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Napoli Comicon: L’oracolo dell’Ovest

Il monaco spostò la tenda, il drappo esitò un attimo prima di mostrarmi il saggio. Ero ancora provato dalla scalata verso l'eremo del Re e forse la mia vista ne risentiva, non so. Però potrei giurare che, per un istante, un solo istante su quella lettiga, trai cuscini, i miei occhi si posarono sulle forme di un grosso felino arancione, qualcosa di diverso da una tigre.
Qualcosa di diverso da tutto quello che potreste immaginarvi. Quando la nebbia della stanchezza scomparve Jim Davis mi sorrise.
Ero finalmente giunto dall'Oracolo dell'ovest.
Garfield è il protagonista di una delle strisce più conosciute al grande pubblico. Anche chi non bazzica particolarmente tra fumetti o comics ha ben presente il gattone rosso goloso di lasagne che odia i lunedì.
Estremamente longevo, pubblicato per la prima volta nel 1978, il fumetto gode del record incontrastato di pubblicazione sul maggior numero di testate in assoluto (su 2580 giornali diversi, almeno fino al 2013).
La storia editoriale di Garfield ha incontrato qualche resistenza iniziale (come in tutte le grandi vicende di successo). Jim Davis all’inizio degli anni ’70 aveva ideato un fumetto con protagonista un insetto, Gnorm Gnat, sottoponendolo a diverse testate, che ne riconobbero il talento e il potenziale, ma che in fin dei conti erano cosce dello scarso successo delle strisce, in quanto sarebbe stato difficile per il lettore identificarsi con degli insetti.
Da questo iniziale stop, Davis decise di concentrarsi su un altro soggetto, che potesse essere di qualità ma che si rivolgesse a un pubblico decisamente più ampio: un gatto.
Per l’autore, cresciuto in una fattoria dell’Indiana con 25 gatti, avrebbe avuto materiale in abbondanza da cui prendere spunto.
Sottopose le strisce a diverse agenzie letterarie che si occupavano di rivendere la pubblicazione di fumetti ai giornali. Le prime rifiutarono i fumetti, che ruotavano attorno alle vicende del grasso gattone rosso, il cane Odie e il padrone Jon Arbuckle. Le risposte furono unanimi: portare in primo piano e concentrarsi sul gatto che aveva le battute migliori.
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In seguito a queste critiche Davis lavoro assiduamente sul suo materiale e tornò a riproporre le sue strisce che questa volta furono accettate dalla United Feature Syndicate, famosa per la distribuzione dei fumetti di tarzan negli anni ’30 e soprattutto dei Peanuts.
Da lì l’ascesa al boom commerciale che portò alla fondazione della Paws Inc per amministrare tutti gli introiti del merchansising dedicato a Garfield, che hanno fruttato dai 750 millioni al miliardo di dollari l’anno.
Ma qual è l’appeal di questa striscia?
È simpatica, leggera e per i lettori è estremamente facile identificarsi con il gatto o con il suo buffo e un po’ goffo padrone.
Ma questa leggerezza è stata anche oggetto di critiche feroci, perché è un fumetto senza alcun cenno di coinvolgimento politico, senza alcun cenno di critica sociale o qualunque altro elemento che possa dare più spessore e un’opera. Davis è stato accusato di superficialità e di scrivere un fumetto per puro scopo commerciale.
Davis più volte ha ribadito come lui stesso non abbia mai avuto un grande interesse per la politica, e in effetti molto della personalità di Davis si ritrova in Arbuckle. (Anche se non viene spesso indicato, la casa di Garfield è in una fattoria di Muncie, Indaian (casa di Davis).
Ma proprio questa leggerezza è uno degli aspetti fondamentali che hanno reso il fumetto appettibile a un pubblico estremamente vasto. L’assenza di temi impegnati o una particolare lettura degli eventi lo rende universale. Non ha un target di riferimento e non invecchia nemmeno, non legandosi a nessun fatto di cronaca.
In realtà Davis ha gettato un ombra sulla quotidianità paciosa del gatto con una striscia pubblicata per la festa di Halloween del 1989 in cui Garfield si sveglia da solo in una casa deserta. Solo e abbandonato, si ritrova ben presto a patire la fame e l’unica arma a sua disposizione rimane la negazione della situazione, tuffandosi in un volo di fantasia in cui intorno a lui ci sono ancora Jon e il cane Odie.
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Questa breve serie di strisce (che potete leggere qui) fece scaturire diverse teorie: le più inquietanti delle qualiso stengono che il gatto sia caduto in un wormhole spazio temporale che lo avrebbe intrappolato nel futuro, mentre un’altra tragica vederebbe la realtà in quelle uniche strisce, mentre tutto il resto sarebbe il parto dell’immaginazione di un gatto morente. “Volevo spaventare i lettori. E di cosa hanno più paura le persone? Beh, essere soli. Abbiamo sviluppato il soggetto fino alla sua conclusione logica e abbiamo avuto un sacco di risposte dai lettori” ha dichiarato a questo proposito in un intervista l’autore. 
Oggi, dopo 28 anni, Garfield è più vivo che mai e così la Paws Inc che conta all’attivo un team di 50 cartoonist a portare avanti il lavoro e l’idea del magister Jim Davis.
Si conclude così il nostro secondo di quattro articoli dedicati ai Magister del cammino Nerd in collaborazione con il Comicon di Napoli, la redazione vi aspetta!
Con più consapevolezza mi voltai, il saggio mi aveva parlato e il calore che albergava in me mi nutriva. Ero a metà del viaggio, stanco ma consapevole, non mi voltai nemmeno per un istante. Avevo ciò che mi serviva, il mio spirito era sazio.

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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