molto più del "balzo dei grattacieli" del precedente film), redenzioni senza alcun senso…il film sa bene che cosa vuole il suo pubblico e non vuole altro che accontentarlo. Ci sono stati alcuni momenti in cui abbiamo pensato "no, dai, così è troppo", ma sono stati tutti, senza eccezione, messi a tacere dal momento successivo, ancora più tamarro e incredibile, che ci ricordava che le esagerazioni non sono un bug, ma una feature.
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Questo è il primo film senza Paul Walker. Sebbene la sua assenza si senta (e il film non cerca di farla passare sotto silenzio, fortunatamente, ma la accetta, la elabora, non si sottrae a questo tema scomodo) questo film è la prova di quello che dicevamo qua sopra: un tempo Brian era il protagonista della serie. Ora, la serie ha decisamente compiuto la sua transizione in un'opera corale, una saga supereroistica a tutti gli effetti.
Insomma: se siete fan di Fast & Furious non avete bisogno di noi per sapere che questo film va visto. Se lo siete, sappiate solo che uscirete dalla sala soddisfatti, e ricoperti di popcorn. Se siete nuovi, scettici o peggio, vi chiediamo di fidarvi di noi e recuperare i film precedenti. Soffrirete un po' durante i primi tre-quattro, ma alla fine vi convertirete. Fatto questo, rientrerete nella prima categoria e non avrete bisogno di noi per consigliarvi di correre a vedere F8.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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