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Beetlejuice Beetlejuice: Tim Burton è finalmente tornato? Sembrerebbe di sì! | Recensione

L’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si apre con Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton. Grande sorpresa o solita delusione?

Il Festival di Venezia 2024 ha finalmente preso il via e quest’anno la direzione di Alberto Barbera ha deciso di aprire le danze con un tocco ancora più pop e gotico, affidando a Tim Burton l’onore di inaugurare la manifestazione. Così, ci ritroviamo a recensire Beetlejuice Beetlejuice, nelle sale dal 5 settembre grazie a Warner Bros., sequel dell’iconico film del 1988 con protagonista Michael Keaton, basato su un soggetto di Michael McDowell e Larry Wilson. Ci troviamo di fronte all’ennesima operazione nostalgia o possiamo finalmente gridare al miracolo?

Beetlejuice Beetlejuice: certe storie non muoiono mai

Beetlejuice Beetlejuice Recensione Festival Venezia 2024 Keaton Ryder

Beetlejuice Beetlejuice Bee… Attenzione! Fermatevi finché siete in tempo, perché non potete sapere cosa potrebbe succedere pronunciando questo nome. O forse sì! Dopo tutti questi anni, siamo davvero curiosi di scoprire come se la passa lo spiritello porcello che Tim Burton ha deciso di riesumare. E quindi, urliamolo insieme: BEETLEJUICE BEETLEJUICE BEETLEJUICE!

La nostra storia comincia dalla… morte. Strano, vero? La nostra Lydia Deetz (Winona Ryder), ora conduttrice spiritista di uno di quei programmi tanto in voga sui cacciatori di fantasmi, ritorna nella cittadina fuori dal tempo di Winter River, accompagnata dalla matrigna Delia Deetz (Catherine O’Hara), dalla figlia Astrid (Jenna Ortega) e dal compagno Rory (Justin Theroux) per affrontare un nuovo, importante lutto che la costringe a fare i conti col passato. Lydia, da sempre radicata nella morte, ha trascorso gran parte della sua vita più con i morti che con i vivi, logorando il rapporto con Astrid, che invece non ha mai creduto nei fantasmi e vede la madre come l’ennesima ciarlatana capace solo di lucrare sulla sofferenza altrui. Se Lydia è bravissima con i “fantasmi degli altri”, lo è molto meno con i propri. Ma quel modellino dimenticato in soffitta, appartenente ai defunti coniugi Maitland, protagonisti della prima pellicola, sembra voler costringerla a confrontarsi non solo con vecchi traumi, ma anche con scelte fondamentali per sé stessa e per sua figlia, aprendo gli occhi più sulla vita terrena che su quella ultraterrena. Tuttavia, un giro nell’Aldilà è d’obbligo, soprattutto perché Lydia potrebbe non essere l’unica ad avere problemi col passato e a vedere fantasmi…

L’amore trionfa sempre… o quasi!

Beetlejuice Beetlejuice Recensione Festival Venezia 2024 Willem Dafoe

Beetlejuice Beetlejuice può essere definito quasi come una storia d’amore, non del tipo romantico, però. Qui le relazioni finiscono davvero male, malissimo, e sono rappresentate da pessimi esempi. Burton mette l’accento sull’amore tra genitori e figli, quei rapporti così complessi, a volte ingestibili e incomprensibili. Non è sempre facile essere sulla stessa lunghezza d’onda, soprattutto quando si vive all’ombra di un genitore così celebre, mentre tutto ciò di cui avremmo davvero bisogno è la normalità… un concetto, come sappiamo, molto particolare nell’immaginario di Tim Burton, dove spesso i morti sono più vivaci e sopra le righe dei vivi.

