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Dalek e barriere architettoniche: vorrei prendere il treno

Immagina. Un pericolosissimo incrocio fra Dalek e Cybermen attacca il pianeta Terra. In quanto parte Dalek hanno, beh, l’aspetto dei Dalek, e in quanto parte Cybermen il loro piano è di trasformare tutti gli abitanti del pianeta e farli diventare come loro. Riescono effettivamente a trasformare una certa fetta di popolazione, non la maggioranza, ma una parte non trascurabile, fra cui il protagonista della nostra storia, che chiameremo…Alonso. Finalmente Il Dottore interviene.
Riesce a fermarli, sconfiggerli e addirittura a far tornare umani coloro che sono stati trasformati. O quasi.
Insomma, Alonso e tutti gli altri sono umani, normalissimi umani, ma a causa del rimescolamento irreversibile del pool genetico (tipica scienza approssimativa alla Doctor Who) mantengono il loro aspetto dalek, e sono costretti a rimanere dentro alle loro armature dalek. Una bella fregatura, ma grazie alle avanzatissime tecnologie sviluppate dai dalek, Alonso riesce a vivere una vita serena. Studia, la sera va al pub con gli amici, impara a fare delle deliziose torte di mele con quello sbattiuova incorporato che si ritrova, e sta pensando di imparare a fare l’idraulico.
Deve fare i conti con la sua nuova vita, ma non sempre è facile, e nonostante tutte le belle cose che può fare tranquillamente altre comportano ancora delle evidenti difficoltà. In particolare dovete sapere che questi dalek-cybermen che hanno invaso la Terra erano un incrocio con dei Dalek old school della serie originale, di quelli senza mega razzi, quelli che non possono salire le scale. Che problema sarà mai questo, direte voi, siamo nel 2016. Ci sono ascensori, rampe e cose simili ovunque. Insomma, se ne vedono tutti i giorni, non sembrano mancare, no? Beh, dovete sapere che Alonso abita in un paesino in provincia di una grande città italiana. Una di quelle grandi città con tante auto, tanto traffico e tanta gente. Alonso va all’università in quella grande città ma non può guidare la macchina per evidenti motivi, quindi deve prendere il treno. Il treno sarebbe perfetto per lui: è veloce, abbastanza spazioso e lui non sente gli odori quindi non si accorgerebbe delle persone che non si lavano. Soltanto che Alonso non può prenderlo il treno, perché abita in Italia, e in Italia molte stazioni e molti treni rendono impossibile la vita a chi non può salire quel gradino che separa il vagone dalla banchina.
E quindi Alonso non può prendere il treno. Si arrabbia, e stermina tutti quanti con il suo raggio spaziale potentissimo (che nessuno ha pensato di smontargli). Forse la storia di Alonso non diventerà mai una puntata di Doctor Who, manca il lieto fine, e poi è una storiella sciocca e surreale. Surreale come il fatto che nel nostro bellissimo paese non sia data la possibilità di prendere il treno a tutti i cittadini. Un problema surreale, ma non sciocco, che ormai due anni fa un giovane blogger (umano, eh) ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica con questo post sul suo blog. Si chiama Iacopo Melio,e trovandosi, come tantissimi altri disabili in Italia, impossibilitato a prendere il treno per via delle innumerevoli barriere architettoniche dalek-barriere-architettoniche, ha dato il via ad una campagna: #vorreiprendereiltreno.
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  • Iacopo, a distanza di circa due anni dall’inizio della tua campagna, cosa è cambiato? Sono stati ottenuti dei miglioramenti?
Ottenere dei risultati concreti e tangibili è molto difficile in così poco tempo. Già il fatto che dopo due anni la nostra campagna, diventata poi Onlus a tutti gli effetti, non si sia ancora "spenta", come ogni fenomeno di internet, in breve tempo, è per me un enorme risultato. È il segnale che le persone sono sensibili verso la tematica e desiderano realmente cambiare lo stato attuale delle cose.
#vorreiprendereiltreno Onlus si pone come obiettivo, appunto, quello di sensibilizzare alla disabilità (e i risultati sono evidenti, i sostenitori social aumentano di giorno in giorno) e, quando le istituzioni lo permettono, collaborare con la politica per portare avanti progetti concreti sul territorio di abbattimento, non solo in fatto di trasporto pubblico..
La Regione Toscana ad esempio, grazie alle nostre pressioni, ha garantito un'accessibilità totale nel 75% delle sue stazioni entro il 2018. Si tratta di promesse, certo, ma noi siam qui per vigilare.

  • Cosa si potrebbe ancora fare per il futuro?
Prima di tutto cambiare mentalità: le barriere culturali e sociali sono le più dure. Far capire che un Paese accessibile è un Paese migliore per tutti, non solo per i disabili: dalla mamma col passeggino all'anziano col bastone. E poi far capire che da quando ci alziamo la mattina possiamo essere un aiuto ma soprattutto un ostacolo per gli altri, ad esempio in base a dove parcheggiamo la macchina. Un'ottica di questo tipo sarebbe sicuramente un incentivo ad abbattere tante barriere apparentemente invisibili presenti nelle nostre città.

Siamo sicuri che Alonso verrebbe ascoltato per colpa del suo gigantesco laser sterminatore e questo sarebbe sbagliato, di certo è più importante ascoltare Iacopo che non è armato, ma ha ragione.
Iacopo ha partecipato al nostro piccolo gioco, ringraziamo lui e esortiamo voi a agire anche senza che qualcuno vi punti un'arma scifi alla testa!

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Giada Rossi

Laureata in Astronomia, aspirante Astrofisica. Curiosa di natura. Scrivo soprattutto di scienza, ma preferisco parlare di cani buffi.

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