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Cari Nerd vicini e lontani

Cari” maneggiamolo con cautela, di già. C'è uno strano rapporto che lega me, che mi dico pure Nerd, al resto della categoria: e quindi non esito a salire sul pulpito per parlare. Chiariamolo subito: è un pulpito che non tutti potrebbero trovare piacevole. Quello da cui vi scrivo è un pulpito fatto di snobismo, di estremizzazioni volute, di spocchia bastian-contraria e utopie, di stucchevoli indulgenze alla voglia di una cultura alta, ma allo stesso tempo – concediamoci qualche pregio, su – di autoironia, di curiosità, di passione per quello che è Nerd che porta all'autocritica e al volerlo migliorare, di voglia di provocare e di non rimanere dentro uno steccato. Di una persona probabilmente come voi, che sul pulpito diventa una voce altra.
Questo è il pulpito di chi, questo steccato Nerd, lo vuole abbattere dall'interno.

Perchè diciamo un po' le cose come stanno: loro non hanno tutti i torti. Loro, gli Altri, la famigerata gente al di fuori del cerchio: quella sorta di specie mitologica che si nutre di cose normali, di disprezzo per tutto ciò che piace a noi, di piaceri e aspirazioni che troviamo così goffamente superficiali. Quelli che ci fanno da controluce per potere difendere il Nerdismo, per elevarlo ad un modo di vivere mai superficiale, sempre legittimo e semmai ingiustamente prevaricato. Il nero in controluce al bianco che siamo noi (del resto il fantasy è nel nostro sangue, non possiamo rinunciare all'eterno conflitto fra Bene e Male.)
Cominciamo a dire che non esistono: o che forse non siamo così dissimili fra di loro.

Un mio esimio collega (abituatevi a questi toni da personaggi fantozziani, prego) dicevo: un mio esimio collega, che leggete su queste stesse pagine, tempo fa scrisse: “I Nerd sono naturalmente portati ad approfondire, analizzare, sviscerare concetti e dati fino a raggiungerne il nocciolo, a non accontentarsi di rimanere sulla superficie delle cose, a rifuggire dai pareri affrettati e poco argomentati.” Approfondire, non accontentarsi, argomentare.
Ne siamo così sicuri, signori? Sicuri sicuri? Era una domanda retorica: io non ne sono affatto sicuro. Diciamo proprio che non ci credo.
Guardo il nostro ambiente e vedo molte cose non affatto lontane dal mondo esterno da cui ci piace distanziarci: vedo che l'orgoglio di appassionarsi ad ambiti che spesso sono trascurati dal 'resto del mondo', di dare valore al gioco, all'immaginazione e alla fantasia, si trasforma spesso e volentieri in conservatorismo. In difesa dell'evasione senza se e senza ma, tanto che se non ci sono cose magiche o futuristiche, o personaggi fighi in cui identificarci e sentirci forti o appagati, molto spesso abbiamo già girato i tacchi.

L'anti-snobismo, l'attitudine sana dell'abbattere le distinzioni tra cultura alta e bassa e rifiutare un'idea fossilizzata di cultura, è diventato snobismo al contrario in cui tutto quello che sa di libri di scuola, di roba d'autore, sono cose noiose di cui possiamo fare volentieri a meno. Tanto abbiamo difeso fantasy e fantascienza con tanta forza da quelli con la puzza sotto il naso che adesso non sentiamo il bisogno di altro. Il confronto diventa scontro di tifoserie, di discorsi fini a sé stessi in cui ok, abbiamo parlato di quanto un arciere elfo tolkieniano se prelevato di peso e messo a Westeros farebbe schifo contro gli Esterni, e certo, ci solleviamo e siamo generosi di indignati punti esclamativi quando qualcuno tocca Wikipedia o il file-sharing : e siamo soddisfatti. Non ci serve altro se non aspettare il nuovo libro, la nuova puntata, il nuovo gadget, la nuova ambientazione di cui discutere nel minimo dettaglio, la prossima partita di D&D, o su WoW, in cui spezzare ossa ai goblin. Abbiamo il nostro mondo e ci basta, il resto è inutile se non dannoso.

Il problema è sempre quello: che ci siamo costruiti uno steccato e il mondo è fuori. All'estremo di omologarci scegliamo molto spesso, comodamente, l'estremo opposto. Il che non vuol dire dover bruciare quello che c'è dentro lo steccato, ma semplicemente aprirlo. Non volerci chiudere noi per primi in uno steccato che ci farà sentire speciali, ci farà sentire al sicuro, ma ci limita e, alla fine delle fiera, ci toglie brutalmente quella capacità di approfondire, di non accontentarci come c'eravamo blasonati.
Sì, alla fine non siamo affatto meno superficiali dei mitologici Altri.

L'uomo sul pulpito non è immune da tutto questo, è consapevolmente Nerd come voi, e l'uomo sul pulpito non ha intenzione di farsi piacere il calcio o Vasco Rossi per sentirsi una persona normale. E' anche – il sottoscritto – una persona che indulge a volte al sentirsi più figo, più intelligente perchè ha gusti da Nerd. Semplicemente il pulpito è comodo per provocare, per lanciare un po' di proclami magari esagerati, magari estremi – mi immagino già qualche risposta: sì, ma che diavolo vuoi sapere di cosa provo io? Sì, ma qui pensi che tutta la gente che legge sia come te? Sì, ma per me stai facendo di tutta l'erba un fascio – certo che lo sto facendo, il mio pulpito è scolpito apposta per quello.
Per far vedere che attaccata al pulpito c'è una cattedrale. Ed è tutta roba che ci perdiamo se restiamo ostinatamente attaccati al nostro steccato sicuro.

Quindi, cari Nerd, lì sotto al pulpito e magari armati di laser e granate per abbatterlo, ci sentiamo al prossimo sermone. Lo prometto: non indulgerò sempre alla voglia di generalizzare. I miei bersagli non sono solo concetti, hanno anche nomi precisi, e gli strali colpiranno lì.

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Un commento

  1. Lo steccato abbiamo dovuto erigerlo per forza:un nerd,qualsiasi cosa faccia o piaccia,per gli occhi degli altri, rimane e resterà sempre una persona stramba dai gusti particolari. il nerd è uno lupo solitario,non per scelta.

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