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Il cervello umano si è rimpicciolito 3000 anni fa?

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È in corso un dibattito tra gli antropologi: la dimensione del cervello umano è diminuita 3000 anni fa? Uno studio suggeriva questo fatto, ma un nuovo paper sembra invece a smentirlo. Vediamo i dettagli della vicenda.

Le dimensioni del cervello umano negli ultimi millenni

Il primo studio, pubblicato nel 2021, sostiene che il cervello umano, nonostante sia quadruplicato di dimensioni rispetto all’ultimo antenato comune con gli scimpanzé, sia diminuito di volume dalla fine dell’ultima Era Glaciale. Tra 2.1 e 1.5 milioni di anni fa ha avuto un crescita, che coincide con le prime innovazioni tecnologiche.

3000 anni fa, però, sembra invece esserci stata una riduzione. Gli scienziati sostengono questo cambiamento osservato non sia riconducibile ad una diminuzione delle dimensioni corporee, un cambio di alimentazione o un’auto-domesticazione. Quest’ultima è un’ipotesi per cui gli esseri umani si siano selezionati per essere sociali e meno violenti per poter vivere meglio assieme, a costo di un certo grado di capacità celebrale, tipico anche degli animali addomesticati dall’essere umano.

Gli scienziati pensano piuttosto ad una riduzione della necessità di avere un cervello così grande, possibile grazie all’esternalizzazione della conoscenza e alla nascita della società, che ha reso molte decisioni più collettive.

La risposta

Un nuovo studio vuole però confutare questa ipotesi. Anzi, sostiene non sia osservabile in primo luogo una riduzione delle dimensioni celebrali. Gli scienziati hanno riesaminato i dati, e secondo loro il cervello dell’Homo Sapiens non solo è rimasto circa uguale negli ultimi 3000 anni, ma lo stesso si può dire per gli ultimi 30mila anni, e probabilmente è vero anche per gli ultimi 300mila anni.

A gettare altri dubbi sulla scoperta è il fatto che i dati erano stati ricavati a circa 1000 umani preistorici, di origine molto diversa. Una cosa buona, ma che non spiega l’uniformità dell’osservazione, considerando che le società agricole e complesse sono emerse nel mondo in momenti diversi. Il primo studio invece giustifica la sua osservazione con solo 23 crani risalenti a circa 3000 anni fa e provenienti da Regno Unito, Cina, Mali e Algeria. Oltretutto il campione era in partenza viziato, perché più di metà dei campioni risale agli ultimi 100 anni di un periodo considerato di circa 9.8 milioni di anni, con quindi una sovra-rappresentazione di un periodo rispetto agli altri.

La questione sembra quindi chiusa, ma nuove scoperte archeologiche e nuovi studi, possibilmente con una metodologia più accorta, potrebbero cambiare nuovamente le carte in tavola.

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  • Cocchi Genick, Daniela (Autore)
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