Il fulcro del film è proprio l’amore tra una madre e una figlia, che devono perdersi per potersi ritrovare. Sullo sfondo, però, ci sono tre “storie d’amore” che si intrecciano, dando carburante a questo sequel che non è una semplice “commercialata nostalgica”, ma riesce a trovare il suo senso e il suo posto, sia come successore, sia come film a sé stante. L’introduzione dei nuovi personaggi non è casuale: da un lato, Burton riprende la struttura del primo film, giocando con l’ingenuità adolescenziale; dall’altro, riesce ad ampliare la lore di questo universo, mostrando l’origin story del nostro spiritello porcello e i conti in sospeso che deve saldare. Chiariamo subito: non brilla certo per originalità, e quello che dovrebbe essere il “plot twist” è abbastanza prevedibile. Ma è davvero importante? Non lo crediamo. Il punto di questa pellicola non è sorprendere con una trama misteriosa e inaspettata, ma divertire, regalare un po’ di brividi e immergere nuovamente tanto i fan della vecchia guardia quanto i nuovi arrivati in atmosfere che si pensavano perdute per sempre.

Beetlejuice Beetlejuice Recensione Festival Venezia 2024 Tim Burton

Tim Burton riprende non solo lo stile del film del 1988, ma anche il tono, trovando quella giusta commistione tra estetica anni ’80 e un tocco più contemporaneo, senza mai risultare patinato o eccessivamente mainstream, per quanto il respiro della pellicola sia decisamente ampio e destinato a un vasto pubblico. In questo senso, la sceneggiatura di Alfred Gough e Miles Millar funziona perfettamente, regalando un sequel che diverte, intrattiene e, diciamolo, finalmente fa centro. Il sentore di un genuino ritorno al passato è alimentato anche dall’immancabile colonna sonora di Danny Elfman. Un film in cui possiamo riconoscere l’estro di un regista che, per troppo tempo, si era un po’ assopito. Un necessario ritorno alle origini, che si spera possa perdurare anche in opere future, magari originali. Se proprio dobbiamo trovare un difetto, un tocco di inquietudine in più non avrebbe guastato, ma il gotico burtoniano, fatto di una ricercatezza più artigianale nella messa in scena e negli effetti speciali, riesce a compensare.

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Un cast spaventosamente perfetto

Beetlejuice Beetlejuice Recensione Festival Venezia 2024 Jenna Ortega

Non possiamo concludere questa recensione senza parlare del fantastico cast di Beetlejuice Beetlejuice. In primo luogo, Michael Keaton. Qual è il suo segreto? Chissà, fatto sta che sembra non sia passato un giorno dal 1988. L’attore riesce subito a ritrovare il giusto equilibrio e rientrare immediatamente nella parte. Beetlejuice è esattamente lo stesso di sempre: viscido, scorretto, volgare e piuttosto ripugnante, con la battuta sempre pronta, tagliente e sgradevole. Nei pochi scambi con Willem Dafoe, immerso nel ruolo di attore fallito reinventato come detective nell’aldilà (il nome Wolf Jackson è un omaggio ai noir old school), dà il meglio di sé, ma c’è anche una ritrovata armonia con Winona Ryder, che mantiene quell’aria spaesata e allucinata tipica dei suoi personaggi, in particolare di Lydia. Lei e Beetlejuice sono ancora una volta i veri protagonisti, come è giusto che sia.

Un po’ più sacrificata risulta Jenna Ortega e il suo personaggio, Astrid. Non è certo un personaggio di contorno – come invece lo è Rory, interpretato da Justin Theroux – ma dà l’impressione di essere troppo funzionale, creato per far scattare la miccia che spinge davvero all’azione una Lydia stanca e consumata dalla vita. Un maggior approfondimento non avrebbe guastato, sebbene Astrid rappresenti esattamente l’altra faccia della medaglia. Se Lydia è l’incompresa, la reietta che vive in un mondo popolato da morti e fantasmi, Astrid incarna il raziocinio, colei che non crede se non vede, ma che in fondo è perfino più fragile della reietta stessa. La luce che bilancia l’oscurità. Questi due elementi sono stati da sempre alla base del mondo onirico di Burton. Un mondo che, in questa pellicola, non manca di omaggiare il cinema gotico che ha influenzato la carriera del regista. In una versione più ironica e rocambolesca, il cinema di Bava prende forma, consacrandosi soprattutto nel personaggio della sposa vendicativa interpretata da Monica Bellucci, l’archetipo della strega-vampira reso celebre da Barbara Steele nel cinema gotico italiano degli anni ’60, in particolare quello di Bava.

