Coltivare l'arte di dar fastidio è una delle priorità della razza umana. Una continua ricerca della perfezione nel suscitare sconforto, disagio e imbarazzo che sfiora il mantra buddista.
Ogni nostra nuova scoperta, sia tecnologica che prettamente teorica, magari non subito, avrà sicuramente la sua connotazione “fastidiosa” prima o poi e voi, come me, ne sarete vittima.
E' appena stata inventata la meridiana, finalmente anche il povero schiavo ricopeto di sabbia potrà, più o meno, conoscere il punto della giornata nel quale sta soffrendo e il tizio che lo sta frustando con lui. Tutti felici insomma.
E' la terza ora, bene, è la terza ora. Che succede alla terza ora? Frustate. Come alla seconda, grandioso. Meglio però, almeno so che è la terza ora grazie alla meridiana.
Poi, uno dalla folla si alza e fa: no ciccio, è la seconda ora. E giù a frustare di nuovo come se fosse la seconda ora invece che la terza.
Capite cosa intendo? L'arte di dare fastidio significa dire qualcosa solo per il gusto di contraddire oppure compiere un gesto, naturale, che infastidisce il prossimo.
E' proprio come per l'arte. Ci sono quelli senza talento che imparano, si impegnano e riescono a dipingere rispettando le regole, portare a casa quadri degni e apprezzabili e poi c'è il talento, quello vero.
Il talento, come esempio potente prendere una qualsiasi delle tartarughe ninja, è quella cosa che fai, che sia dipingere o dare fastidio poco importa, che ti riesce talmente naturale che non ti sembra nemmeno di farla. Invece la stai facendo e proprio di fronte a me. Spostati.
Se come me avete la benedizione/maledizione di non possedere uno smartphone potete capirmi. La meridiana è stata sostituita da un cavolo di telefono che va in internet, ruzzlela e wazzappa. Non c'è niente di male, ma perché un mese fa eri un'amica che mi guardava negli occhi mentre mi parlava ora devo fissare la tua nuca? Hai la ricrescita.
Il fastidio di vedere quattro amici al bar che invece di cambiare il mondo stanno chini su un telefono a controllare in che anno è uscita quella canzone della quale aveano parlato poco prima.
Ah, era il 92. Lo sapevo.
Dal Corriere della Sera: Un elicottero è caduto su un bar. Tutti morti tranne uno che non aveva lo smartphone e non aveva perciò la testa china e ha potuto vedere la morte che sopraggiungeva!
Il fortunato ha lasciato il luogo dell'incidente venti minuti prima che il velivolo si schiantasse sul bar, purtroppo quest'ultimo non ha fatto in tempo ad aggiornare il suo stato Facebook, altrimenti anche gli altri si sarebbero salvati.
Questo significa dare fastidio con naturalezza, giocare a Angry Birds durante il tuo matrimonio, messaggiare al proprio funerale, controllare la mail mentre fai l'amore con qualcuno.
Ci ritroveremo con i bicipiti anche sui pollici ma senza nessun amico al quale dirlo, almeno senza passare da un social network.
Il Rinoceronte (si, uso la terza persona) non è un vecchio eremita che odia la tecnologia, avrò anche io uno smarthphone prima o poi. Il Rinoceronte (non la userò più promesso) detesta chi la sfrutta da idiota.
Le serate al pub mi ricordano dei rituali druidici. Tutti in cerchio, testa bassa, a mugolare qualcosa mentre al centro una luce illumina pallidamente i volti degli accoliti.
Solo che poi nessuno evoca niente e si torna a casa a giocare a ruzzle al buio, prima di addormentarsi, nel letto. Soli anche con qualcuno.