Questa non è una recensione di Captain America-Civil War, quella arriverà più sotto data, vi basti sapere che ci è piaciuto, per ora.
Questa è una riflessione sull'Uomo Ragno visto in Civil War, abbiamo avuto la fortuna di vedere la pellicola in anteprima e ci è sembrato giusto farne un articolo a parte.
Quando si pensa al tessi-ragnatele cinematografico i nomi che vengono in mente sono due: Tobey Maguire e Andrew Garfield.
Non importa quale vi sia piaciuto di più, tra i due è sicuramente Maguire il più affine a quella che è la versione classica di Spidey.
Garfield, probabilmente, è più vicino alla versione Ultimate o a quella di McFarlane, che sono già “versioni” del classico.
Maguire però, nonostante si avvicini di più, come Garfield non ha mai colto a pieno quello che era l'indole del nostro amico di quartiere.
Non stiamo parlando di spara-ragnatele biologici o meccanici, un buon sceneggiatore riesce ad andare oltre questo.
Parliamo proprio dello spirito e della profonda diversità che intercorre fra Uomo Ragno e Peter Parker.
Forse Maguire è stato un buon Parker e Garfield un buon Spider-Man in una sceneggiatura ridicola, forse.
La cosa certa è che non avevamo visto ancora un buon Parker diventare un buon ragno.
Ricordate il dimenticabilissimo fim di Hulk con Edward Norton? Fa parte ancora della continuity Marvel (infatti Ross è presente in Civil War), Norton non convinceva e con l'arrivo di Avengers serviva un nuovo Hulk.
Non si poteva fare un nuovo film sul gigantone e il problematico (ma bravo) Norton era stato lasciato a casa. Allora cosa fare?
La scelta è stata prendere un nuovo attore, introdurre di nuovo il personaggio e farlo combattere. Ha funzionato, in pochi attimi Mark Ruffalo è riuscito a darci un Banner fra i più credibili mai portati sullo schermo.
Questo accade in Civil War, niente origini, niente cadaveri di Zio Ben. Iron-Man ha bisogno di nuove reclute e c'è un ragazzino che stava tenendo d'occhio da tempo.
Di colpo vediamo Stark a casa della giovane Zia May per “arruolare” Peter (Tom Holland). Un Peter già stato morso, un Peter già armato di spara ragnatele e con un costume fatto in casa.
Serve altro? No. La storia la sappiamo, vogliamo vederlo in azione.
Questo è forse il più grande traguardo dell'universo Marvel: aver compreso che non serve motivare, giustificare tutto. Alcune cose sono semplicemente così, le conosciamo già e non ci interessa vederle ancora.
In questa breve scena vediamo un Parker giovane, molto giovane, sui 17 anni. Povero, imbranato e impacciato. Una manciata di secondi che ci fanno dire un “è lui” sospirato.
Un Parker come non è mai stato visto, finalmente, piccolo e secchione. Con tutto da imparare e scoprire.
E poi arriva l'Uomo Ragno.
Non ci soffermeremo sui tecnicismi, sulle citazioni a Ditko, su qualche linea in più sul braccio, se ne siete affamati leggete questo articolo (cliccate qui), ora parliamo di una casa, la Marvel, che dopo anni ha finalmente il suo personaggio più famoso fra le mani.
Questo Uomo Ragno non è la versione cinematografica di un personaggio di un fumetto, è l'originale. Possiamo finalmente cogliere il fatto che quando Peter mette questa maschera, finalmente, si sente speciale. Possiamo perfino cogliere la sua insicurezza, il suo modo di nasconderla dietro la parlantina, le battute, battute non casuali come quelle di Garfield, ma mirate al contesto, utili a distrarre l'avversario e soprattutto Nerd, da secchione.
Un'altra cosa è lo stile di combattimento, incredibilmente diverso da ogni cosa che è stata vista prima nell'universo Marvel. Spidey non usa la forza (non è il suo) utilizza l'agilità, le ragnatele, piccoli trucchi. È raro che tocchi terra, pensa prima di agire, ma sopratutto ha un carattere.
La speranza, sentita e doverosa, è che non rovinino tutto con lo stand alone "Spider-Man: Home Coming", ma visti gli spunti iniziali la fiducia è tanta.