Beetlejuice Beetlejuice Recensione Festival Venezia 2024 Monica Bellucci

La perplessità più grande riguardava sicuramente l’inserimento di un personaggio destinato solo a valorizzare la presenza dell’attrice italiana, compagna del regista; e invece Burton le cuce addosso il ruolo perfetto. Poche battute, giusto minutaggio, una presenza evocativa. Forse qualche dubbio sulla gestione del finale, ma, come già detto, Beetlejuice Beetlejuice non pretende di essere un miracolo. Fa il suo, e rispetto al passato, va benissimo così. Del resto, lo stesso predecessore non aveva l’ambizione di essere un film in cui prendersi troppo sul serio.

Nota di assoluto merito va a Catherine O’Hara, che convince in un ruolo eccentrico e divertente: tutti avremmo bisogno di una Delia Deetz nella nostra vita.

In definitiva di questa recensione di Beetlejuice Beetlejuice, un ritorno ben riuscito che, pur non sconvolgendo con sorprese o innovazioni straordinarie, riesce a mantenere vivo lo spirito dell’originale, regalando ai fan vecchi e nuovi un’esperienza divertente e nostalgica. Tim Burton dimostra di saper riprendere in mano il proprio immaginario, confezionando un film che, seppur non privo di imperfezioni, sa intrattenere e riportare alla luce quel fascino gotico e surreale che lo ha reso celebre. Con un cast che dà il meglio di sé e una sceneggiatura solida, questa pellicola trova il giusto equilibrio tra il passato e il presente, offrendo un viaggio nell’Aldilà che, se non perfetto, è sicuramente degno di essere intrapreso. Insomma, Beetlejuice Beetlejuice non delude, e, tra risate, brividi e un pizzico di malinconia, riesce a conquistare ancora una volta il cuore degli spettatori.

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  • Beetlejuice The Handbook is 100% authentic, officially licensed Beetlejuice merchandise!
  • Beetlejuice is the film where a recently deceased couple hire "bio-exorcist" Beetlejuice to scare away the new living residents of their dream home. Directed by Tim Burton and starring Alec Baldwin, Geena Davis, Winona Ryder, and Michael Keaton.
  • Leggera, taglio classico, maniche con doppia cucitura e orlo inferiore

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Autore

  • Gabriella Giliberti

    Gabriella Giliberti, nata a Martina Franca nel maggio del 1991, è una critica cinematografica televisiva, scrittrice e content creator. Dopo essere cresciuta a cinema horror, vampiri e operetta, si è formata a Roma, specializzandosi in storia del cinema, sceneggiatura e critica. Dal 2015 al 2022, è stata penna e volto del sito Lega Nerd, ricoprendo il ruolo di capo redattrice nella sezione Entertainment dal 2019 al 2022. Collabora regolarmente sia su riviste online che cartacee, ed è presente come inviata, moderatrice e speaker presso i principali Festival e Fiere. Attraverso il suo profilo @GabrielleCroix su Twitch, TikTok ed Instagram condivide e divulga l’amore per la pop culture con la sua community e pubblico di appassionati. Ha partecipato all’antologia “Emozioni da giocare” (Poliani, 2021) e “Moondance – Tim Burton, un alieno ad Hollywood” (Bakemono Lab, 2023). Da sempre appassionata di mostri, attualmente è a lavoro su diversi progetti che riguardano la rappresentazione del mostruoso nella società. “Love Song for a Vampire – Etologia del Vampiro da F.W. Murnau a Taika Waititi” (Bakemono Lab, 2023) è il suo primo libro, e non ha intenzione di smettere.

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