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Pochi mesi nello spazio, anni di danni alle ossa

Più di sei mesi nello spazio provocano danni permanenti alle ossa

Era già noto che gli ambienti con assenza di gravità o microgravità possono portare, anche dopo un breve periodo, all’indebolimento di muscoli e ossa. Non avevamo però idea che il danno potesse essere così esteso. Un nuovo studio sugli astronauti ha evidenziato come solo sei mesi di missione possono portare a danni alle ossa equivalenti a decadi di invecchiamento. Ecco i dettagli.

I danni alle ossa degli astronauti nello spazio

Lo studio ha coinvolto 17 astronauti, 14 uomini e tre donne, con un’età media di 47 anni. Tutti hanno speso nello spazio tra i quattro e i sette mesi. Utilizzando la tomografia computerizzata quantitativa periferica ad alta risoluzione (HR-pQCT) sono riusciti a studiare la micro-architettura tridimensionale delle ossa, con una risoluzione di 61 micron, meno di un capello umano. Con questa tecnica è stato studiato lo stato della tibia e del radio prima della missione, appena rientrati, sei mesi dopo e un anno dopo.

I risultati

Danni Ossa Astronauti Tomografia
S. Boyd and L. Gabel/University of Calgary

I risultati non sono incoraggianti. Chi è rimasto nello spazio per meno di sei mesi è riuscito, dopo un anno, a recuperare circa metà della forza ossea posseduta prima della missione. Chi si è trattenuto più a lungo, però, ha invece riportato danni permanenti equivalenti ad una decina di anni di invecchiamento, almeno nelle tibie. Le microstrutture chiamate trabeculae, infatti, una volta sparite non si possono ricostruire. A livello di braccia il danno è stato invece quasi nullo, probabilmente perché sono ossa che comunque non devono supportare il peso corporeo.

Il problema è ora capire i possibili effetti per missioni spaziali ancora più lunghe, tipo quelle necessarie per andare su Marte, e le possibili contromisure. Un ricercatore suggerisce di aumentare il sollevamento pesi che gli astronauti già fanno per contrastare la riduzione di massa muscolare. Anche nel caso di ossa permanentemente danneggiate, si potrebbero rafforzare così le trabeculae rimanenti.

Il prossimo passo è capire se, oltre all’esercizio, ci sono altre misure di contenimento possibili, magari mediche, per arginare il fenomeno. Sarà inoltre interessante capire se, dopo tipo un anno, il danno alle ossa raggiunge un massimo e non va oltre o se invece aumenta indefinitivamente con il tempo passato nello spazio.

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Giovanni Natalini

Ingegnere Elettronico prestato a tempo indeterminato alla comunicazione. Mi entusiasmo facilmente e mi interessa un po' di tutto: scienza, tecnologia, ma anche fumetti, podcast, meme, Youtube e videogiochi.

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