Castle Rock è una cittadina immaginaria, creata da Stephen King come ambientazione per le sue opere che, come gli appassionati sapranno bene, sono quasi tutte ambientate in uno stesso universo (o meglio, multiverso) condiviso. Situata ovviamente nel Maine, come spesso succede nei lavori di questo autore, è stata teatro di diverse vicende spesso soprannaturali raccontate in una dozzina di storie tra romanzi e racconti brevi, tra cui i più noti sono Cujo, La zona morta e Il corpo, fonte di ispirazione per il film Stand by Me – Ricordo di un'estate, oltre ad essere citata in tante altre occasioni.
All'inizio dello scorso anno è stato annunciato lo sviluppo di una serie televisiva con J.J. Abrams e lo stesso Stephen King come produttori esecutivi, intitolata Castle Rock e ambientata nell'inquietante cittadina. La premessa lasciata intendere dal trailer era quella di creare un prodotto che sfruttasse a piene mani il gigantesco multiverso creato dallo scrittore, con riferimenti alle sue numerosissime opere e alla mitologia sviluppata al loro interno. Sono disponibili da alcuni giorni i primi episodi della serie e, dopo averli visti, pensiamo sia il caso di discuterne.
Purtroppo dobbiamo ammettere che le promesse non sono state, al momento, mantenute. Se è vero che nella serie sono presenti diversi omaggi ai lavori di King, come i diversi richiami a Cujo o la presenza rilevante del carcere di Shawshank, in molti casi si tratta di richiami vuoti, semplici strizzate d'occhio che i fan possono cogliere ma che non influenzano davvero la storia, una caccia alla più piccola citazione che non porta vera soddisfazione allo spettatore. Un esempio chiaro è la presenza di attori che hanno già incrociato il mondo di King, primi fra tutti Sissy Spacek e Bill Skarsgård, rispettivamente Carrie nell'omonimo film e Pennywise nel recente adattamento di IT: l'appassionato saprà fare il collegamento, ma oltre a quello non si va da nessuna parte.
Da un più generale punto di vista narrativo, sono diverse le caratteristiche ricorrenti dei romanzi presenti in Castle Rock, come il tema dei traumi infantili, dell'orrore, della religione, della città di provincia afflitta dalla presenza del "Male", ma nonostante questo si sente davvero poco la presenza dello stile dello scrittore americano. Manca quel quid che faccia sentire lo spettatore davvero in un racconto di Stephen King.
La sensazione generale è che la trama, che peraltro procede in maniera piuttosto blanda e non particolarmente coinvolgente, sarebbe potuta svolgersi in qualsiasi altra cittadina americana vicina a una prigione e non sarebbe cambiato molto. Il che non è un difetto come regola generale, non tutti i romanzi di Stephen King sono pieni di riferimenti al multiverso, ma da come era stata originariamente presentata al pubblico era legittimo chiedere molto di più.
È giusto però tenere in considerazione il fatto che siamo ancora agli inizi e le speranze che nei prossimi episodi Castle Rock possa recuperare il terreno perduto non sono necessariamente perdute. L'introduzione di un nuovo personaggio, legato alle opere di King non solo da un cognome, o più in generale un cambio di passo nello sviluppo del racconto (e la quarta puntata potrebbe aver lanciato buoni segnali in questo senso) potrebbe riportare la serie in carreggiata, più vicina ai desideri degli appassionati e riaccendere il loro interesse. Staremo a vedere.