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Diciamolo chiaramente: Boris è una lingua

Due chiacchiere su questa iconica serie TV mentre mettiamo in forno le quaglie per la Festa della Repubblica.

Sono passati più di dieci anni da quando sugli schermi nostrani è arrivata una delle serie televisive destinate a crearsi uno dei cult following più grandi di sempre, almeno per un prodotto italiano. Stiamo parlando di Boris, show che ha debuttato nel lontano 2007 e ancora oggi raccoglie un numero incredibile di appassionati nel nostro Paese. In occasione della ̶F̶e̶s̶t̶a̶ ̶d̶e̶l̶ ̶G̶r̶a̶z̶i̶e̶ Festa della Repubblica abbiamo deciso di parlare un po’ di questo iconico show, concentrandoci su un suo aspetto particolare: la possibilità di citarlo a ripetizione. Il tutto sgranocchiando quaglie, ovviamente. Che Festa della Repubblica sarebbe senza quaglie, dopotutto?

Sono fluente in Boris

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Le ragioni per cui Boris è riuscita a conquistare un pubblico così solido sono tantissime. Il fascino di alcuni suoi personaggi, il suo cinismo, la lucidità perfetta con cui è riuscita a ritrarre la situazione della televisione italiana, le prestazioni dei suoi attori… Non è sicuramente facile individuare una sola ragione del suo successo. Chissà, magari anche i bizzarri camei del gorilla del Crodino hanno contribuito in qualche modo.

Quello che però caratterizza questo show e ha sicuramente giocato un ruolo chiave nella durata del suo successo è il suo essere ampiamente citabile in una quantità infinita di situazioni. Le frasi, le situazioni, i dialoghi del set di Occhi del Cuore 2 si adattano a tantissimi momenti e sono talmente iconici da restare impressi a fuoco nella mente degli appassionati che li hanno conosciuti.

I più ovvi sono i tormentoni ricorrenti. Da “Genio!” a “Dai dai dai!”, passando per l'”Apri tutto!” di Duccio e Biascica fino al famigerato “Bucio de culo!”, sono tanti i termini che caratterizzano alcuni personaggi della serie e che ogni tanto ci ritroviamo a ripetere, ricordandoli. Tuttavia i momenti davvero iconici e indimenticabili della serie sono altri.

Singole scene, momenti memorabili, che ci hanno fatto piegare dalle risate e che si sono impressi nella nostra mente. Il tutto con una qualità di scrittura e una forza tale da tornarci in mente ogni volta che ci ritroviamo in una situazione vagamente simile. E così ritiriamo fuori quella frase, quella situazione, rafforzando il mito di Boris in chi già lo conosce e diffondendo il verbo tra chi invece non ha ancora scoperto la storia di René Ferretti e la sua scalcinata troupe.

I Roberti Saviani della sceneggiatura seriale

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La chiave di tutto questo sta probabilmente in Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, il trio di sceneggiatori che ha dato vita alla serie. Il fatto che non si siano limitati a premere F4 ogni tanto, ma che abbiano creato dal nulla dei dialoghi al contempo surreali e travolgenti ha fatto da colonna portante dello show, più di tanti altri aspetti. Ma soprattutto sono riusciti a inciderli nella mente degli appassionati.

Come scordare ad esempio le teorie di Duccio sui rischi della lettura? O gli innumerevoli tentativi di René di scrivere un messaggio di auguri a Roberto Benigni? O ancora, la visione che Stanis ha dell’opera di Kubrick, di Shakespeare e ovviamente dei toscani? Tutti attimi a modo loro fugaci, che non hanno necessariamente segnato le avventure complessive dello show, ma che chi ha visto Boris non dimentica.

Momenti come questi affollano la serie e ogni volta che tra amici viene fuori un argomento che vagamente si avvicina a quelli trattati in quelle scene è un attimo ritirare fuori (rigorosamente a memoria) l’intero dialogo. I trigger sono tantissimi e se può sembrare difficile incontrarli nella vita quotidiana, la realtà è che non è assolutamente così, anzi sono molto più frequenti di quanto si pensi. Ed è facile che ognuno di questi poi ne richiami altri, in un ciclo continuo di riferimenti a pacchetti azionari, fotografie politiche, fije de Mazinga e straordinari d’aprile.

Intere conversazioni si possono reggere sui riferimenti iconici di questa serie, spesso praticamente incomprensibili per chi non la conosce. E così i pomeriggi e le serate passano, in esilaranti discorsi che in qualche modo riescono a riunire Pomezia, la locura e i pachino nell’orata all’acqua pazza. Il tutto ricordando sempre quanto questa iconica serie ci abbia segnato e resti tuttora uno dei migliori prodotti mai sfornati dalla nostra televisione.

E ora, prima di approcciarci al tradizionale pranzo a base di quaglie, facciamoci una bella cantata. Ma mi raccomando, non mi salite di una terza!

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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Commenti

    1. Un piccolo lapsus! Correggo subito e chiederò a Padre Gabrielli quale sia il metodo migliore per espiare la mia colpa. Chissà, magari un cilicio…

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