No, il titolo non si riferisce ai Pokemon, ma parliamo di una piaga videoludica che ormai sembra essere doveroso inserire in ogni nuova produzione, ovvero i collezionabili. Che siano piume, reliquie, bandierine, lettere, dati o telecomandi persi nei divani, il principio non cambia: si tratta sempre di andare in giro per ore cercando decine se non centinaia di oggetti sparsi nei posti più impensabili. Quello che mi chiedo è: ma esiste qualcuno che si diverte davvero a cercarli? (probabilmente si, ma non è questo il punto)
Ricordo, ai tempi della mia infanzia, che i primi giochi con dentro oggetti collezionabili erano soprattutto platform come Super Mario, Sonic o Donkey Kong. In questa categoria gli oggetti da collezionare avevano anche un senso, dato che il metodo di prenderli era in linea col gameplay e bisognava sfruttare passaggi segreti o azioni speciali per arrivare all’agognato tesoro. Riuscire nell’impresa dava un senso di appagamento perché quella si poteva perfettamente considerare una sfida aggiunta al normale completamento dei livelli, una sfida per cui serviva tutta l’abilità del videogiocatore. Ma in uno sparatutto oppure in un action, mentre si evitano pallottole o si è circondati da nemici, perché mi dovrei mettere a esplorare l’ambiente cercando oggettini sparsi qua e là? Lo trovo totalmente incoerente con l’azione di gioco e inutilmente dispersivo, con il rischio di perdere il senso dell’azione e della storia in ore buttate in un niente effettivo.
Nessuno ci costringe a prendere tutti i collezionabili, è vero, ma se qualcuno, come è successo anche a me, ha voglia di finire al 100% un gioco (perché lo ha adorato in modo particolare o perché semplicemente è un cacciatore di achievement), per quale motivo deve subire ogni volta questa tortura? Certo mettere mille oggetti sparsi nei livelli è molto più facile che programmare nuovi contenuti extra, ma a questo punto chi ce lo fa fare di cercarli quando invece di perdere ore potremmo dedicarci ad attività decisamente più produttive, come per esempio iniziare un nuovo gioco (la lista dei “videogame ancora da giocare” è sempre lunga!!).
Immaginatevi Ercole a perdere tempo, tra l’una e l’altra delle sue famose dodici fatiche, ovviamente le sue quest principali, per cercare le “100 sacre pomate salvaspalle di Atlante” (che, poveraccio, a furia di sorreggere il mondo chissà che spalle indolenzite); voglio vedere il tempo perso a ricercarle in giro per il mondo, soprattutto mentre trasporta anche Cerbero. E una volta trovate tutte cosa succede? Ci danno il sommo premio, ossia un… trofeo, o achievement, a seconda di dove giocate. Insomma dopo avermi fatto perdere ore e ore con ricerche noiosissime mi aspetto come minimo l’arma del giudizio, che se i nemici ti guardano implodono, oppure un Overboard di Ritorno al Futuro utilizzabile ovunque!
Una categoria di collezionabili particolarmente odiosa e che ultimamente ha iniziato a prendere sempre più piede sono le lettere o i nastri audio con all’interno contenuti che permettono di approfondire la storia, come in Bioshock, per citare il caso più famoso. Questi collezionabili offrono ulteriori dettagli sul mondo di gioco, ma spesso, se si perdono, non si può nemmeno tornare indietro a recuperarli. Ok, non forniranno informazioni indispensabili per capire la trama, ma talvolta permettono di saperne molto di più circa alcuni aspetti tralasciati dalla storia principale. Quindi perché, per capire tutte le sfaccettature del mondo di gioco, devo essere costretto a stare con guida alla mano (figuratevi se perdo il triplo del tempo a cercarli senza guida) per vedere dove sono tutti? Per di più è odioso stare a giocare mentre si continua a guardare una guida, perché bisogna continuamente mettere in pausa per controllare che si vada nel posto giusto.